Da qualche tempo, ormai, stiamo passando in rassegna gli effetti che pandemia da Covid-19 e relativo lockdown hanno avuto sulla vita reale. Una naturale traduzione di cosa significhi tenere un Paese (e il mondo) coi battenti chiusi. Abbiamo iniziato parlando delle conseguenze della chiusura sull’export dell’agroalimentare made in italy, per poi passare ai numeri di Confcommercio sui consumi e quelli relativi ad uno dei settori più colpiti: il turismo.
Una situazione che, per varie ragioni, non ha lasciato indenne neanche il fisco. Pochi giorni fa, infatti, sono stati diramati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, i dati relativi ai primi cinque mesi del 2020 i quali registrano entrate tributarie pari a 149.731 milioni di euro, in calo del 9,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per effetto delle misure adottate per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
La sospensione dei versamenti e la crisi dei consumi
Tre mesi di lockdown, dunque, fanno crollare le entrate di oltre 15 miliardi e 300 milioni rispetto ai primi cinque mesi del 2019. A pesare sul mancato gettito, oltre alla profonda crisi economica e dei consumi, anche le sospensioni dei versamenti, rinviati dall’Esecutivo per ovvie ragioni.
Scorrendo i dati diramati il 6 luglio dal Dipartimento delle Finanze sui primi cinque mesi del 2020, che includono il trimestre nero del Covid-19, emerge chiaramente il crollo delle imposte indirette che calano di 15,7 miliardi, mentre le dirette fanno registrare qualche piccolo segnale in positivo soprattutto con le sostitutive sui redditi di capitale. Tonfo anche per l’Iva, che segna un -18,7%, pari a minori entrate per le casse dello Stato di circa 9,2 mld di euro, cifra che lo Stato pensa di recuperare alla ripresa dei versamenti fissata per il 16 settembre in unica soluzione o in 4 rate mensili.
Al netto di questo, il gettito Iva lascia ulteriori 7,2 miliardi negli scambi interni, con un calo nel commercio del 27%, del 24,9% nell’industria e di oltre il 17% nei servizi.
Minor gettito anche dalla lotta all’evasione
Importante battuta d’arresto anche per quanto riguarda la lotta all’evasione: messa al centro del programma di Governo, la battaglia all’elusione del fisco nel 2020 parte in salita con una flessione del 10,7%, attestandosi a fine maggio a 3,57 miliardi (pari a -427 milioni rispetto allo stesso periodo del 2019). Sul fronte delle imposte indirette la flessione è più contenuta con -8,3%, mentre sui recuperi di imposte dirette la riduzione nel 2020 è di oltre il 13 per cento. A tal proposito, sottolinea il Dipartimento, “i dati risultano influenzati dal decreto “Cura Italia” che aveva già sospeso i termini di versamento delle entrate tributarie e extratributarie derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione nel periodo dall’8 marzo al 31 maggio 2020, ulteriormente prorogati dal Decreto Rilancio fino al 31 agosto”.
Un ultimo riferimento va fatto per quanto concerne il mondo del “gioco” (il solo rimasto bloccato fino a tutto maggio) la cui chiusura è costata allo Stato oltre 2 miliardi e settecento milioni di euro, con una flessione del 41,4% rispetto al 2019.