La recrudescenza della pandemia interrompe la ripresa e torna a mordere l’economia. Le previsioni d’autunno della Commissione europea, presentate pochi giorni fa, rivedono a ribasso le stime di crescita estive dell’Italia e di tutta l’Eurozona. E’ l’inevitabile effetto del peggioramento della situazione epidemiologica in tutto il mondo e del conseguente ripristino delle misure per contenerne la diffusione.

Se da un lato l’estate aveva fatto tirare una boccata d’aria all’economia del nostro Paese, con il PIL che nel terzo trimestre del 2020 aveva registrato un inatteso +16,1%, c’è da dire che sia le previsioni del Governo che quelle dell’UE delineavano uno scenario fortemente negativo per l’anno in corso. Le stime italiane, infatti, parlavano di un -9% per il 2020, con una crescita del 6% nel 2021 e del 3,8% nel 2022. Le nuove previsioni, però, sono ancora più nere per quanto riguarda l’Italia, anche rispetto a quelle della stessa Commissione, la quale in estate stimava una contrazione del 9,5%: secondo Bruxelles, il PIL del nostro Paese si contrarrà del 9,9% quest’anno, con una crescita che si limiterà al 4,1% nel 2021 e non arriverà ai tre punti percentuale nel 2022 (2,8%).

Rimane fortemente negativa anche la previsione per tutta Eurozona, con il Prodotto Interno Lordo dell’area che vedrà una contrazione del 7,8% quest’anno, prima di tornare a crescere del 4,2% nel 2021 e del 3% nel 2022.

Disoccupazione in aumento nell’Eurozona fino al 2022, va peggio in Italia

La Commissione ha tracciato anche un bilancio sul tasso di disoccupazione dei mesi trascorsi e delineato, anche qui, le previsioni per il prossimo biennio. La perdita di posti di lavoro e l’aumento della disoccupazione hanno messo a dura prova i mezzi di sussistenza di molti europei. Le misure politiche adottate dagli Stati membri, insieme alle iniziative a livello dell’UE, hanno contribuito ad alleviare l’impatto della pandemia sui mercati del lavoro. “La portata senza precedenti – si legge nella nota – delle misure adottate ha fatto sì, soprattutto grazie ai regimi di riduzione dell’orario lavorativo, che l’aumento del tasso di disoccupazione rimanesse moderato rispetto al calo dell’attività economica. In base alle previsioni il tasso di disoccupazione nella zona euro aumenterà dal 7,5 % del 2019 all’8,3 % nel 2020 e al 9,4% nel 2021, per poi calare all’8,9 % nel 2022. Per l’UE si prevede invece che il tasso di disoccupazione aumenti dal 6,7 % del 2019 al 7,7 % nel 2020 e all’8,6 % nel 2021, per poi calare all’8,0 % nel 2022”. Anche in questo caso, i numeri per l’Italia sono peggiori: nel 2019 il tasso di disoccupazione era del 10%, nel 2020 sarà del 9,9%, nel 2021 dell’11,6% per scendere all’11,1% nel 2022.

Aumento delle spese e crollo delle tasse nel 2020

L’aumento dei disavanzi pubblici dovrebbe essere molto significativo in tutta l’UE, con un aumento della spesa sociale e un calo del gettito fiscale, sia sulla scorta degli eccezionali interventi politici a sostegno dell’economia che per effetto degli stabilizzatori automatici. Secondo le previsioni, il disavanzo pubblico aggregato della zona euro dovrebbe aumentare dallo 0,6 % del PIL del 2019 a circa l’8,8 % nel 2020, per poi scendere al 6,4 % nel 2021 e al 4,7 % nel 2022. Queste stime riflettono la prevista eliminazione graduale delle misure di sostegno di emergenza nel corso del 2021, man mano che la situazione economica andrà migliorando. Alla luce dell’impennata dei disavanzi, le previsioni indicano che il rapporto debito/PIL aggregato della zona euro aumenterà dall’85,9 % del PIL nel 2019 al 101,7 % nel 2020 per salire ancora al 102,3 % nel 2021 e al 102,6 % nel 2022.

L’Italia è tra i Paesi più sotto pressione: il deficit sul PIL arriverà al 10,8% quest’anno, per scendere al 7,8% nel 2021 e al 6% nel 2022 (peggio di noi fa solo la Spagna); il debito pubblico in rapporto al PIL, che rimane il secondo peggiore dietro a quello greco, sarà sostanzialmente stabile, pari al 159,6% quest’anno, al 159,5% nel 2020 e al 159,1 nel 2022.

L’evoluzione dello scenario epidemiologico – osserva la Commissione – comporta “un livello estremamente elevato di incertezza e rischi” sulle previsioni di crescita dell’Unione. Per il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, “la crescita tornerà nel 2021 ma ci vorranno due anni prima che l’economia europea si riavvicini al livello pre-pandemia. In questo contesto di altissima incertezza, le politiche economiche e fiscali nazionali devono rimanere favorevoli, Next Generation EU deve essere finalizzato quest’anno e messo in campo nella prima metà del 2021”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here