Nonostante la fine del lockdown e la ripresa graduale delle attività, anche nel mese di maggio i consumi continuano a fare fatica. Nulla a che vedere, certo, con il -47% fatto registrare ad aprile, ma il calo del 29,4% è emblematico di una situazione di ancora profonda difficoltà dal punto di vista della domanda. A dircelo è l’ICC, l’indicatore dei consumi di Confcommercio che nel confronto annuo ha così rilevato una flessione di quasi 30 punti percentuale rispetto allo stesso mese del 2019.
Come facilmente immaginabile, i settori più in difficoltà sono quelli legati al tempo libero (-92%), alberghi e ristoranti (-66%) e abbigliamento (-55%). Ancora in crisi anche i settori dell’automotive, dei trasporti e del turismo in generale, per i quali, oltre ai dati in rosso, si prospetta un futuro prossimo denso di incognite. Come avvenuto per il mese di aprile, anche a maggio non sono molti i segmenti che registrano un segno positivo: l’alimentazione domestica, le comunicazioni e l’energia sono, infatti, tra i pochi settori i cui consumi sono sopra i livelli di un anno fa.
Sulla velocità della ripartenza e sul suo consolidamento si sta giocando (e si giocherà) una partita fondamentale per il futuro del Paese. Per questo, sottolinea l’Ufficio Studi di Confcommercio, “non bisogna trascurare i pericoli connessi all’avvio di un possibile corto circuito depressivo. Il disagio sociale, misurato sulla base del Misery Index Confcommercio (MIC), ha conosciuto un’esplosione nel mese di aprile, legata al deciso deterioramento delle condizioni del mondo del lavoro, dipendente e autonomo. Aspettative pesantemente negative su questo versante minano la fiducia delle famiglie, spingendole ad atteggiamenti ancora più prudenti nei confronti del consumo, con il pericolo di frenare il recupero”.
I segnali di ripresa sono evidenti già da maggio e si confermano anche in giugno, seppure con impulsi d’intensità non pienamente soddisfacente: nei primi giorni lavorativi di giugno la crescita delle percorrenze di veicoli pesanti sulle strade italiane aumenta del 9,6% rispetto agli inizi di maggio; nello stesso confronto, l’energia elettrica immessa in rete cresce del 5,4%.
Per quanto riguarda il PIL, questo è stimato ridursi del 17,4% rispetto al primo trimestre e del 21,9% nel confronto annuo. Considerando aprile come il punto di minimo congiunturale seguito dalla graduale ripresa delle attività a partire da maggio, si stima per giugno una crescita del Prodotto Interno Lordo, al netto dei fattori stagionali, del 4,7% rispetto a maggio, dato che porterebbe ad una decrescita del 17,2% rispetto allo stesso mese del 2019.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a conclusione degli Stati Generali dell’economia svoltisi in questi giorni, tra le altre cose ha paventato l’ipotesi di una prossima riduzione dell’Iva, misura che troverebbe il consenso anche del Presidente di Confcommercio Sangalli, in quanto “sarebbe un segnale importante di fiducia che abbiamo sempre auspicato” purché “non sia una misura eccessivamente provvisoria”.
“Consumatori e imprese – ha proseguito Sangalli commentando la congiuntura dell’Ufficio Studi – hanno bisogno di certezze per programmare e realizzare scelte di acquisto e di investimento indispensabili per rilanciare l’economia”. L’economia italiana, ha concluso, “nonostante la fine del lockdown, fatica a riprendersi. A maggio i consumi sono calati del 30%, le famiglie hanno meno reddito e molte imprese rischiano la chiusura. C’è pochissimo tempo, bisogna passare subito dagli annunci alla concretezza dei risultati. A partire dalla liquidità, che molte imprese non hanno ancora visto, fino ad un piano di rilancio dell’immagine dell’Italia nel mondo”.
Che, realisticamente, “sarà un autunno molto complicato” ne è certo anche il Sottosegretario all’Economia e Presidente di AReS, Pier Paolo Baretta, che in un’intervista al magazine online di Eurispes si dice convinto che “ci sono, però, elementi che ci fanno dire che sarà possibile affrontarlo. L’elemento positivo è rappresentato dal dibattito con l’Europa e le risorse che dall’Europa riceveremo, risultato del negoziato di queste ultime settimane. Penso alle risorse per lo SURE (cassa integrazione europea), penso ai fondi del MES (tutti finalizzati alla Sanità e senza condizioni), penso ai 170 miliardi (circa) che possono arrivare dal Recovery Fund. Questa è una condizione importantissima, perché il rilancio dell’economia, o per lo meno l’inversione di tendenza, in questo momento non può essere affidato soltanto agli ammortizzatori – che in parte dovranno continuare –, ma si deve accompagnare ad un rilancio di investimenti pubblici e privati che rimettano in moto il sistema economico e affrontino anche le difficoltà dei mercati. Per questo il realismo ci dice che sarà un autunno difficile, ma la politica ci dice anche che abbiamo gli strumenti per affrontarlo”.