Sarà un Inverno lungo e difficile. Non solo dal punto di vista pandemico e sanitario, ma anche per quanto riguarda l’economia del nostro Paese, già irreversibilmente condizionata dal primo lockdown. E’ quanto emerge dalla nota mensile Istat sull’andamento dell’economia italiana pubblicata il 6 di novembre e riferita al mese di ottobre. Ma andiamo con ordine.

Negli ultimi mesi lo scenario internazionale è stato caratterizzato da un recupero generalizzato dell’attività economica legato alla crescita dei ritmi produttivi. L’Italia non ha fatto eccezione, anzi: nel terzo trimestre del 2020, infatti, il Pil italiano ha segnato un +16,1% in base alla stima preliminare, un robusto recupero figlio della ripartenza di tutte le attività in virtù di una decrescita della diffusione del virus e del conseguente disgelo post lockdown.

Sia la domanda nazionale, sia la componente estera netta hanno fornito un contributo positivo, con una crescita che ha interessato tutti i settori economici. La ripresa dell’economia italiana ha confermato l’andamento positivo della produzione industriale che ad agosto è aumentata in termini congiunturali del 7,7%. Nella media giugno-agosto, la produzione ha registrato un marcato incremento congiunturale (+34,6%): i beni di consumo durevoli e quelli strumentali hanno segnato i tassi di crescita più elevati (rispettivamente +144,1% e +50,1%).

Ad agosto, anche gli ordinativi hanno registrato un deciso segnale positivo (+15,1% rispetto al mese precedente); nella media degli ultimi tre mesi sono cresciuti del 47,3% rispetto ai tre mesi precedenti, a sintesi di un progresso più sostenuto della componente interna (+55,9%) rispetto a quella estera (+36,2%). Sul fronte degli scambi con l’estero, le esportazioni dell’Italia ad agosto hanno mostrato un nuovo incremento (+3,3% la variazione congiunturale), sia verso l’Ue sia l’extra Ue. L’aumento delle esportazioni è stato generalizzato e sostenuto dall’incremento di tutte le principali categorie di beni, in particolare dei beni di consumo durevoli e di quelli intermedi.

Sul mercato del lavoro la ripresa dei ritmi produttivi ha indotto un progressivo recupero delle ore lavorate nella settimana che, a settembre, hanno raggiunto 33,5 ore per gli occupati totali (+0,2 la variazione rispetto al mese precedente). L’aumento delle ore lavorate è stato trainato dalla componente dipendente (+0,3) mentre la componente indipendente, che aveva mostrato un forte reattività alla ripresa della produzione dei mesi precedenti, è rimasta stabile.

Ora, che tutto questo si trattasse di una boccata di ossigeno (ben venga se al di sopra delle previsioni) piuttosto che la ripresa definitiva della normalità, probabilmente non ha sorpreso nessuno. Perché la seconda ondata era ampiamente preannunciata da mesi, per tutte le motivazioni epidemiologiche e sociali che ormai ben conosciamo. E’ così stato: il virus ha ricominciato a correre veloce in tutto il mondo e con esso i ricoveri, le terapie intensive, le vittime. Uno scenario completamente stravolto in poche settimane che ha costretto i governi nazionali a correre ai ripari riproponendo le tanto temute misure restrittive per contenere la diffusione del Covid.

E se, dunque, il terzo trimestre di quest’anno aveva fatto registrare quel rimbalzo al di sopra delle attese, è inevitabile che la situazione appena descritta abbia iniziato a minacciare i buoni risultati estivi dell’economia italiana. Ad ottobre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato un lieve calo per effetto di un deterioramento di tutte le componenti: il clima economico e il clima futuro hanno registrato le riduzioni più marcate e anche le attese sulla disoccupazione hanno segnato un forte peggioramento.

Con riferimento alle imprese, l’indice composito del clima di fiducia ha evidenziato un aumento nei settori dell’industria e del commercio al dettaglio, mentre i servizi di mercato hanno registrato un peggioramento, soprattutto a causa dell’andamento marcatamente negativo dei servizi turistici. Nell’industria manifatturiera le attese su ordini e produzione sono in lieve peggioramento mentre quelle sull’occupazione indicano un lieve miglioramento. Le informazioni sulla fiducia sembrano segnalare una pausa nel processo di ripresa avviatosi a maggio, successivo al progressivo lockdown delle attività economiche iniziato a marzo e proseguito per tutto aprile. Gli ultimi dati disponibili indicano che la produzione industriale e le vendite al dettaglio hanno raggiunto sia i livelli pre-crisi (febbraio 2020) sia quelli dell’anno precedente (rispettivamente -0,3% e +1,5% la variazione tendenziale ad agosto e settembre) mentre la fiducia di consumatori e imprese, le esportazioni e l’occupazione stanno ancora completando il processo di recupero.

In sostanza, ottobre si conferma un mese di transizione, rispecchiando da un lato il corso dell’epidemia, dall’altro la nascita di un sentimento di paura nel futuro. Ne derivano dati discordanti (la fiducia dei consumatori ha segnato un lieve calo mentre quella delle imprese è migliorata) e relativa incertezza ma che, alla luce delle ultime evoluzioni epidemiologiche e delle relative misure di contenimento non contemplate nel periodo in osservazione, lasciano presagire un lungo e difficile inverno. Anche per l’economia del nostro Paese.

Qui testo integrale e nota metodologica.

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