In un precedente articolo abbiamo riportato i risultati dell’ICity Rank 2019, la classifica delle città italiane in relazione al concetto di Smart City. Il ranking ha decretato ancora una volta Milano al primo posto, seguita da Firenze e Bologna, con una tendenza generale che vedeva assottigliarsi il differenziale tra la prima della classe e le altre città prese in esame.

Avevamo, però, lasciato aperte una serie di questioni con l’intenzione, in questo approfondimento, di provare a fare un po’ di chiarezza. Di Smart City, infatti, si parla ormai da anni, ma spesso con un utilizzo vago o improprio di questa terminologia, a volte con focus esclusivamente tecnologico. E dunque, cosa si intende esattamente per Smart City? Quali sono i criteri per poter classificare una città come “intelligente”? A che punto è l’Italia rispetto agli altri Paesi europei?

Smart City: una definizione

Partiamo da una serie di definizioni, dalla più articolata, fino ad una di estrema sintesi:

Per l’economista spagnolo Gildo Seisdedos Domínguez “una città può essere definita ‘intelligente’ quando gli investimenti effettuati in infrastrutture di comunicazione, tradizionali (trasporti) e moderne (TIC), riferite al capitale umano e sociale, assicurano uno sviluppo economico sostenibile e un’alta qualità della vita, una gestione sapiente delle risorse naturali attraverso l’impegno e l’azione partecipativa”. Per Domínguez, “il concetto di smart city è basato essenzialmente sull’efficienza, che a sua volta si fonda sulla gestione manageriale, sull’integrazione delle TIC e sulla partecipazione attiva dei cittadini. Ciò implica un nuovo tipo di governance con il coinvolgimento autentico del cittadino nella politica pubblica”.

E ancora, nella definizione di Marco De Mitri “la città intelligente è un insieme di strategie di pianificazione urbanistica tese all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici così da mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città con il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita, grazie all’impiego diffuso delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica, al fine di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni.

Insomma, la Smart City è una città 4.0 che gestisce le risorse in modo intelligente; mira a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente; è attenta alla qualità della vita e ai bisogni dei propri cittadini; e per far questo si avvale dei più aggiornati sistemi tecnologici che divengono, in questo senso, strategici e non meramente strumentali.

I 10 punti che rendono una città “intelligente”

Bene, una volta chiarito a livello generale cos’è una Smart City vediamo, in base a quanto detto, quali sono gli standard imprescindibili che una città dovrebbe assicurare per essere considerata ‘smart’. Ci giunge in aiuto l’analisi di Seedwind (società che si occupa di ingegneria ambientale e telecomunicazioni), che ha evidenziato i 10 punti per poter definire una città come ‘intelligente’.

1) PARCHEGGI PUBBLICI INTELLIGENTI. Una Smart City deve essere dotata di zone di sosta situate all’esterno della città che siano collegate con il centro storico attraverso una rete di trasporto pubblico veloce ed efficiente. Questa prima strategia è fondamentale per garantire una mobilità sostenibile, mirata alla riduzione del traffico e dell’inquinamento causata dai gas di scarico delle auto.

2) RECUPERO BIOGAS DAI RIFIUTI. Il recupero di biogas dalle discariche cittadine e la sua successiva trasformazione in fonti di energia ‘verde’ diventa fondamentale. Così come per la riduzione del traffico, l’obiettivo è la diminuzione delle emissioni di CO2 e la conseguente riduzione l’inquinamento cittadino.

3) EDIFICI INTELLIGENTI. Una Smart City che si rispetti mira ad avere immobili a basso impatto ambientale ancor meglio se certificati secondo gli standard di efficienza energetica.

4) GESTIONE DELLE AREE VERDI. La loro importanza nel tessuto urbano, non è cosa nuova. La linea guida riguarda l’utilizzo di essenze autoctone far facilitarne l’integrazione e diminuire al minimo le esigenze idriche.

5) ENERGIA RINNOVABILE. La città intelligente deve il più possibile ricorrere a fonti di energia pulita: necessario quindi diminuire la dipendenza dalle fonti fossili e dalle reti esterne e cercare di coprire la maggior parte del fabbisogno energetico con energie alternative.

6) TELECOMUNICAZIONI DIGITALI. Alla base di un’architettura smart c’è la tecnologia, il cui sviluppo deve essere aggiornato e all’avanguardia: è fondamentale l’attivazione di App che possano migliorare e rendere più efficiente la vita cittadina. Alcuni esempi classici riguardano quelle per il controllo del traffico o dei parcheggi.

7) SISTEMI INFORMATICI PER L’EFFICIENZA. Si tratta di sistemi capaci di monitorare in tempo reale i consumi energetici per ridurre gli sprechi e migliorare l’efficientamento di ogni abitazione.

8) CAR SHARING. Pratica diffusa ormai da anni, sia sotto forma di condivisone dello stesso mezzo, sia come ‘noleggio’ di veicoli green attraverso l’uso di App: soluzioni ottimali dal punto di vista pratico, economico e ambientale.

9) PARCHEGGIO ONLINE. Ritmi sempre più serrati e scarsità di posti auto: prenotare il parcheggio online prima di partire da casa potrebbe costituire un’eccellente strategia per evitare code, ottimizzare i tempi e contemporaneamente ridurre lo smog.

10) IMPEGNO CONDIVISO. Ultimo ma più importante dei comandamenti smart: una città non può essere davvero intelligente se non c’è impegno condiviso da parte di tutti i suoi cittadini. È necessario uno sforzo collettivo per garantire la funzionalità e il corretto utilizzo di tutte le strategie sopracitate.

A che punto siamo con le Smart Cities in Italia e in Europa

Oltre alla classifica recentemente pubblicata, cosa si può dire in generale sulla situazione italiana? Quello verso le Smart cities è un processo realizzato, è in itinere oppure è divenuto un tema di minore appeal dopo la fiammata di entusiasmo iniziale? Ne ha dato una risposta Antonio Puliafito (Direttore del laboratorio Smart Cities del CINI) che, intervistato da Alessia Valentini su StartupItalia, ha così commentato: “Rendere ‘smart’ una comunità è un processo lungo. Se primariamente richiede una costante evoluzione tecnologica, non può comunque prescindere da una interazione continua con i cittadini. Numerosi sono i progetti avviati sia in Italia sia all’estero. Da un punto di vista tecnologico sono state realizzate diverse sperimentazioni, ma l’adozione su larga scala dei nuovi servizi è ancora in itinere, in quanto decisamente più complessa per gli aspetti organizzative e gestionali che implica. L’euforia iniziale si è inevitabilmente smorzata, essendo entrati ormai in una fase attuativa di maggiore complessità. Gli aspetti tecnologici sono importanti, ma a questi si affiancano modelli gestionali ed organizzativi nuovi e non sempre facili da implementare”.

Nonostante alcuni dati incoraggianti, infatti, rispetto al resto d’Europa l’Italia è ancora indietro: si contano numerose iniziative che utilizzano le tecnologie digitali per rendere più smart le città, circa il 48% dei comuni con più 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto smart nel triennio 2015-2017. Solo nel 37% dei casi, però, si è riusciti ad andare oltre, estendendo i progetti all’intero territorio urbano. Le motivazioni sono varie, prime tra tutte la necessità di una pianificazione strategica di medio lungo termine per l’attuazione di progetti in grado di garantire risultati nel tempo. I comuni hanno avviato diverse iniziative, ma la maggior parte dei progetti si è fermata alla fase di sperimentazione. Nella maggior parte dei casi manca quella capacità di governance a livello nazionale e locale che sia in grado di porre in essere progetti strutturati e duraturi.

In Europa va meglio: secondo lo IESE Cities in Motion Index (CIMI), l’indice che analizza il livello di sviluppo di 165 città di 80 Paesi del mondo, Londra è la città più smart del Vecchio continente e al mondo, confermandosi un’eccellenza assoluta grazie agli ottimi risultati in quasi tutte le dimensioni analizzate. Al secondo posto in UE c’è Amsterdam, terza a livello mondiale (al secondo c’è New York), con buoni risultati in diverse dimensioni con livelli notevoli di punteggio per quanto riguarda la visione internazionale, la tecnologia e l’economia, mentre sul terzo gradino del podio europeo c’è Parigi che registra praticamente lo stesso punteggio assoluto della Capitale Francese. Interessante il 4° posto (quinta al mondo) di Reykjavík, grazie in particolare al suo servizio di trasporto pubblico, considerato all’avanguardia per efficienza e usabilità. Il risultato della capitale d’Islanda evidenzia anche la crescente tendenza di città di piccole/medie dimensioni (dove abita mediamente la maggior parte delle persone) ad avviare progetti di smart cities con risultati di notevole rilevanza in termini di efficienza e conseguente benessere per un numero rilevante di cittadini.

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