Nel 2020, nonostante il massiccio sostegno delle misure anti-crisi, il reddito delle famiglie è diminuito del 2,8%. La spesa per consumi finali si è contratta del 10,9%, portando la propensione al risparmio al 15,8% (8,2% nel 2019).
E’ quanto emerge dall’ultimo report “Conti economici nazionali per settore istituzionale” pubblicato da Istat.
Il 2020 si conferma (come ce ne fosse ancora bisogno) anno nefasto per famiglie e aziende italiane, secondo forse solo ad uno scenario post-bellico. Particolarmente colpite dagli esiti della crisi, le piccole imprese e i lavoratori autonomi, che subiscono un crollo del valore aggiunto pari all’11,0% rispetto al 2019 (una perdita pari a 33,0 miliardi di euro).
Le misure di sostegno messe in atto per contrastare gli effetti economici dell’emergenza sanitaria hanno attenuato la caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, che nel 2020 è diminuito del 2,8% (-32,0 miliardi di euro). Il potere d’acquisto, ossia il reddito disponibile espresso in termini reali, è diminuito del 2,6%, interrompendo la dinamica positiva in atto dal 2014.
La consistente flessione della spesa per consumi finali delle famiglie (-10,9%) ha generato un deciso incremento della quota di reddito destinata al risparmio, che passa dall’8,2% del 2019 al 15,8% del 2020.
L’impatto della crisi sull’attività produttiva ha comportato una riduzione di circa 93 miliardi di euro del reddito primario delle famiglie (-7,3%). I redditi da lavoro dipendente sono diminuiti di circa 50 miliardi di euro (-6,9%), mentre quelli derivanti dall’attività imprenditoriale si sono ridotti di poco più di 40 miliardi di euro (-12,2%); in particolare, dalle piccole imprese di loro proprietà, le famiglie hanno ricevuto 28,7 miliardi in meno di utili rispetto al 2019.
Il reddito disponibile delle famiglie è stato tuttavia sostenuto dalle amministrazioni pubbliche attraverso rilevanti interventi di redistribuzione, per un totale di circa 61 miliardi di euro. Da una parte, si è assistito a una riduzione delle imposte correnti per circa 4,7 miliardi di euro (-2,2% rispetto al 2019) e dei contributi sociali per circa 15 miliardi di euro (-5,4%), di cui poco meno di 5 miliardi di euro a carico dei lavoratori (dipendenti e autonomi) e il resto a carico dei datori di lavoro. Dall’altra, le prestazioni sociali sono aumentate di 37,6 miliardi di euro (+9,6%), principalmente per le misure di sostegno al reddito. In particolare, sono aumentate di 13,7 miliardi di euro le risorse destinate alla copertura della cassa integrazione guadagni (CIG) e di 14 miliardi gli altri assegni e sussidi (che includono circa 8 miliardi per il sostegno al reddito dei lavoratori autonomi).
A copertura delle perdite legate alla crisi, alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi (famiglie produttrici) sono stati erogati contributi a fondo perduto per circa 3,5 miliardi di euro, registrati come trasferimenti in conto capitale. Infine, le famiglie consumatrici, per la prima volta dal 2015, hanno ridotto gli investimenti in abitazioni per circa 5,5 miliardi di euro (-8,4%).
Le suddette misure di sostegno, tuttavia, insieme alla contrazione delle entrate fiscali e contributive legate alla crisi pandemica, hanno determinato anche un forte aumento dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, che si è attestato a -156,9 miliardi di euro. Questo dato sul deficit delle amministrazioni è in peggioramento di 129 miliardi rispetto all’anno precedente.
Fonte: Istat