Dopo quasi novecento giorni dalla tragica invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, già autore di simile devastazione nella Cecenia, è giunta imprevedibile, il 6 agosto scorso, la magnifica notizia che l’esercito ucraino è riuscito a penetrare nel territorio russo ed occuparne una piccola, ma significativa, porzione confinante. Si è trattato di una mossa nuova nella storia delle invasioni belliche e somiglia tanto ad un’abile ritorsione di tipo omeopatico, un contropiede e, dantescamente anche un severo e preciso contrappasso, con cui si punisce il peccatore con la materia stessa del suo peccato. Richiama anche la
classica legge del taglione, fondamento efficace dell’antica giustizia, che infliggeva al colpevole lo stesso danno da lui prodotto alla vittima. Ed è cosa davvero mirabile vedere oggi l’aggredita Ucraina, molto meno grande e potente dell’aggressore russo, infliggergli con perfetta ritorsione la stessa prepotenza e sopraffazione da lui delittuosamente intraprese. Tuttavia, l’on. Crosetto, grande ministro italiano, contrariato ha puntigliosamente obiettato che ‘nessuno deve invadere nessuno’, sacrosanta e lapalissiana ammonizione che arriva, però, in ritardo di quasi novecento giorni dall’aggressione russa, che ha originato il conflitto invadendo.

A questo punto risulta del tutto legittima la contro invasione ucraina, che è un tentativo di cancellare, per legittima difesa, la originaria e brigantesca invasione, con innumerevoli vittime e devastazioni. La contro invasione, invece, è del tutto legittima e nel pieno diritto dell’aggredito, perché assolutamente proporzionata all’aggressione ricevuta, che anzi ha perfino il pregio del rapporto massimo di proporzionalità nell’equivalenza. Né la Russia può lagnarsi di essere stata invasa, trattandosi di nient’altro che della pedissequa imitazione del suo ‘beau-geste’ di aggressione: è lei che ha fatto scuola con grande scenografia di carri armati, cannoni, missili e distruzioni dappertutto. L’Ucraina è stata molto più modesta, e però speriamo risulti più efficace. E avrebbe dovuto farlo da subito, se non fosse stata impigliata nei tentennanti alleati, che le hanno impedito dall’inizio, per la prudenza (vigliaccheria?) di non ‘umiliare’ la superpotenza russa che aggrediva e che ora balbetta, non solo per lo stordimento del colpo ricevuto, ma anche per la difficoltà della scelta strategica da opporre all’umiliazione dell’affronto internazionale che ora subisce.

Mette tante cose a posto, e perfino allegria strategica, questa novella bellica della contro invasione, forse la prima nella storia classica delle guerre, se non fosse che l’Ucraina già piange centinaia di migliaia di vittime, perse per sempre, e innumerevoli città e villaggi rasi al suolo. Se invece di dissanguarsi nel contrastare l’avanzare dell’invasore, l’esercito ucraino fosse subito corso ad occupare per ritorsione un pezzo di Russia, forse si sarebbero ridotte o risparmiate distruzioni, devastazioni e morti, e convinto l’aggressore a fare
marcia indietro. E comunque, la contro invasione potrà entrare nell’arte futura della strategia bellica, come strumento giusto ed elegante di contrasto e vittoria sull’invasione, evidenziando come questa sia ignobile e vile, nella sua stessa tronfia utilizzazione, se si presta a così efficace contromisura. E la presa d’atto di una tale forte ritorsione contro invasiva costituirebbe un buon deterrente contro futuri invasori, quelli che governano le più grandi potenze, ma senza comparabile saggezza. E d’altra parte si affida un nobile compito
all’aggredito di utilizzare la contro invasione come uno strumento diversivo ed efficace per convincere l’invasore a tornarsene a casa, a vivere e lasciar vivere.

E sulla reazione contro invasiva i grandi soloni amici dell’Ucraina, così premurosi nel richiamare i limiti dei diritti dell’aggredito, non possono nulla obiettare, perché la contro invasione rispetta al millesimo la proporzionalità della difesa rispetto all’aggressione. Nella contro invasione vi è perfetta equivalenza di risposta: tu invadi me, io invado te. L’equazione, da equo, misurato, è perfetta: i suoi due lemmi sono identici, l’aggredito risponde con la stessa arma e strategia dell’aggressore. Che anzi non aggredisce il suo
corpo fisico, ma trasferisce la risposta altrove, dove pure non sarà necessario fare vittime, perché il territorio sarà sguarnito e non presidiato da eserciti, impegnati altrove. V’è,  dunque, come un’equilibrata corrispondenza e l’invasore capirà che l’invasione è un’operazione insulsa e demenziale e che è tanto meglio curare ottimi rapporti col vicinato, proficui scambi e visite per reciproca convenienza. La fattispecie della contro invasione, tutto considerato, va ritenuta come materia di fondamentale strategia generale, perché la prepotenza e l’aggressività possono fallire, senza quasi produrre vittime. Ciò costituisce
una bella notizia per le persone pacifiche, che vedono la violenza sconfitta col trasferimento altrove della risposta, sottraendo ai prepotenti violenti il gusto dello scontro ‘in corpore vivo’, sconfiggendoli con un’intelligente mossa da judo: utilizzo il tuo impeto aggressivo per sottrarmi, farti perdere l’equilibrio e sconfiggerti. Pertanto non ha avuto senso aver posto alla povera Ucraina, insieme agli aiuti in armi, rigorose limitazioni al loro uso in terra russa, come se non fosse diritto-dovere dell’aggredito mandare sconfitto l’aggressore, intaccando anche la fonte stessa dell’aggressione. Si è detto all’Ucraina che non bisognava sconfiggere
Putin, ma solo parare i suoi colpi senza colpire il sacro suolo della Russia e ciò è costato troppo all’Ucraina in scontri bellici ed in vittime, mentre si poteva lasciare ad essa maggiore libertà d’iniziativa, pur nell’ambito di un’assoluta proporzionalità, rispettata al millesimo nella ritorsione invasiva.

L’Ucraina ora ha potuto rispondere all’aggressore con la sua stessa arma, l’invasione, e Putin, colto di sorpresa, ha scoperto come ‘sa di sale l’invasione altrui’, mentre veniva a galla tutta la sua impreparazione, dimostrando che quella contro invasione, se fosse stata tempestiva, forse avrebbe spento dall’inizio l’invasione armata, pur attenendosi al precetto della proporzionalità della reazione. Essa potrebbe non essere risolutiva, ma potrebbe anche provocare il crollo del sistema politico, che si è avventurato nell’invasione calcolando l’inadeguatezza armata possibile della risposta dell’aggredito, ma non il suo trasferimento nella terra sguarnita dell’aggressore, portato dalla sorpresa alla confusione operativa e al
parossismo, dopo i trionfalismi dei trenta mesi trascorsi. Inoltre, la contro invasione non può a lungo essere occultata al popolo dal regime, che dovrà affrontare una fase di umiliante spiegazione davanti ad esso ed alla platea internazionale. La contro invasione si sta rivelando, pertanto, risposta efficace e proporzionata, del tutto legittima e, a
quanto pare, tale da meritare di essere suggerita come strategia militare di svuotamento e fallimento di ogni invasione futura.

(Foto di Max Kukurudziak su Unsplash)

1 commento

  1. Grande intervento.
    Originale nella formulazione
    del “sinallagma”… la contro-invasione non solo come
    “arte della guerra”, ma come effetto punitivo alla principale invasione (quella nei confronti dell’Ucraina) iniziata nel febbraio 2022.
    Grazie, in attesa degli eventi futuri.
    Andrea

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