“Sia la luce”, dice la Genesi.
La luce è il giorno, ma noi non vediamo la luce: è la luce che ci fa vedere.
L’esperienza originaria che gli uomini fanno della luce non è tanto di vederla ma di sentirsi nella luce, di abitarla. La nascita è un “venire alla luce”, un entrare nello spazio aperto prima di noi.
Una luce che a differenza del cielo che si manifesta nell’orizzonte, non ha confini.
Eppure, a farci percepire la luce è la notte con il suo buio. Quasi una “prova per assenza”, ci ricordano i filosofi.
E la nostra vita è in fondo un abitare il buio e la luce.
In questi giorni la sensazione che ci pervade è la primazia delle ombre che nonostante il bussare della primavera ci ricorda la fragilità della condizione umana. Un tempo difficile, di umanissima paura in cui i nostri occhi si guardano addosso sommersi nel pozzo dei nostri fantasmi.
La paura per la nostra salute e quella dei nostri cari, la preoccupazione per il nostro lavoro, per le nostre attività, per la nostra economia.
Una paura di cui non c’è vergogna perché “la paura cieca guidata dalla ragione muove passi più sicuri della ragione cieca che inciampa senza la paura. Quando si teme il peggio si riesce talvolta a prevenire il male”. Questo è forse il momento più difficile per ciascuno di noi, famiglie, lavoratori, imprese, artigiani, commercianti.
Affrontarlo insieme con lucidità, competenza e generosità, può essere occasione per scoprire una possibilità di relazione nuova con se stessi e con gli altri, con le cose e con gli eventi. Riscoprire che la luce non ci appartiene perché “in sé acceca, fa vedere ma non si fa guardare”. E dunque per non opporle resistenza dobbiamo accettare la nostra natura d’ombra. Non ne siamo padroni ma ministri. Per quanto abili, restiamo amministratori della notte: i giorni ci sono donati ma non ci appartengono. La certezza è nella speranza dei nostri vecchi quando ci ricordano che “se è notte si farà giorno” e quelle campane vespertine che il nostro Cardinale ha voluto risuonare nella città ci dicono che non siamo soli.
L’autore è Segretario Confartigianato Bologna.