“Il povero giovanotto intellettuale già disturbato da torpore troppo velocemente soffocato in neri e amari caffè, richiamava con sforzo sovrumano tutte le sue conoscenze tecniche. Ma non solo, doveva farlo superando timori reverenziali provocati dal trinomio prospettico che si ergeva alla sua vista: Di Vittorio in piano americano con bruttissimo sguardo dal quadro sulla parete, Lama in primo piano con fare attento e indagatore (somigliante a Bardel scena finale “non è un paese per vecchi”) e in primissimo piano pipa che ipnotizzava l’astante, snocciolava pedissequamente (modello interrogazione al liceo) dati, teorie, spiegazioni e financo azzardava ipotesi su possibili nessi voluti e non voluti tra variabile A e comportamento sindacale B”.
Un autoritratto in terza persona, quasi a sancire un distacco reverenziale dal segretario Luciano Lama. Sono le parole con le quali, poco più di un anno fa, Stefano Patriarca descriveva gli anni del suo ingresso in Cgil, del rapporto con Lama e Trentin, di quegli scambi su numeri e previsione economiche fatti, quasi, a occhi chiusi. Sceglie di ricordarlo così Anna Giacobbe, a lungo con lui nel sindacato di Corso Italia, pubblicando il testo di una lettera privata.
Stefano Patriarca, classe ‘51, ricercatore, economista, grande esperto di welfare e previdenza, a lungo consulente di Palazzo Chigi. Aveva iniziato la sua carriera professionale alla Sapienza, come giovane ricercatore nel gruppo di Sylos Labini, collaborando con la Cgil di Lama e Trentin, fino a diventare nel 1978 direttore dell’Ires, ufficio studi del più grande sindacato italiano. Tra i numerosi incarichi, le collaborazioni come esperto di previdenza con diversi governi, con il Cnel, il Formez, l’Istat, la Commissione Ue. Dal 2009 al 2014, era stato responsabile dell’Ufficio studi dell’Inps. Recentemente aveva dato vita a Tabula, un centro di consulenza previdenziale.
Restano, nella mente di chi lo ha conosciuto e avuto modo di collaborare con lui, la grande passione e competenza verso i temi della previdenza e del welfare state.
Con Stefano Patriarca se va un uomo delle istituzioni, del sindacato, ma soprattutto un fine intellettuale.
“Ci mancheranno la sua competenza, il suo impegno, la sua passione”.