Matera capitale europea della cultura per il 2019 è finalmente realtà. Diverse sono le letture che è possibile dare di questa straordinaria occasione, ma tra queste due appaiono centrali: Matera e l’Europa, Matera e il Mezzogiorno d’Italia.

Matera, occasione per l’Europa

Il progetto di capitale europea della cultura fa vivere la concretezza di un’Europa che scopre, e fa scoprire ai suoi popoli, i territori che la caratterizzano, li valorizza, dando così un volto colorato all’idea stessa.

Il nostro continente e soprattutto la sua espressione istituzionale, l’Unione Europea, sempre più spesso vengono rappresentati e vissuti come una sorta di camicia di forza per i Popoli e le Nazioni che la compongono. Le regolamentazioni, spesso minuziose, di molteplici aspetti della vita economica e sociale, una burocrazia che appare incline al rispetto pedissequo delle regole e che non tiene in considerazione la realtà delle contingenze che si presentano concretamente, una “realpolitk” fatta di figli e figliastri in cui non tutti gli Stati sono uguali e non tutte le regole, gli accordi, vengono fatti rispettare allo stesso modo.

Questa rappresentazione, sia pur vera, è sicuramente parziale. L’Unione Europea ha consentito al nostro continente il più lungo periodo di pace della sua storia millenaria, ha consentito la transizione pacifica degli Stati dell’est dopo il crollo delle dittature comuniste, ha fatto crescere il livello di vita dei suoi cittadini come mai era accaduto prima, ha ampliato i livelli di welfare, ha implementato con la moneta unica il difficile percorso di integrazione e protezione economica dei 27 Stati che la compongono, ha promosso con Erasmus la nascita di un’identità europea per le nuove generazioni, ha permesso con il trattato di Schengen la libera circolazione dei cittadini al suo interno. Queste alcuni dei principali risultati ottenuti da questa comunità di Stati nazionali.

Ora bisogna rilanciare verso processi di integrazione ancora incerti: la politica estera e di difesa, la fiscalità unica, lo sviluppo tecnologico, il ruolo legislativo del Parlamento Europeo, la gestione comune degli inarrestabili processi migratori, una forte politica di sostegno alla cultura, alla valorizzazione ambientale e culturale dei nostri territori.

È su quest’ultima politica che voglio insistere. L’Europa è un enorme giacimento di diversità ambientali, archeologiche, artistiche, letterarie, gastronomiche, culturali che aspettano soltanto di essere adeguatamente valorizzate. Tutto ciò si può trasformare in un’enorme ricchezza economica ed in un grandioso bacino di nuovi posti di lavoro qualificati. Ma l’Unione Europea non ha una politica verso questi settori. Sarebbe necessario un impegno simile a quello profuso nella PAC (Politica Agricola Comunitaria), finanziariamente imponente e duraturo nel tempo.

L’Europa che fa di Matera la sua capitale della cultura, è quella che vogliamo ma non basta. Cosa sarà di Matera dal 2020 in poi? Quali progetti mette in campo la Ue per far sì che questo momento di valorizzazione e visibilità non si esaurisca alla fine dell’anno?

Non vi è traccia di risposta a questi quesiti.

Matera, quindi, diventa una sfida per l’Ue sulla sua capacità di fare della Cultura e delle culture delle sue genti, il fondamento di una nuova fase di crescita economica e di riconoscimento di civiltà necessari ad attraversare questo difficile periodo di cambiamento globale.

Matera, un modello per il Sud

Matera ha vinto la gara tra diverse e importanti città del continente per divenire capitale europea della cultura 2019, perché ha proposto il progetto più partecipativo tra tutti.

La Fondazione Matera 2019 è un ente partecipato dal Comune, dalla Regione, dall’Università, dalla Camera di Commercio e che, nella programmazione degli eventi e delle opere, sta coinvolgendo le associazioni, le imprese, le esperienze del territorio. Cerca quindi di andare oltre l’evento in sé per creare una di quelle “reti di fiducia” sul territorio di cui tanto si è scritto negli anni passati (Barca, Trigilia, Viesti, Cersosimo). La Fondazione, che ha ottenuto anche contributi statali, terminerà la sua attività nel 2022.


Certo in alcuni settori di popolazione si sono pure create aspettative economiche e occupazionali che non potevano avere riscontro inizialmente, ma ora che si cominciano a vedere i primi risultati, anche i rapporti sono più distesi.

La prima cosa che salta agli occhi è che il biglietto per gli eventi si chiama “passaporto“. È un titolo che, a soli 19 euro, dà diritto ad assistere a tutti gli eventi, le mostre, i concerti, le iniziative programmate per l’intero anno. Si tratta di uno strumento quindi, che non vuole il turista “mordi e fuggi”, ma che propone un’esperienza culturale durante tutto l’anno e che nutre anche l’ambizioso progetto di trasformare il turista in residente, accompagnandolo in percorsi di rigenerazione urbanistica e di accoglienza economica.

Va inoltre sottolineato come il costo degli eventi e delle manifestazioni del 2019 è tutto a carico della Fondazione o di privati, mentre i proventi del “passaporto” saranno tutti destinati alla realizzazione di eventi negli anni successivi. Il tentativo è quindi di far rimanere Matera, che è già entrata nei circuiti turistici internazionali, come una capitale della cultura anche al di là del periodo ufficiale.

Nel nostro Paese è già avvenuto che l’occasione di un grande evento internazionale sia stata colta per realizzare una trasformazione duratura del territorio, sia dal punto di vista economico che urbanistico; è avvenuto a Torino con le Olimpiadi invernali del 2006 e a Milano con l’Expo Universale del 2015; in parte è successo anche a Roma con il Giubileo del 2000. Ma è la prima volta che questa occasione si presenta per una città del Sud, in un’area interna e che presenta notevoli carenze infrastrutturali.

I collegamenti stradali e ferroviari sono del tutto inadeguati e per arrivare a Matera ci vogliono 5 ore e mezza da Roma, più di 3 ore da Napoli, più di un’ora da Bari. Urge quindi un grande impegno dello Stato per migliorare strutturalmente tali collegamenti.

Ciononostante, Matera ci crede e alcuni interventi sono stati realizzati o sono in procinto di esserlo. A marzo aprirà il nuovo campus universitario con 4 facoltà, è stata realizzata la “Cava del Sole” una grande struttura multifunzionale sia per la realizzazione di eventi che per l’insediamento di esperienze innovative, è stata aperta una scuola di design orientata alla progettazione e produzione di strutture necessarie agli eventi culturali, si sta realizzando, da parte dei privati, un grande recupero urbanistico delle costruzioni e delle grotte originarie nel rispetto del paesaggio urbano preesistente e che ha portato Matera ad essere inserita nel Patrimonio dell’Unesco, si stanno moltiplicando le iniziative imprenditoriali nel campo dell’accoglienza e della ristorazione.

Gli stessi eventi e spettacoli di quest’anno pur essendo stati comprati sul mercato internazionale, sono stati successivamente prodotti e adattati da associazioni e aziende locali che così si sono connesse ai grandi circuiti internazionali dell’entertainment e della cultura. Si sta discutendo della realizzazione di un Parco Letterario dedicato a Carlo Levi, che la eresse a simbolo della povertà e del degrado civile del Mezzogiorno.

Siamo quindi in presenza di un progetto di riscatto, di rinascita, di connessione con il mondo, che potrebbe segnare una svolta strutturale dei parametri economici e sociali di questa città e del suo territorio e che può divenire un modello virtuoso per tutto il Mezzogiorno che sta continuando a pagare, insieme al prezzo più alto della crisi economica, il divario strutturale ed atavico con il resto del Paese e dell’Europa.

Matera, oggi, può diventare un esempio per tanta parte del Mezzogiorno e specialmente per le belle città di quest’area del Paese e, forse…anche Carlo Levi potrebbe essere meno pessimista sui destini di questa parte d’Italia.

 

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