“Nell’ultimo anno gli indicatori segnalano un miglioramento del benessere” in Italia, ma quasi due milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni sono in condizioni di sofferenza. E’ quanto rileva l’Istat nel Rapporto sul Bes, il Benessere equo e sostenibile.

Giunto alla settima edizione, il Report Bes offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini, e si pone l’obiettivo di andare oltre la misurazione del Pil.

A livello di tendenza generale, Istat rileva come “oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto registri un miglioramento”. A livello territoriale, i valori più elevati si rilevano al Nord, quelli più bassi al Centro, confermando la disparità tra le diverse aree del Paese con una più marcata difficoltà per il Meridione.  Si confermano difficoltà su lavoro, conciliazione dei tempi di vita e soddisfazione economica.

Situazione economica, appunto: sui livelli di benessere pesa di certo la componente economica, ma “in misura minore rispetto ad altre caratteristiche come il titolo di studio, le condizioni di salute, l’occupazione e le condizioni abitative”. In particolare, “la propensione a essere molto soddisfatti della vita è circa il triplo tra i laureati rispetto a coloro che posseggono al massimo la licenza secondaria inferiore, mentre all’aumentare del reddito familiare la propensione a essere molto soddisfatti cresce in misura minore”.

E’ al massimo storico la speranza di vita in Italia, a 82,3 anni. Differenze tra Nord e Sud

Aumenta l’aspettativa di vita alla nascita che per gli uomini raggiunge 80,9 anni e per le donne 85,2 anni.

Nel Rapporto Bes 2019 si indica che, nel 2018, la speranza di vita al Nord è di 1 anno più lunga rispetto al Mezzogiorno, mentre per la speranza di vita in buona salute alla nascita l’entità delle differenze territoriali tra Nord e Sud è di circa 3 anni. Il divario si è ridotto di 1 anno rispetto al 2017 a causa della diminuzione del valore dell’indicatore al Nord, mentre è rimasto stabile nel Mezzogiorno.

In generale, tutte le Regioni del Sud mostrano valori inferiori alla media nazionale, sia per la vita media in buona salute attesa alla nascita, sia per quella senza limitazioni a 65 anni.

Tra i dati più preoccupanti quelli che arrivano dalla scuola. Nel 2018/19 tra i ragazzi del secondo anno delle superiori la quota di coloro che non raggiunge la sufficienza nelle competenze è stata del 30,4%, per l’italiano e del 37,8% per la matematica. Nelle regioni del Mezzogiorno la quota di studenti che non raggiungono un livello sufficiente sale al 41,9% per le competenze in italiano e al 53,5% per quelle in matematica.

Tra gli indicatori con maggiore variabilità territoriale rispetto alla media nazionale ci sono la mortalità infantile e la mortalità per incidenti stradali. Per gli stili di vita, l’eterogeneità regionale è più elevata per la sedentarietà, l’abuso di alcol e stili di vita connessi ad un’adeguata alimentazione, mentre è meno significativa per abitudine al fumo ed eccesso di peso.

Per l’indicatore sulla sedentarietà, la Sicilia registra un valore di quasi il 60% superiore rispetto alla media italiana (55,9% vs la media italiana del 35,7%), mentre il valore minimo si rileva nella provincia autonoma di Bolzano, dove solo il 14,3% delle persone di 14 anni e più non praticano alcuna attività fisica. La proporzione maggiore di persone che consuma giornalmente quantità adeguate di frutta e verdura si osserva in Sardegna (+36,4% rispetto al valore medio italiano) e la più bassa in Puglia (-39% dalla media).

Bes e sostenibilità green: buone notizie

Buone notizie arrivano dal capitolo sostenibilità, dall’utilizzo di energie rinnovabili e sul ‘fronte green’ in generale: è infatti stato raggiunto in anticipo l’obiettivo comunitario sulla quota del consumo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili che fa registrare un 34,3% totale nel 2018 (tre punti in più dell’anno precedente). Migliorano, inoltre, i valori degli indicatori della qualità dell’aria nei comuni capoluogo, mentre rallenta il consumo di suolo.

Note meno dolci arrivano, invece, per quanto riguarda i rifiuti. Istat parla di progressi “significativi” ma “ancora insufficienti”: restiamo lontani dall’obiettivo del 65% sulla raccolta differenziata che doveva essere raggiunto nel 2012 (siamo al 58,1%).

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