Articolo pubblicato sul mensile “Il Millimetro”

Le elezioni europee del 2024 si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno in 27 stati membri dell’Unione europea. Sono circa 400 milioni i cittadini chiamati al voto per il rinnovo dei deputati all’Europarlamento di Strasburgo: si tratta della seconda più grande elezione democratica del mondo. In Italia le urne saranno aperte tra le 14 e le 22 di sabato 8 e dalle 7 alle 23 di domenica 9. Il primo voto “europeo” si tenne in nove stati membri tra il 7 e il 10 giugno del 1979, furono le prime elezioni internazionali della storia. Di seguito una breve storia dell’esito delle elezioni europee nel nostro Paese.

1979 – Due italiani su tre hanno scelto Dc e Pci
Le prime elezioni europee hanno avuto luogo il 10 giugno 1979, una settimana dopo le elezioni politiche italiane. Un anno prima era stato assassinato il presidente democristiano Aldo Moro; i leader dei principali partiti erano Benigno Zaccagnini (Dc), Enrico Berlinguer (Pci) e Bettino Craxi (Psi). Fino a quel momento i parlamentari europei non erano eletti direttamente dai cittadini, ma erano designati dai Parlamenti nazionali fra i propri membri. Le elezioni europee del 1979 videro imporsi nel nostro Paese la Democrazia Cristiana con il 36,45% dei voti. Staccato di 7 punti il Partito Comunista Italiano, con il 29,57. Poi il Partito Socialista (11,03), il Movimento Sociale Italiano–Destra Nazionale (5,45) e il Partito Socialista Democratico (4,32). Nonostante una percentuale inferiore al 4%, riuscirono a eleggere propri europarlamentari anche il Partito Radicale, il Partito Repubblicano, il Partito Liberale e Democrazia Proletaria.

DC             36,45%
PCI             29,57%
PSI             11,03%
MSI-DN     5,45%
PSDI          4,32%

1984 – Effetto-Berlinguer, Pci primo partito
Le seconde elezioni per il Parlamento europeo si svolsero in Italia il 17 giugno del 1984, nel corso del I Governo Craxi. Pochi giorni prima era improvvisamente scomparso il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, colpito da un ictus mentre teneva un comizio a Padova. Il 13 giugno, a Roma, una folla di un milione e mezzo di persone ha partecipato ai suoi funerali. Una tragedia, quella del leader comunista, che molto probabilmente ha influenzato l’esito del voto: per la prima e unica volta, infatti, il Pci si è affermato come primo partito in una elezione su base nazionale, conquistando più voti e seggi della DC.

PCI                      33,33%
DC                       32,96%
PSI                       11,21%
MSI-DN               6,47%
PLI-PRI               3,49%

1989 – L’esordio dei leghisti
Le ultime elezioni europee con il Muro di Berlino sono state caratterizzate, in Italia, dal successo della Dc (32,90%), che ha staccato il Pci di oltre 5 punti (27,58). Bene il Psi di Craxi (14,80), e poi via via a scendere l’Msi (5,51), i Liberali Repubblicani Federalisti (4,40), i Verdi (3,78) e il Psdi (2,72). Con l’1,83% (circa 636 mila voti) si è affacciata sulla scena europea la Lega Lombarda Alleanza Nord, che riuniva 6 Movimenti. Si è trattato del primo passo del processo federativo che nel febbraio 1991 ha portato alla nascita della Lega Nord.

DC                       32,90%
PCI                      27,58%
PSI                       14,80%
MSI-DN               5,51%
PLI-PRI-FED       4,40%

1994 – Berlusconi supera il 30%
Il 1994, 30 anni fa, è destinato a rimanere nella storia della politica italiana (2 anni prima Mani Pulite aveva sconvolto la scena politica nazionale, dando il via a cambiamenti epocali). L’anno inizia con il botto: il 18 gennaio c’è stata la scissione della DC, che diede vita al Partito Popolare Italiano guidato da Martinazzoli (maggioranza) e al Centro Cristiano Democratico di Casini (minoranza). Una settimana dopo, il 26 gennaio, l’imprenditore Silvio Berlusconi ha annunciato la sua discesa in campo nel centro-destra con un video-messaggio rimasto nella storia. Le elezioni politiche di marzo decretarono la vittoria del centro-destra con le due coalizioni Polo delle Libertà al nord (Forza Italia alleata con la Lega) e Polo del Buon Governo al sud (FI e An-Msi). Staccati l’Alleanza dei Progressisti di Occhetto e il Ppi di Martinazzoli, che aveva siglato il Patto per l’Italia con Mario Segni.

FI                         30,62%
PDS                     19,06%
AN                       12,47%
PPI                       11%
LEGA NORD      6,56%

1999 – Forza Italia in testa, exploit della Lista Bonino
La sorpresa delle Elezioni europee del 1999 è sicuramente l’exploit della Lista Bonino, forte di un sorprendente 8,45%. Forza Italia è rimasto saldamente il primo partito politico, con il 25,16%. I Democratici di Sinistra (nel frattempo il Pds ha perso la “P”) si sono fermati al 17,34, seguiti dall’alleanza An-Patto Segni con il 10,28%. Sotto l’8% i Democratici dell’Asinello, consensi intorno al 4% per Lega Nord, Rifondazione Comunista e Popolari.

FI                                  25,16%
DS                                17,34%
AN-P.SEGNI                10,28%
LISTA EMMA BONINO 8,45%
I DEMOCRATICI         7,73%

2004 – Più di 10 milioni di voti per l’Ulivo!
È l’anno dell’Ulivo! Alle elezioni europee del 2004, infatti, la lista formata dai Democratici di Sinistra, dalla Margherita, dai Socialisti Democratici Italiani e dal Movimento Repubblicani Europei ha vinto le elezioni con il 31,08% e oltre 10 milioni di voti. Indietro Fi (20,93) e An (11,49). Rifondazione Comunista, guidata da Fausto Bertinotti, raccoglie il 6,06, l’Unione dei Democratici Cristiani e di Centro il 5,89 e la Lega Nord il 4,96. Risultano eletti anche europarlamentari per la “Società civile Di Pietro-Occhetto”, che ottiene il 2,14%, e per il Partito pensionati (1,15). Sotto l’1% fiamma Tricolore, Pri-I Liberal Sgarbi, il Patto Segni-Scognamiglio.

UNITI NELL’ULIVO                31,08%
FI                                       20,93%
AN                                      11,49%
RIFONDAZIONECOMUNISTA  6,06%
UNIONE DI CENTRO             5,89%

2009 – La prima volta del Pd: seconda forza politica dopo il Popolo della Libertà 
In Italia era al potere il Governo Berlusconi IV, che ha ottenuto un risultato di tutto rispetto anche al voto europeo: il Popolo della Libertà infatti, è andato oltre il 35%, la Lega ha superato il 10%, il doppio del consenso delle elezioni europee precedenti. Al suo esordio il Partito Democratico, nato 2 anni prima: ha ottenuto il 26,12%, affermandosi come seconda forza politica del Paese. Ottimo successo personale per il dem David Sassoli, con oltre 400 mila preferenze nella Circoscrizione Centro: inizia così la sua avventura europea, culminata 10 anni più tardi nella elezione a presidente del Parlamento europeo.

IL POPOLO DELLA LIBERTA’        35,26%
PD                                           26,12%
LEGANORD                               10,21%
DI PIETRO – ITALIA DEI VALORI   8%
UNIONE DI CENTRO                    6,51%

2014 –Il Pd di Renzi al 40,8%
Quelle di 10 anni fa resteranno nella storia come le elezioni europee del trionfo del Pd targato Renzi (nella doppia veste di premier e segretario del partito). I democratici, infatti, hanno raccolto ben il 40,8%, oltre 11 milioni di voti. Per trovare un’affermazione così netta in Italia bisogna tornare indietro di 56 anni: nel 1958 la Dc di Fanfani alle elezioni politiche totalizzò il 42,5%. Per il Pd si è trattata di una crescita di 14 punti rispetto alle elezioni europee del 2009 e di 15 in confronto alle politiche del febbraio 2013. Doppiato (o quasi) il Movimento 5 Stelle di Grillo (fermo al 21,1%, in forte calo rispetto alle politiche del 2013); indietro Forza Italia (16,8), discreto il risultato della Lega (6,2), appena sopra il quorum il Ncd di Alfano (4,4) e la lista Tsipras (4%). Ferma al 3,7% Fratelli d’Italia, la formazione politica di Giorgia Meloni.

PD                                         40,81%
M5S                                       21,16%
FI                                          16,81%
LEGA NORD                              6,15%
NUOVO CENTRO DESTRA UDC    4,38%

2019 – Da un Matteo all’altro: sono le elezioni di Salvini
Il vincitore di queste elezioni è stato sicuramente Matteo Salvini. La Lega, infatti, ha vinto questa tornata elettorale sfiorando i 10 milioni di voti: un italiano su tre ha fatto la croce su Alberto da Giussano. Il segretario del Carroccio, capolista in tutta Italia, ha conquistato oltre 2 milioni e 205 mila preferenze. Il Pd ha fatto meglio delle Politiche ma è lontanissimo dall’exploit di 5 anni prima: con il 22,7% ha superato il M5S, in discesa libera. Il movimento del premier Conte (è in carica il Governo Conte I, che cadrà pochi mesi più tardi), si è fermato al 17,1%: quasi la metà del consenso delle Politiche, e in calo deciso rispetto alle ultime Europee. Forza Italia è all’8,8% (alle Politiche era al 14), e inizia a crescere Fratelli d’Italia, che raggiunge il 6,5%. La coppia sovranista Meloni-Salvini riesce così superare il 40% dei voti. Ma è il leader della Lega a cantare vittoria, ostentando il rosario in conferenza stampa. La Lega è il primo partito in 3 circoscrizioni su 5, ma nelle grandi città (Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze) a vincere è il Pd.

LEGA SALVINI PREMIER 34,26%
PD                                22,74%
M5S                              17,06%
FI                                   8,78%
FdI                                 6,44%

2024 – Quale sarà il distacco tra FdI e Pd? FI supererà la Lega? Chi resterà sotto la soglia del 4%
Anche le elezioni europee del 2024 sono considerate una sorta di termometro della situazione politica nazionale: nei programmi, nei proclami, nei dibattiti si parla di tutto fuorché delle tematiche Ue. Intanto nelle scorse settimane sono stati affissi al Viminale i 42 simboli che rappresentano le forze politiche in campo per un posto a Strasburgo. Su alcuni di questi spiccano i nomi dei leader: Meloni per FdI (con il nome della premier che sovrasta di gran lunga quello del partito, più l’immancabile fiamma tricolore), Salvini per la Lega, Berlusconi per Forza Italia, Calenda per Azione. Il Movimento 5 Stelle ha scelto la parola “Pace” e l’anno 2050 per personalizzare il proprio simbolo, mentre il Pd, dopo il dietrofront sull’inserimento del nome della segretaria Schlein, ha inserito il logo del Partito socialista europeo (Pse). +Europa di Bonino e Italia Viva di Renzi corrono con la lista “Stati Uniti d’Europa” con altre sigle minori. Poi ci sono l’Alleanza Verdi e Sinistra, l’Unione di Centro, Svp, Libertà di Cateno De Luca, con ben 19 simboli… altro che bicicletta! E poi ancora un tuffo nel passato, con i simboli del Pci e della Democrazia Cristiana (lo Scudo crociato è anche nel simbolo dell’Udc). Infine i Pirati, Forza Nuova, Alternativa popolare, Pace terra dignità di Michele Santoro e addirittura un roboante Sacro romano impero cattolico. Grande attesa sul risultato dei leader scesi in campo (accade solo in Italia che si candidino, tra l’altro mettendo in chiaro che rinunceranno al posto a Bruxelles in caso di elezione!) e sull’affluenza alle urne: negli anni si è passati dall’86% del 1979 al 55% del 2019.

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Partiti: i candidati e la collocazione politica in Europa

FdI, Giorgia superstar!
“Sulla scheda per le Europee scrivete solo Giorgia!”. In principio c’erano i dubbi amletici sulla opportunità o meno che la premier scendesse direttamente in campo. Una volta fugati, si è passati alla “operazione Giorgia”: candidare la Meloni in tutte le circoscrizioni (sono 5: Nord Est, Nord Ovest, Centro, Sud, Isole), personalizzando in modo estremo il voto e trasformando le elezioni europee in un referendum sull’operato del Governo. Con un escamotage, inoltre, gli elettori potranno votarla scrivendo sulla scheda soltanto il suo nome: una opzione possibile perché nella lista del partito è indicato “Giorgia Meloni detta Giorgia”. A Bruxelles gli europarlamentari di FdI sono nel gruppo Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), che ha rappresentanti in 19 stati membri e riunisce 22 partiti conservatori di destra. Dopo un iniziale sostegno alla Presidente von der Leyen, la Meloni ha preso le distanze sia da lei che da Mario Draghi. Per gli addetti ai lavori vuole tenersi le mani libere per poi far pesare il consenso ottenuto dai Conservatori.

Pd, la Schlein capolista in due circoscrizioni
La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein sarà capolista in due circoscrizioni (Centro e Isole). Gli altri capilista sono l’indipendente Cecilia Strada (circoscrizione Nord Ovest), Stefano Bonaccini (Nord Est) e la giornalista Lucia Annunziata (Sud). Il percorso che ha portato alle candidature è stato a dir poco travagliato: prima le polemiche sull’inserimento del nome della Schlein nel simbolo del Pd, una opzione poi ritirata perché “troppo divisiva”, come ha ammesso la stessa segretaria dem. Poi la stroncatura di Romano Prodi sull’impegno in prima persona della stessa Schlein: “Chiedere il voto e poi non fare l’europarlamentare provoca ferite alla democrazia che scavano un fosso”. Il riferimento europeo del Pd è S&D, il Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo (28 stati membri, 38 partiti). Riunisce i partiti europei di centrosinistra: oltre al Pd, il Partito socialdemocratico tedesco (Spd), il Partito socialista francese, il Partito laburista britannico e il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), per citare i maggiori.

Il M5S e i precedenti (preoccupanti) del voto europeo
I candidati del Movimento 5 Stelle sono stati scelti dagli iscritti attraverso il voto sul service SkyVote, che ha sostituito la piattaforma Rousseau. Hanno votato al secondo turno (per selezionare i candidati proposti dalla base) poco più di 23 mila iscritti su un totale di 150 mila. Tra i più votati il giornalista Gaetano Pedullà, l’ex parlamentare europeo Dario Tamburrano e l’ex deputata pugliese Valentina Palmisano. In lista ci saranno anche i nomi  selezionati direttamente dal leader Giuseppe Conte, come l’ex presidente di Banca etica Ugo Biggeri e l’economista ed ex presidente Inps Pasquale Tridico. Tra i grillini c’è preoccupazione per questa tornata elettorale: nelle liste mancano i big (Alessandro Di Battista, Virginia Raggi, Roberto Fico, per citarne alcuni); il voto online è stato deludente; le urne delle regionali in Sardegna, Abruzzo e Basilicata sono state deludenti, il M5S non è mai andato oltre il 7,8%; alle elezioni europee i sondaggi hanno sempre sovradimensionato il Movimento (oggi è accreditato di un 16-17%). A livello europeo il M5S è vicino al gruppo dei Verdi.

Lega, ci sarà l’effetto Vannacci?
C’è qualcuno che ha deciso di scommettere tutto su queste elezioni, ed è Matteo Salvini. Il leader della Lega ha annunciato la candidatura del discusso generale Roberto Vannacci, che sarà capolista nella circoscrizione Italia Centro. La candidatura di Vannacci ha disorientato gli stessi big del partito, molto freddi sull’arruolamento del militare. Salvini continua a ripetere che il generale ha un potenziale di 800mila voti, più o meno il 3%. A Bruxelles la Lega aderisce a ID, Democrazia e Identità (8 stati membri, 8 partiti), insieme a forze sovraniste di altri Stati europei che vogliono riformare l’Ue, dando più potere agli Stati nazionali. La Lega è il partito del gruppo più rappresentato, poi ci sono il Rassemblement national (RN) di Marine Le Pen e il Partito per la Libertà anti-immigrazione guidato in Olanda da Geert Wilders.

Forza Italia, scende in campo Tajani
Anche il partito erede di Berlusconi, come FdI e Pd, ha scelto di far scendere in campo il leader, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Se un segretario di partito non ha il coraggio di mettersi in gioco al servizio di chi gli ha dato fiducia – ha dichiarato – non sarebbe un buon segretario”. FI sogna il sorpasso sulla Lega: gli ultimi sondaggi danno FI in rimonta, tra l’8 e il 9%. Il riferimento europeo di Forza Italia è il Ppe, il Partito popolare europeo, al quale aderiscono le delegazioni di 28 stati membri, per un totale di 40 partiti. Riunisce i partiti europei di centro e di centrodestra. Vi aderiscono anche l’Unione Cristiano-Democratica tedesca (Cdu), i repubblicani francesi e il Partito popolare spagnolo. Il Ppe è il gruppo politico più forte, vi appartiene anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

La scommessa di Stati Uniti d’Europa
Gli Stati Uniti d’Europa sono la novità di queste elezioni europee. Compongono la lista +Europa, Italia Viva, Psi, Radicali e liberaldemocratici. La leader Emma Bonino sarà la candidata capolista nella circoscrizione Nord Ovest (Graham Watson (Alde) nel Nord Est, l’avvocato Giandomenico Caiazza al Centro, il segretario socialista Enzo Maraio al Sud, la radicale Rita Bernardini nelle Isole). Il riferimento europeo è Renew Europe (21 stati membri, 36 partiti), gruppo che raccoglie i partiti europeisti e a favore del libero mercato e della globalizzazione, vicino al presidente francese Macron.

Ilaria Salis capolista di Alleanza Verdi e Sinistra
Un’altra candidatura che ha fatto molto discutere è quella di Ilaria Salis sotto il simbolo di AVS (Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni). Salis, insegnante antifascista, è detenuta da 13 mesi in Ungheria perché accusata di aver aggredito un militante neonazista. I riferimenti europei della lista sono Verdi – Alleanza Libera Europea al Parlamento europeo (Verdi/Ale) e Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (Gue/Ngl).

Azione, Calenda capolista in tutte le circoscrizioni
Calenda non si smentisce e continua a… smentire se stesso. Dopo aver sollecitato pubblicamente tutti i leader politici a firmare un accordo per non candidarsi alle Europee, la discesa in campo della Meloni e della Schlein ha indotto lo stesso leader di Azione e metterci la faccia, candidandosi come capolista in tutte le circoscrizioni. Servirà a superare la soglia del 4%?

2 Commenti

  1. Nel riportare le percentuali ottenute nelle varie elezioni dai partiti, occorre indicare anche la percentuale di coloro che hanno partecipato a quella elezione, altrimenti il dato è falsato dal tasso di astensione. Per esempio, Renzi ottenne si’ il 40,8 % dei voti ma del 60% di coloro che parteciparono al voto e quindi, rapportando il suo risultato all’intero corpo elettorale, ebbe meno del 30% degli aventi diritto al voto.

    • Gentile Roberto, grazie per il messaggio. Proprio oggi il politologo D’Alimonte ha lanciato l’allarme sull’affluenza, soprattutto al Sud. L’astensionismo è un problema serio, che merita un’analisi ad hoc. Tenga presente che alle ultime Politiche del 2022 la coalizione di centro-destra ha vinto con il 44% dei voti e un’affluenza del 64%: a votare l’attuale maggioranza, quindi, è stato meno del 30% degli aventi diritti al voto. Lo stesso problema si pone nelle elezioni dirette, ad esempio al ballottaggio per eleggere i sindaci.

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