Eccoci, dunque; come promesso. ReS riparte con il nuovo progetto di comunicazione. La nuova stagione dell’Associazione, annunciata qualche mese fa, si è già avviata con incontri, convegni e corsi di formazione; ma si arricchisce e si qualifica, da oggi, con un nuovo sito che ospiterà, oltre alla vita associativa, due edizioni online della nostra storica rivista trimestrale, ospitate in questa sezione. La prima che potrete leggere quotidianamente e che ospiterà, più volte a settimana, contributi su temi di attualità di tutti coloro che vogliono contribuire, nella completa libertà di opinione, ma nello… stile della casa; la seconda è un’edizione bimestrale, sfogliabile, dedicata all’approfondimento.

È un impegno rilevante per noi, che disponiamo di modeste risorse e di altrettanto striminzito organico, ma che fa parte del rilancio di ReS che avevamo promesso ai nostri sostenitori e a coloro che ci seguono con attenzione.
Abbiamo rinnovato il nome, la sede, il sito, la rivista, ma conserviamo sempre lo stesso impegno e passione.

Perché l’impegno di ReS è determinante in questo periodo storico

Impegno e passione che ci sembrano ancora più necessari in questo frangente turbolento della nostra storia globale e domestica. Un’incertezza di fondo caratterizza il panorama attorno a noi. Il mondo soffre e non trova un suo perché.

“La governance mondiale sembra privata di una bussola condivisa, ma la domanda di ordine si fa più impellente. L’esasperazione sociale appare, in molti casi, giustificata dalle difficoltà dell’oggi e dalle preoccupazioni del domani; in altri casi ingiustificata, usata a difesa di privilegi e corporativismi. I poveri sono troppi, le classi medie frustrate, i ricchi disinteressati o sulla difensiva. La crescita è a singhiozzi e si diffonde ovunque, ma è diseguale. Cresce la sensibilità ambientale; ma il pianeta è sempre più a rischio.

La governance mondiale sembra privata di una bussola condivisa, ma la domanda di ordine si fa più impellente. L’esasperazione sociale appare, in molti casi, giustificata dalle difficoltà dell’oggi e dalle preoccupazioni del domani; in altri casi ingiustificata, usata a difesa di privilegi e corporativismi. I poveri sono troppi, le classi medie frustrate, i ricchi disinteressati o sulla difensiva. La crescita è a singhiozzi e si diffonde ovunque, ma è diseguale. Cresce la sensibilità ambientale; ma il pianeta è sempre più a rischio. L’interdipendenza globale ci rende davvero cittadini di un solo villaggio, ma la paura del diverso, dell’altro, ci fa erigere impossibili muri.

Sono queste contraddizioni che sfibrano le persone, svuotano la prospettiva di futuro, esasperano gli animi e ci riportano ad una sorta di far west dove la legge è del più forte.
Eppure, siamo in un’epoca fortunata. Mai l’umanità, nella sua ormai lunga storia, ha potuto disporre, come oggi, di tanti mezzi tecnologici e gestionali, di tanti strumenti comunicativi, educativi e relazionali, di tante opportunità.
Ci sono, dunque, buoni motivi, morali e concreti, per battersi per una nuova civiltà.

Da dove ripartire? Che contributo possiamo dare, singolarmente ogni persona e insieme le comunità – ed in questo modo anche ReS – in questa indefinita e preoccupante transizione?
Quando, ormai circa dieci anni fa, abbiamo dato vita all’Associazione – allora Ares, oggi, ReS – siamo partiti dall’idea che dovevamo contribuire all’affermazione del senso civico.
Dobbiamo riconoscere che, nonostante i molti progressi che ci sono stati, l’affermazione di un comune senso civico, che dia identità alla cittadinanza, resta un obiettivo ancora da realizzare e sul quale tornare a impegnarci.

La responsabilità delle classi dirigenti è sempre direttamente proporzionale alle difficoltà da affrontare. E, quindi, in questo frangente è massima! La responsabilità più grave di chi ci governa, oggi, (a Waghinton, a Pechino, a Mosca, a Brasilia, a Londra, a Roma, ecc) è di aggrovigliare ancora di più questi nodi. Fomentare, disinformare, rifiutare sono diventati, addirittura, un modello di governo. E, ancor peggio, in molti casi, diseducazione, maleducazione, irrispettosità, dileggio, disprezzo, odio, uno status, un comportamento personale, pubblico e privato delle leadership. Sono comportamenti inaccettabili per chiunque, figuriamoci per “Cesare” e la sua famiglia. E quando diventano lo “stile” dei capi, finiscono per influenzare le loro decisioni politiche e diventare un esempio negativo per tutti. Come, più o meno, diceva una recente vignetta di Altan: “Ho scoperto i miei bassi istinti. È una miniera!”.
Ma, la classe dirigente, non è costituita solo dai politici. Migliaia di persone occupano posti di responsabilità nelle Scuole, nelle Università, nei teatri, nelle imprese, nei Sindacati, nelle Associazioni, nelle Chiese… in famiglia, nel quartiere, nel club…
Per dirla chiara, guardandoci attorno, ci vuole, e presto, una “nuova” classe dirigente, dotata di competenza, tolleranza e sensibilità (verrebbe da dire: di fede, speranza e carità)
Anche per questo dobbiamo moltiplicare il nostro impegno.

Verso la riscossa del senso civico

Senso civico vuol dire, dunque, innanzi tutto, rispetto; di se stessi, degli altri, delle comunità e delle istituzioni (a partire, come mi capita spesso di dire, dal – banalmente – “buongiorno”, “buonasera”, “ grazie”, “mi scusi”…). E, col rispetto, la passione civica; la voglia, cioè, di costruire un posto migliore dove vivere e da lasciare a chi verrà.
Senso civico, oggi, vuol dire un nuovo modello di sviluppo sostenibile. La difesa del creato ha bisogno di ben altre politiche di quelle attualmente praticate e, peraltro, contrastate da grandi potenze. Batterci per questo è necessario, ma non basta. Dobbiamo anche cambiare il paradigma dei nostri comportamenti individuali. In una bicicletta parcheggiata nel centro di Roma c’era un cartello appeso al cestino con scritto: “ non sei imbottigliato nel traffico, il traffico sei tu”.

“Senso civico, oggi, vuol dire economia circolare che qualifichi il ciclo produttivo e ne elevi la qualità. Una nuova cultura del “ben-essere” diffuso per ciascuno e per tutti, oltre il consumismo individualistico e lo spreco.

Senso civico, oggi, vuol dire economia circolare che qualifichi il ciclo produttivo e ne elevi la qualità. Una nuova cultura del “ben-essere” diffuso per ciascuno e per tutti, oltre il consumismo individualistico e lo spreco.
Senso civico, oggi, vuol dire una nuova dignità della persona, consentita dalla propria autonomia. Non elemosina e non assistenzialismo, ma politiche attive di integrazione e sussidiarietà.
Senso civico, oggi, vuol dire cittadinanza attiva e protagonista. Democrazia politica ed economica e partecipazione civica vanno riformate e tolte dal ritualismo sterile e dagli orpelli che rendono la democrazia così fragile da essere a rischio.
In poche parole: servono, dunque, Riformismo e Solidarietà!
Ma per riuscirci ci vogliono abnegazione, duro lavoro, studio, ottimismo e costanza e, soprattutto, relazioni. Con la gente e tra la gente.

Ai vecchi amici che ci hanno accompagnato in questi anni e ci accompagnano ancora – e che vogliamo ringraziare del loro sostegno – e ai molti nuovi amici che vogliamo incontrare, confermiamo che la ”riscossa del senso civico” resta il segno distintivo del nostro rinnovato impegno.
Con questo spirito cominciamo questa avventura; il cui avvio accade, simbolicamente, in prossimità di un nuovo anno che sta per cominciare. Un augurio, dunque, affettuoso e sincero, da tutti noi, di un sereno Natale e di un ottimo 2019.

1 commento

  1. Pier, incominciamo a riprenderci i “nostri Valori”, i quali -per merito di “qualcuno” hanno smarrito la retta via-. Colgo l’occasione per ricambiare gli Auguri di buon Natale ed un sereno Anno Nuovo. Cordiali saluti.
    Vincenzo Gelsomino.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here