Diciamocelo chiaramente: ad un anno dall’inizio della pandemia, iniziamo a vedere una leggera luce in fondo al tunnel, figlia (senza mezzi termini) del tanto agognato e, allo stesso tempo, discusso vaccino. Ma siamo solo all’inizio di un percorso lungo mesi che ci porterà forse definitivamente fuori dalla crisi epidemiologica.
E se, altrettanto onestamente, quella sanitaria sta seppur lentamente intraprendendo la strada giusta, la situazione economica non migliorerà ancora per un po’. È quanto mette in evidenza il rapporto Ipsos-Flair 2021 dal titolo “La danza immobile di un Paese al bivio”, presentato nei giorni scorsi al Cnel. Un titolo che descrive il quadro di “una società avvolta in un eterno oscillare tra derive e approdi, il cui tratto essenziale, quest’anno, è marcato dal senso di fragilità e dal vuoto di futuro”.
La situazione attuale è difficile, e le attese di chi si trova a fare i conti con l’ennesima (probabilmente non ultima) stretta per arginare la diffusione del virus sono tutt’altro che positive. “Il 65% degli italiani prevede, per i prossimi sei mesi, un peggioramento della situazione economica del Paese, con un aumento del numero di persone in difficoltà o che perderanno il lavoro. Solo l’8% immagina una situazione di ripresa e di rimbalzo”.
Dal report, che analizza a 360 gradi i cambiamenti dei consumatori, individua le nuove attese verso le imprese, scruta i mutamenti degli assi della politica italiana e osserva come sta evolvendo l’immaginario collettivo del Paese, emerge innanzitutto una frantumazione del ceto medio, passato da quasi il 40% del pre-pandemia al 27% di oggi. Unitamente, si registra una crescita esponenziale della tensione sociale, arrivata a toccare ormai la soglia del 73%, sintomo di un’insofferenza potenzialmente pericolosa. La paura (28%) e l’attesa (33%) sono i due sentimenti dominanti al momento, seguiti da altre due emozioni negative come delusione (24%) e tristezza (22%). Un sentimento di rabbia viene percepito dal 13% delle persone, mentre serenità, dinamismo e passione animano, ciascuna, il 5% dell’opinione pubblica.
E’ stato chiesto al campione delle 1000 persone coinvolte nell’indagine “che cosa la spaventa maggiormente in questo periodo”. E bene, il 57% del campione interpellato ha risposto “la recessione economica”, contro il 43% che ha indicato il Covid. Sintomo evidente di un cambio di gerarchia nel comune sentire derivante dalle difficoltà riscontrare in questo ultimo anno.
Ancora, alla domanda: “Quali sono le parole più importanti per il futuro?”, il 44% degli intervistati ha risposto “stabilità”, il 38% “sicurezza”, il 32% “giustizia sociale”.
Ma come sarà l’Italia post pandemia? Per l’89% del campione ci sarà meno lavoro e più rabbia, per l’87% ci saranno meno possibilità economiche, per l’84% ci sarà meno sicurezza, per il 75% più intolleranza verso gli immigrati e per il 65% meno fiducia in medicina e scienziati.
“Molti dei danni collaterali del Covid li cominciamo a intravedere – ha sottolineato Enzo Risso, presidente e direttore scientifico Ipsos -, ma non riusciamo ancora a pesarne fino in fondo la portata. Non sappiamo quando, se e come finirà la pandemia. Non sappiamo ancora il reale impatto economico, tantomeno quello di lungo periodo: quanti saranno i nuovi disoccupati, quanti professionisti commercianti, operatori turistici o piccoli imprenditori perderanno la propria impresa o attività. Non riusciamo a definire in tutte le sue sfaccettature, la dimensione dei danni arrecati al sapere, alla formazione delle future classi dirigenti, né riusciamo a quantificare – ha concluso – gli effetti futuri sui comportamenti sociali, culturali e sui consumi”.
“Le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia – ha commentato il presidente del Cnel, Tiziano Treu – sono più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedono quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana affinché la transizione epocale in atto sia effettivamente giusta e non si limiti a innovare nelle scelte della economia, ma sappia aiutare le persone a sostenere l’impatto delle novità economiche e tecnologiche e a beneficiarne”.