In Italia si continua a morire di amianto. Una vera strage sociale. Silenziosa e da rimuovere dalle coscienze. L’ultimo rapporto dell’Inail conferma una media di 1500 vittime all’anno, con una punta nel 2013 di 1789 vittime.

L’immobilismo del governo gialloverde

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva esordito con grandi proclami: “Non accetterò che ci sia ancora la dispersione di lastre di cemento amianto lungo le strade o nei greti dei fiumi”. Il Fondo per le Vittime dell’Amianto ha manifestato al Governo e ai Parlamentari della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati la possibilità, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, di portare a 12 mila euro l’assegno assistenziale per le vittime civili del mesotelioma, un tumore dovuto all’esposizione al materiale. Anci, Regioni e sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) hanno sollecitato il Governo a confrontarsi su proposte operative per liberare l’Italia dall’amianto entro il 2028 con l’impegno a fare la propria parte. I sindacati, inoltre, evidenziano che un piano accelerato di bonifica dell’amianto non solo mette in sicurezza la salute dei cittadini, ma potrebbe contribuire a risollevare il settore dell’edilizia che rimane quello che dalla crisi non riesce ancora a risollevarsi. Per ora, da parte del Governo, nessuna risposta, a partire dall’ultima legge di bilancio.

Le scelte dei governi Renzi e Gentiloni

I governi Renzi e Gentiloni hanno riacceso l’attenzione sulla questione amianto nel nostro Paese. In particolare, dopo l’amara sentenza Eternit, Renzi aveva impegnato 145 milioni per la bonifica dei siti e dei comuni dove c’è stata, e in alcuni casi tutt’ora continua a esserci, il maggior numero di decessi. Così che forse oggi Casale Monferrato, l’emblema della tragedia italiana dell’amianto, potrebbe essere il primo comune a fregiarsi della deamiantizzazione, ossia di comune libero dall’amianto. Ma anche Broni di Pavia, Monfalcone, Bagnoli, Biancavilla di Catania, la Fibronit di Bari, Emarese in Val d’Aosta e Balangero di Torino potranno mirare a uscire dall’incubo dell’amianto. Come pure non sono mancati interventi puntuali per situazioni particolarmente drammatiche come i lavoratori dell’Isochimica di Avellino che hanno avuto un tasso di malattie e di vittime dell’amianto fra i più alti in assoluto.

Inoltre dal 2015 le prestazioni del Fondo per le Vittime dell’amianto sono state finalmente aperte a favore dei malati di mesotelioma civili, cioè semplici cittadini vittime per esposizione inconsapevole e incolpevole. Anche le bonifiche delle imprese sono state ulteriormente incentivate, portando il recupero fiscale delle spese sostenute per la bonifica del’amianto a tre anni rispetto ai dieci delle ristrutturazioni edilizie. E ci sono stati i primi bandi di finanziamento per la  progettazione della bonifica dell’amianto negli edifici pubblici, a cominciare dalle scuole. Anche l’agevolazione dell’accesso alla pensione per i lavoratori esposti all’amianto, anche se limitato ai lavoratori della produzione e manutenzione dei  materiali rotabili, è stato reintrodotto riaffermando il principio che la minore attesa di vita per gli esposti all’amianto doveva essere, quantomeno, compensato da un accesso anticipato alla pensione.

Infine nell’ultima legge di bilancio del governo Gentiloni, il finanziamento del Fondo per le vittime del’Amianto è stato quasi raddoppiato passando da 29,3 milioni a 49 milioni all’anno, con un grande vantaggio della disponibilità immediata delle risorse con il contributo diretto dell’Inail.

Il ruolo dell’Inail

In questo contesto, il governo gialloverde avrebbe potuto rafforzare il ruolo dell’Inail nel supporto economico e assistenziale alle vittime, ancora parziale rispetto ai reali fabbisogni. A confermarlo sono i numeri. Nel bilancio 2017, le prestazioni a favore dei lavoratori sono state ridotte, mentre l’Istituto ha avuto un avanzo di gestione di 1 miliardo e 630 milioni. Sono 27, invece, i milioni che andranno a compensare i lavoratori malati e deceduti a causa dell’amianto. Il vero fabbisogno sarebbe di 270-300 milioni per compensare adeguatamente tutte le vittime, come avviene in Francia. Manca ancora uno zero. Il Governo Lega-M5S potrebbe aggiungere lo zero che manca per una vera riforma del risarcimento delle vittime dell’amianto e disporre che l’Inail dia piena copertura alle richieste di contributi delle imprese che chiedono di bonificare l’amianto. Negli ultimi tre anni, infatti, l’Istituto ha soddisfatto solo il 25% delle richieste delle aziende per la bonifica dell’amianto. Inoltre, l’Inail non stanzia fondi per l’assistenza, la cura e la riabilitazione dei malati di mesotelioma, che per il 70% dei casi sono dovuti a esposizione lavorativa. Servirebbe, insomma, uno sforzo congiunto che non guardi alla sola tenuta economica del bilancio.

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