Le analisi del voto – e le elezioni europee non sono da meno – non sono mai semplici e spesso si prestano a numerose interpretazioni, non sempre scevre da interessi di parte. Per questa ragione è sempre molto complicato analizzare un voto d’opinione quale è storicamente quello delle europee, alla luce dei possibili scenari legati al futuro di una determinata amministrazione. Alcuni dati, tuttavia sono abbastanza chiari e mostrano come Roma stia lentamente tornando verso il consueto bipolarismo fra centrodestra e centrosinistra, nonostante il M5S rimanga in molti territori il possibile arbitro della contesa.
Qualche avvisaglia si era già avuta con le elezioni del III e dell’VIII municipio dello scorso anno, che avevano registrato la vittoria del centrosinistra al primo turno a Garbatella (VIII Municipio) e il ballottaggio in III municipio fra il candidato civico Giovanni Caudo, sostenuto dal Partito Democratico e quello della Lega, appoggiato dalle forze tradizionali del centrodestra. Ad un anno di distanza da quel voto lo scenario apparirebbe confermato, anche in considerazione del rafforzamento della Lega nella capitale.
 

Il Pd torna ad essere il primo partito, ma la città è ancora divisa fra centro e periferia

Nella Capitale il Partito Democratico è tornato ad essere il primo partito con il 30% dei consensi, affermandosi in 11 municipi della città, attestandosi in seconda pozione nel quinto, nel quindicesimo municipio e ad Ostia ed arrivando terzo dietro la Lega e il M5S soltanto a Tor Bella Monaca (VI municipio). Un voto favorevole ai democratici che tuttavia non possono certo dormire sonni tranquilli. Se le percentuali bulgare del 40% al Pd, infatti, consentirebbero alla coalizione di centrosinistra di confermare la vittoria al primo turno nel I e nel II municipio, nel resto della città la battaglia sarebbe davvero incerta.
Il centrosinistra sarebbe ad un passo dalla possibile vittoria al primo turno soltanto in VIII e XII municipio, mentre stando ai voti delle europee il centrodestra unito strapperà al primo turno il VI Municipio e andrebbe molto vicino a riprendersi anche il XV municipio. Nel resto della città, al contrario, si profilerebbe sempre il turno di ballottaggio, con un leggero vantaggio per la coalizione di centrosinistra in III, VII e IX municipio e viceversa con un vantaggio più marcato per il centrodestra in IV, V, X, XI, XIII e XIV municipio.
A fare da spettatore ed ovviamente arbitro della contesa ci sarebbe sempre il M5S, che pur in calo ha confermato una presenza ancora solida soprattutto in VI e X municipio, dove ha conservato tra il 23 e il 24 per cento dei voti e in IV, V e XI municipio dove è rimasto attestato intorno al 20%. Il voto dei grillini al ballottaggio si rivelerebbe probabilmente decisivo anche in III, VII, XIII e XIV municipio, dove il movimento della Sindaca ha mantenuto la percentuale nazionale delle europee.

Lo scenario dell’alleanza gialloverde a Roma

Esisterebbe poi uno scenario ad oggi impensabile, viste le continue polemiche tra Matteo Salvini e Virginia Raggi sull’amministrazione della capitale, ma comunque possibile qualora il governo giallo-verde dovesse continuare a guidare il Paese nei prossimi due anni. Tutti i calcoli analizzati fino ad ora, infatti, salterebbero qualora la Lega e il M5S si presentassero insieme alle comunali di Roma con un candidato sindaco comune e candidati presidenti unitari in tutti i municipi. Stando al voto delle europee, il centrosinistra resisterebbe a questo scenario vincendo al primo turno soltanto in I e II Municipio e rimanendo in discreto vantaggio al ballottaggio in VIII e XII municipio. La coalizione giallo verde conquisterebbe invece al primo turno il V, VI e X municipio, presentandosi al ballottaggio in forte vantaggio in IV, XI, XIII e XIV municipio. Un emozionante testa a testa si terrebbe in III, VII e IX municipio, mentre nel XV Lega e M5S sarebbero favoriti, pur ottenendo meno voti di una possibile coalizione di centrodestra.
In questo scenario l’arbitro della contesa sarebbe molto probabilmente il partito dei Fratelli d’Italia, già vicino alla Lega anche se non organico al governo. Se il movimento di Giorgia Meloni entrasse in coalizione con Lega e M5S, al centrosinistra rimarrebbero solo 4 municipi e scarsissime possibilità di elezione di un proprio sindaco.

Le europee non sono le comunali

Le elezioni europee per loro natura non sono paragonabili alle elezioni amministrative e possono quindi semplicemente fornire spunti di riflessione e punti di riferimento da cui partire. Dai dati della consultazione di domenica scorsa, tuttavia, emerge chiaramente come l’indubbia crescita del Partito Democratico in città non sia di per se condizione sufficiente a garantire l’elezione di un Sindaco di centrosinistra e si debba quindi innestare all’interno di un processo costituente in grado di dare vita ad una coalizione politica larga, in grado di mobilitare le tante forze civiche, che attualmente non si trovano all’interno dei gruppi dirigenti dei partiti tradizionali del centrosinistra.
Un progetto che il segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha già sperimentato nel Lazio e che anche a Roma potrebbe produrre buoni frutti. A patto che la figura di Sindaco da proporre ai romani rappresenti davvero un modello di serietà, competenza e capacità.

(l’autore è Delegato dell’Assemblea Nazionale Pd e Coordinatore della Segreteria Pd di Roma)

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