“Napule è ‘na carta sporca e nisciuno se ne importa”, cantava qualche anno fa quel fantastico figlio di Napoli che fu Pino Daniele. Sembra molto attuale il verso di quella canzone, se guardiamo alla disastrosa situazione finanziaria che il neo sindaco Gaetano Manfredi ha ereditato dalle precedenti amministrazioni partenopee. Manfredi, nell’accettare la sua candidatura, aveva avuto rassicurazioni dai vertici nazionali dei partiti della maggioranza governativa che lo sostenevano, su un poderoso intervento dello Stato sul debito della città. Era (ed è) questo il presupposto indispensabile perché la nuova amministrazione possa avviare un percorso virtuoso sia nella gestione del bilancio che sulla qualità dei servizi offerti ai napoletani.

Dalle prime ricognizioni effettuate dall’assessore al Bilancio e al patrimonio, Pier Paolo Baretta, emergono alcuni fatti:
1 – il Comune di Napoli ha complessivamente circa 5 miliardi di debiti;
2 – contemporaneamente ha crediti per circa 2 miliardi, ma parte di questi sono inesigibili;
3 – la struttura amministrativa del Comune è fortemente indebolita perché, al contrario di quanto si possa immaginare, il numero dei dipendenti è ampliamento al di sotto del minimo necessario per produrrei servizi indispensabili e per svolgere il suo ruolo di controllo sulla lealtà fiscale dei cittadini napoletani (mi riferisco alla riscossione dei tributi e delle multe);
4 – il Comune è titolare di un notevole patrimonio immobiliare, fatto sia di immobili di pregio che di tante strutture fatiscenti. Un patrimonio mal gestito sia sotto il profilo manutentivo che sotto quello della valorizzazione, che di fatto, anziché essere una risorsa, genera ulteriore debito nei conti comunali;
5 – le “partecipate” del Comune non sono tantissime, a confronto di altre città di analoghe dimensioni, e non hanno neanche dei conti particolarmente disastrati. Ciò che è ampiamente deficitaria è la qualità e la diffusione sul territorio dei servizi che dovrebbero erogare ai cittadini napoletani.

Da questa fotografia della realtà amministrativa della città di Napoli emerge con drammatica chiarezza che il malinconico verso della bellissima canzone di Pino Daniele riguarda sì lo Stato centrale, che non può e non deve abbandonare a sé stessa la terza città del Paese nonché prima del Mezzogiorno, ma riguarda allo stesso modo i napoletani. Questi devono essere più coinvolti e consapevoli che l’equilibrio di bilancio è la condizione necessaria per pretendere di avere servizi più adeguati alle necessità di tutti, e riguarda i dirigenti delle società partecipate, che devono farsi carico della qualità dei servizi che erogano.

Napoli ha bisogno di uno sforzo straordinario da parte di tutti i soggetti che concorrono al destino della città. Ci vuole una assunzione collettiva di responsabilità all’altezza della sua storia, della sua vivacità culturale, della generosità del suo popolo, della sua bellezza, della sua fama nel mondo.

Oggi si parla tanto di PNRR, e in effetti esso costituisce un’opportunità unica per recuperare i divari che dividono il nostro Paese. Le differenze dei sistemi territoriali, quelle di genere e quelle generazionali, sono le tre questioni che la UE ha messo a fondamento di questa straordinaria erogazioni di fondi. I progetti e le riforme del PNRR, se non sono finalizzati ad eliminare questi divari, saranno fallimentari (e dovremo restituire i soldi !).

Il Governo nazionale deve avere ben chiaro che se il Sud del Paese non è messo in condizione di utilizzare le opportunità del PNRR, fallirà la sua missione principale. Non bastano gli 80 miliardi destinati al Sud; non bastano non perché siano pochi, ma perché oltre alle risorse finanziarie ci vogliono quelle amministrative e gestionali. Napoli, da questo punto di vista, è emblematica per tutte le altre città del Mezzogiorno. Per questo Napoli ha bisogno, nell’immediato, di alleggerire in maniera sostanziale il debito e realizzare un piano di assunzioni delle figure professionali necessarie sia a promuovere e gestire il PNRR che la gestione amministrativa ordinaria.

La nuova amministrazione della città, guidata da Manfredi, sta lanciando la sfida per una Napoli più efficiente, più accogliente, più vicina ai bisogni dei suoi abitanti e dei suoi visitatori. Questa sfida per essere vinta ha bisogno di uno scatto di orgoglio dei napoletani, di un forte risveglio del loro senso civico. Napoli ha tante eccellenze, ha tanti miti, ma non bastano Maradona, Sorrentino o Servillo, per smentire quel verso di Pino Daniele. Tutti devono, dobbiamo dire, che “ce ne importa”, sapendo che Napoli è “a voce de’ criature che saglie chianu chianu e tu sai ca’ non si sulo”.

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