Il nuovo corso del Pd guidato da Enrico Letta non ha deluso le aspettative. Fin da subito il neosegretario ha elencato una serie di priorità che hanno dato una forte connotazione all’azione politica del Partito Democratico, con scelte coraggiose su tutti i fronti. Il ruolo delle donne nel partito, il voto ai giovani, lo Ius soli, l’attenzione alle istanze del territorio, la democrazia economica sono solo alcuni dei temi toccati da Letta, che hanno dato nuovo entusiasmo ai militanti del partito e animato il dibattito politico.
Sulle donne non si è perso tempo: il 25 marzo Simona Malpezzi è stata eletta capogruppo del Pd al Senato: “Darò forma e sostanza ad una leadership femminile – ha detto l’ex sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento – non voglio essere solo la presidente di tutti, ma una presidente che intende dare forma e sostanza ad una leadership femminile”. Qualche giorno più tardi, il 30 marzo, è stata la volta di Debora Serracchiani, eletta Presidente del Gruppo Pd alla Camera: “L’arrivo di due donne alla guida dei gruppi di Camera e Senato – ha dichiarato – è un grande passo avanti, non solo per le donne ma per il Pd. Una leadership che le donne si prenderanno non perché le ha indicate qualcuno, ma perché hanno capacità di fare politica”.
Una delle proposte che ha fatto più discutere è sicuramente il voto ai 16enni, “una battaglia divisiva e complicata”, come ha ammesso lo stesso Letta, ma indispensabile per “allargare il peso dei giovani nella società”. Il Pd darà il buon esempio: “Dobbiamo essere il partito che fa parlare i giovani e non che parla dei giovani – ha detto Letta – e solo se li coinvolgeremo potremo dire di aver vinto”.
Il rilancio dello Ius soli è un altro tema dibattuto e divisivo, che distanzia nettamente il Pd dalla Lega, suo “alleato” di Governo. Dichiarare che “il governo Draghi può essere il periodo giusto per far nascere la normativa di civiltà dello Ius soli” ha provocato numerosi mal di pancia nella maggioranza, ma è un elemento distintivo del Pd rispetto alle politiche migratorie del centrodestra.
Molto apprezzato nel popolo dem anche l’invio ai Circoli di una sorta di vademecum di idee, utile ad aprire una discussione sulle priorità e sull’azione politica del partito. Insomma, una grande campagna d’ascolto della base che porterà in estate e in autunno al lancio delle Agorà democratiche, un progetto per disegnare il partito del futuro. Iniziative che sembrano portare nuovo entusiasmo nei Circoli, con una impennata record delle tessere online. Il territorio è uno dei pilastri del nuovo corso lettiano: il neo segretario ha affidato al suo vice Peppe Provenzano anche la responsabilità delle politiche di Prossimità, una novità nella segreteria del partito.
Infine, ma non da ultimo, il riferimento fortissimo a una nuova economia partecipativa, a un nuovo welfare inclusivo, attraverso la proposta della partecipazione dei lavoratori alle decisioni e agli utili delle imprese. Si tratta di un tema delicato e complesso, con molte resistenze ad esempio in Confindustria, che anni fa bloccò un testo unificato sul tema, che sembrava invece largamente condiviso. L’apertura di Letta è stata vista con grande favore da Pier Paolo Baretta (“è la democrazia economica che, finalmente, prende corpo nella linea del riformismo italiano”) e da Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl. Per quest’ultimo “la partecipazione è la strada per far aumentare la produttività, la qualità dei prodotti e i salari, concorrere alle scelte del management, arginando l’antagonismo sterile”. Per Sbarra “il terreno di confronto e maturazione restano le libere e autonome relazioni sindacali e la contrattazione, ma occorre anche una legge che dovrebbe favorire fiscalmente la partecipazione azionaria in forma collettiva dei lavoratori e sostenere i fondi contrattuali, che oggi vengono tassati impropriamente come i guadagni di borsa”.
Il reale avvio di un percorso partecipativo, almeno nelle aziende più strutturate, presuppone che partecipazione e responsabilità avanzino di pari passo. La crescita del welfare aziendale nel 2020, certificata dal rapporto “Censis-Eudaimon”, fa ben sperare, mentre aumenta il numero delle imprese che ricorrono alla contrattazione integrativa. Come propone la Cisl, si potrebbe prendere a modello il Mitbestimmung tedesco, con i i rappresentanti dei lavoratori che siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese e svolgono una funzione non solo di controllo ma di co-decisione riguardo alle scelte strategiche del management.
Le opportunità offerte dal Recovery Fund riusciranno a far portare a casa il punto, dopo oltre un decennio di tentativi legislativi andati a vuoto? La sfida lanciata da Letta è ambiziosa, ma se si riesce a vincerla è destinata a produrre cambiamenti epocali nel mondo del lavoro e delle relazioni industriali.