Negli anni ’30 del novecento Fortunato Depero, con l’opera Sintesi veneziana, ci restituisce una visione immaginifica, rutilante, caotica della città di Venezia, quasi fosse lo spazio italiano per eccellenza del dinamismo umano e architettonico alternativo alla New York da cui era appena tornato. Eppure ad osservarla attentamente la sua laguna, scomposta e riassemblata come un collage, evoca la sintesi ricomposta della Venezia di oggi, e dei prossimi dieci anni, e con lei diremmo dell’intero Paese.
In questi ultimi anni di dissesti idrogeologici, crisi economiche e politiche, ora anche sanitarie, dovremmo aver acquisito ogni possibile consapevolezza che l’Italia, e Venezia per sintesi dell’intero paese, è un’entità naturalistica, antropologica e politica assai delicata e per questo fortemente ecosistemica.
Il nostro è un territorio, ambientale e geopolitico, nel quale la forte interdipendenza tra le scelte fatte dal governo centrale ed il loro effetto moltiplicatore su regioni, comuni e città, oggi più di ieri, rischia di determinare un corto circuito dagli effetti disastrosi, proprio perché mancante di una adeguata intersezione con le realtà locali.
La fotografia scattata da Ecosistema Urbano 2020 – il report annuale sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani redatto da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 – conferma che il paese procede a più velocità: una più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili; una che si pone come obiettivo primario la progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini e la crescita degli spazi naturali; un’altra più statica con un “andamento troppo lento” nelle performance ambientali soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica.
Certo, difficile immaginare un cambio di passo nell’anno impantanato dal Covid-19, ma le risorse che l’UE ha destinato all’Italia per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile 2030 nelle aree urbane, in quanto innervatura portante nel nostro Paese, necessitano di una visione globale, unitaria eppure sempre più collaborativa. E’ proprio qui che si gioca la partita fondamentale per fronteggiare le tre crisi attuali – sanitaria, economica e climatica: progettare la modernizzazione del Paese partendo dai territori.
Ed ecco che Venezia diviene sintesi del Paese.
Venezia è baricentro di terra e di mare nella rete di relazioni vive e vitali tra Europa e Oriente, come pure tra Mittel Europa e Paesi del Nord Africa. Alla vocazione turistica e culturale Venezia può interconnettere un nuovo protagonismo nell’economia metropolitana e marittima-industriale.
Venezia può essere e crescere come città residenziale, sostenibile, verde, ma anche volano di lavoro e sviluppo economico attraverso progetti rispettosi del proprio contesto sociale, di rigenerazione ecologica delle attività produttive ed energetiche, di valorizzazione della vocazione dei suoi molteplici territori.
Nel grande puzzle della nuova Venezia c’è il memorandum d’intesa siglato tra Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale e Gruppo Sapio con Hydrogen Park per l’istituzione di un hub per l’idrogeno verde nell’area portuale di Porto Marghera. Si tratta di un progetto che punta a trasformare gli ecosistemi portuali in poli di energia pulita per sistemi elettrici integrati, per l’idrogeno e altri vettori energetici a basse emissioni. Una sorta di Hidrogen valley d’area vasta metropolitana che coniuga sviluppo con tutela sociale ed ambientale. Dunque Venezia esempio moltiplicatore dei porti del futuro, incubatori di innovazione tecnologica e non più soltanto aree di scarico e carico merci.
E poi le esposizioni, il Salone nautico, la Biennale dell’architettura e la Mostra del cinema: intreccio visionario e tangibile del forte legame tra cultura, artigianato, economia, ricerca, innovazione tecnologica e ambientalismo. Il CNR presenta a La Biennale, nel Padiglione Italia, uno studio frutto del lavoro collaborativo con la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia e con l’ENEA che approfondisce l’uso delle tecnologie di osservazione da remoto per la valutazione della resilienza, dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento del livello del mare nella Laguna. Lo studio sulla Laguna ha consentito di valutare le ripercussioni del riscaldamento globale su tutte le zone costiere italiane, che in assenza di interventi di mitigazione e adattamento entro il 2100 ridurranno la loro estensione di oltre 385 km ed oltre 5600 km quadrati.
Dunque, altri tasselli sono quelli che descrivono Venezia come luogo ideale di confronto tra protagonisti della ricerca e dello sviluppo sui temi del clima, della cura e delle questioni demografiche. Tasselli che stentano a trovare la strada della loro effettiva realizzazione, che inspiegabilmente si inceppano nei nodi polemici delle trame politiche, nella debolezza di una regia locale che stenta a far convergere le diverse volontà della “triangolazione istituzionale Stato-Regione-Comune” ora più che mai necessaria.
Alla vigilia del Vertice dei Ministri dell’Economia G20 di luglio che si svolgerà all’Arsenale, la città ha l’occasione per mostrarsi quale “Sintesi veneziana” dello scenario nazionale ed internazionale di ripresa, che sia incentrata sulle necessità delle persone, la tutela del territorio, il sostegno al lavoro, la protezione sociale, il migliore impiego delle energie rinnovabili e un chiaro impegno alla protezione della stabilità climatica e dell’ambiente. Riuscirà a cogliere l’occasione?