È del tutto comprensibile la reazione di Zaia al “tradimento” del suo governo sull’autonomia differenziata. Su di essa il Presidente del Veneto ha giocato tutta la sua autorevolezza e ha, col Referendum, ottenuto un consenso popolare indiscutibile. Tant’è che, con il Governo Gentiloni, ne abbiamo preso atto e avviato un confronto serio che ha portato a un primo protocollo di intenti.
I guai sono cominciati col Governo Pentastellato, che la Lega di Zaia sostiene. Sia per la lungaggine del confronto, ma, soprattutto, per un disaccordo di merito sulle competenze da decentrare. E, così, tra un tira e molla, si trascina da mesi questa incresciosa situazione e risultati non se ne sono visti, nonostante il Veneto avesse ottenuto che la materia fosse seguita da un ministro veneto.
Ora sembra essere giunto l’epilogo. Su un punto cruciale delle rivendicazioni: la competenza regionale in materia di istruzione e di gestione della classe docente, il Governo non sembra intenzionato a cedere. È quanto dice esplicitamente il Presidente Conte nel suo appello ai cittadini lombardi e veneti.
Non è importante, in questo momento, discutere su dove risiedano le ragioni e i torti o se, in effetti, le rivendicazioni di Zaia siano state troppo radicali, del tipo voglio tutto e subito. Sostenuto, in questa radicalizzazione, da una squadra di consiglieri di tutto rispetto, ma che ha messo un po’ troppa ideologia (e politica!) nella loro funzione di esperti. Ciò che importa, in questo delicato frangente, è chiedersi se sia meglio un conflitto istituzionale, così come prospettato da Zaia e Fontana, con il “non firmo” dichiarato, i cui sbocchi non sono facilmente calcolabili o non sia più importare trarre il massimo possibile dalla battaglia autonomista e consolidarne il principio e una buona parte della sostanza, quale può emergere da un accordo di compromesso. Una mediazione può sembrare al ribasso rispetto al tutto richiesto, ma può, al contrario, rendere irreversibile la prospettiva dell’autonomia in un quadro di unità nazionale.
? Il Governo dia subito vita alla sua proposta di #autonomia in maniera tale che si possa confrontarla con la nostra e se ci sarà un punto d’incontro la firmeremo.
BASTA MANFRINE, la pazienza è finita. pic.twitter.com/OKqqGj6Ir3— Luca Zaia (@zaiapresidente) July 22, 2019
È evidente che dico ciò senza badare agli interessi di parte (di chi potrebbe trarre qualche vantaggio da una sconfitta di Zaia, per di più dal governo “amico”). E lo dico anche a prescindere dai miei dubbi, non sul federalismo (vera occasione persa dalla politica italiana – soprattutto da Lega e Pd – negli scorsi anni!), ma sull’autonomismo per come è stato caricato di significati “liberatori”, che hanno finito per creare un mirabolante obiettivo, anche emotivo, rispetto al merito, mettendo i veneti a rischio di questo “cul de sac”, poiché nessuno poteva ragionevolmente pensare che si trattasse di una passeggiata.
Lo dico perché penso che una sconfitta del Veneto (intendendo per sconfitta sia il non raggiungimento del risultato sia un eccesso di conflittualità con il resto d’Italia) avrebbe oggi un rinculo negativo sulla stessa identità veneta, così fomentata dalla battaglia referendaria, ovvero sulla visione del Veneto su se stesso. Col timore che ciò comporti ripercussioni anche sul piano sociale ed economico. Il Veneto, infatti, è una delle più importanti regioni produttive d’Europa ed è tale anche per l’orgoglio con il quale i veneti (imprenditori, operai, artigiani, commercianti e professionisti) affrontano le sfide quotidiane, sempre più complesse. Un loro isolamento o una loro umiliazione, dovuta all’intransigenza di chi li guida, non aiuta la prospettiva.
Dolomiti e prosecco sono Patrimonio dell’umanità, le Olimpiadi sono in arrivo: parliamo di una piccola parte del ruolo che il Veneto e i Veneti sono chiamati a giocare nel prossimo futuro. E, a ben vedere, una buona intesa sui costi standard, o meglio fabbisogni, che superi la spesa storica, serve a noi ben di più di qualcuna delle 23 materie in discussione.
Insomma, per non farla lunga: cosa conviene di più ai Veneti? Uno scontro, magari esaltante, che accentua l’autonomismo verbale contro Roma e il Sud, ma dall’esito dubbio e con una possibile soluzione evanescente o una soluzione di compromesso che garantisce un buon 80% delle richieste e consente di cambiare davvero il volto istituzionale della Repubblica?
Si parla spesso di differenza tra strategia e tattica. Tra prospettiva di lungo periodo e convenienza di breve. Beh, questa è una buona occasione per vedere cosa prevale…
(articolo pubblicao su Il Gazzettino, ed. 24 luglio 2019)