25 Aprile, 1° Maggio. Due date simbolo che evocano momenti diversi di un’unica storia: quella per la libertà. Libertà da ogni oppressione; da ogni schiavitù; da ogni privazione della dignità. Libertà per ciascuno e per tutti; singola persona e comunità.
Il 25 aprile rappresenta la conquista della libertà del nostro popolo dalla dittatura fascista e l’avvio della Democrazia in Italia. Su questo presupposto è stata fondata la Repubblica. La quale, appena nata, ha deciso di fondare se stessa su un altro presupposto: il lavoro. I Padri fondatori, scegliendo così il primo articolo della nostra Costituzione (“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”) hanno creato un legame indissolubile tra le due date. Per una di quelle casualità della storia che assumono un particolare simbolismo, le due date cadono a breve distanza l’una dall’altra, disegnando un percorso ideale che caratterizza il nostro destino di popolo.
Per quanto scolpiti nella carta costituzionale, nessuno di questi valori è sicuro per sempre. Lo vediamo in questi giorni. Io credo che possiamo essere fiduciosi che la struttura repubblicana e democratica del nostro Paese sia solida, ma non possiamo ignorare il logoramento che subiscono ogni giorno, sempre più intensamente e spudoratamente, le nostre Istituzioni. Non possiamo non denunciare che vediamo poco praticata la responsabilità primaria di difendere la democrazia, i suoi valori fondanti, da chi è stato eletto dal popolo ed ha il compito di governarci in nome della Costituzione repubblicana e antifascista.
Ma, anche il popolo, che esercita la sua sovranità “nelle forme e nei limiti” stabiliti dalla Costituzione, deve assumersi le sue responsabilità. Non possiamo sottovalutare la crescente disaffezione, la intolleranza dell’altro; la assuefazione alla assenza di pace.
Dobbiamo reagire a questo scivolamento verso il basso della tensione democratica incrementando la partecipazione civica. Questo è anche il senso di quanto raccontano le due date: il 25 Aprile, la storia della liberazione politica; il 1° Maggio, quella della emancipazione sociale. Entrambe dimostrano che bisogna difendere, custodire e rigenerare costantemente questi presupposti: libertà, democrazie, lavoro.
I concetti e il modo di viverli si evolvono. Oggi la libertà copre aspetti inediti che necessitano di nuovi strumenti e regole per garantirla: l’Intelligenza Artificiale è sufficiente per comprendere questa nuova complessità. Ciò vale anche per la democrazia, storicamente racchiusa dentro confini nazionali. La loro esistenza evoca appartenenze e culture, emozioni e storie di popolo, che vanno rispettate e valorizzate. Ma in economia, nelle comunicazioni, nei trasporti, negli scambi commerciali i confini persistono solo per convenzioni inadeguate alla dimensione globale del nostro vivere. Così il lavoro. Le grandi conquiste dei lavoratori, che sono poi diventate conquiste di tutta la società, sono oggi messe in discussione dalle tecnologie più sofisticate che trasformano la natura stessa del lavoro e richiedono la costruzione di una nuova dignità della persona.
Viviamo tempi nuovi, difficili; segnati da una crisi globale, politica, umanitaria, ambientale, che pone un drammatico interrogativo sul futuro. Non solo sulla sua qualità, ma sulla sua possibilità. Eppure disponiamo di mezzi e strumenti che mai si sarebbero sognati i protagonisti delle lotte che ricordiamo il 25 Aprile e il 1° Maggio. Queste due date, che ci sembrano così lontane da queste nuove sfide, ci vengono, invece, in aiuto; perché, in entrambi i casi, ci parlano di storie riuscite. Riuscite perché i loro protagonisti, a fronte di grandi sofferenze e martiri, hanno insistito, lottato, con tenacia e coraggio, per realizzare gli obiettivi dichiarati, sostenuti da una incrollabile fiducia in un futuro migliore. E lo hanno costruito. Ecco perché queste date, così unite, devono costituire l’occasione per riflettere su tutto ciò che ci attende, alla luce di quanto abbiamo avuto in dono da chi ha liberato l’Italia il 25 aprile del 1945 e da chi ha lottato per la dignità del lavoro il 1° maggio del 1866, sacrificando, in entrambi i casi, la propria vita.
Entrambe queste storie sono portatrici di speranza. Sarà per questo che, pur evocando storie drammatiche, sono entrambe delle… feste.