Poco più di due mesi fa riportavamo i dati del secondo rapporto trimestrale Inps relativi al Reddito di Cittadinanza, misura cardine del primo Governo Conte, baluardo M5S. Prossimamente è atteso il nuovo report dell’Istituto che contribuirà a completare il quadro e ci consentirà di analizzare numeri che si riferiscono ad un lasso temporale più vicino al primo anno di vita effettivo. Ma si sa, i bilanci si fanno a fine anno, e una misura così importante come il RdC (per tutto quel che significa a livello economico e sociale) merita, dati disponibili alla mano, un bilancio 2019.
E dunque, in attesa del nuovo Rapporto Inps, ci giungono in aiuto i dati dell’Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro) la quale riporta che, al 10 dicembre, sono 28.763 – su un totale di 791.351 avviabili all’attività lavorativa – le persone che hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza.
Il numero dei quasi 29.000, secondo Anpal, è il “segno dell’accelerazione che si è avuta nell’ultimo mese: +63,6% rispetto alla precedente rilevazione del 21 ottobre”. In particolare degli oltre 2,3 milioni di beneficiari del reddito di cittadinanza, circa un terzo (i 791.351) è tenuto al patto per il lavoro, di cui 331.614 hanno svolto il primo colloquio presso i centri per l’impiego, e di questi ultimi 220.430 hanno sottoscritto il patto di servizio necessario per la presa in carico da parte del Cpi e per la somministrazione delle proposte di lavoro. Gli altri vengono inviati ai Comuni per firmare il patto per l’inclusione sociale.
Con un aggiornamento del 13 dicembre, inoltre, Anpal rileva che sono stati attivati 422.947 beneficiari, convocati dai centri per l’impiego per poter partecipare alla prima fase preparatoria del percorso finalizzato alla ricerca di un impiego e a ricevere offerte di lavoro congrue al proprio profilo.
Per quanto riguarda la formalizzazione contrattuale, l’Agenzia registra che dei 28.763 che hanno trovato lavoro il 67,2% ha un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato. Di questi il 67,9% ha un’età inferiore ai 45 anni, il 58,6% sono uomini e il 41,4% sono donne.
La così detta fase 2 del reddito di Cittadinanza – quella di accompagnamento al lavoro del beneficiario -sembrerebbe iniziare ad uscire da una fase di rodaggio di certo non proprio snella (le prime convocazioni sono iniziate a settembre). Entro gennaio, sottolinea Anpal, partirà anche la fase di politica attiva di ricollocazione. Ad oggi, per quanto riguarda la figura del Navigator, le attività svolte dai 2.366 contrattualizzati al 31 ottobre 2019 si sono concretizzate nel supporto agli operatori dei centri per l’impiego nella convocazione e accoglienza di 109.709 beneficiari del reddito di cittadinanza e nell’assistere gli operatori dei Cpi nella gestione del primo appuntamento e dei colloqui orientativi di 33.110 beneficiari.
Il RdC è tornato proprio pochi giorni fa agli onori della cronaca politica, stretto nell’affannoso dibattito tra coloro che vorrebbero abolirlo e chi invece continua a crederci. Come detto in apertura, al momento i dati su cui poter fare i conti sono questi, con l’aggiunta, se vogliamo, di una realtà che ci riporta anche i diversi casi dei soliti furbetti. Il prossimo rapporto Inps saprà sicuramente dirci qualcosa in più.
L’augurio è che il 2020 sia comunque per molti, giovani e meno giovani, un anno di rinascita a partire proprio da una nuova esperienza lavorativa che manca da tempo.