Nel libro di Papa Francesco, dal titolo «La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore», il Santo Padre ha chiesto un’indagine per determinare se le azioni di Israele a Gaza possano configurarsi come un “genocidio”, scatenando la reazione sdegnata dello Stato ebraico. Il volume, a cura di Hernaín Reyes Alcaide (Edizioni Piemme), esce il 19 novembre nelle librerie in Italia, Spagna e America Latina, e poi a seguire in vari altri Paesi. Il volume è una riflessione sulla famiglia e l’educazione, sulla situazione sociale, politica ed
economica del pianeta, su geopolitica e migrazioni, sulla crisi climatica, le nuove
tecnologie e la pace. Il Papa si era già espresso pubblicamente in un recente Angelus contro la guerra fra israeliani e palestinesi. In un recente Angelus aveva definito «attacchi inumani» quelli messi in atto in Palestina, pur avendo invitato subito dopo i fedeli a non dimenticare Israele e tutte le nazioni che vivono la tragedia della guerra. Nel libro Francesco dice anche che in Medio Oriente, molte nazioni come la Giordania o il Libano, continuano ad essere la salvezza per milioni di persone in fuga dai conflitti della zona, mentre chi lascia Gaza lo fa anche perché si trova nel pieno di una carestia dovuta alla difficoltà di far arrivare cibo e aiuti nel territorio.
Il Papa nel nuovo volume inquadra il problema dei profughi palestinesi nel più ampio
contesto dei fenomeni migratori soprattutto dall’Africa, e ricorda quando durante un viaggio
fatto nel 2023 nella Repubblica Democratica del Congo aveva già denunciato il problema
del saccheggio alle risorse compiuto da alcune nazioni, che ha trasformato il colonialismo
economico in nuova schiavitù. Mentre gli Stati predatori sfruttano le ingenti risorse del continente africano, il Papa definisce insanguinati i diamanti sottratti alla popolazione che non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse. Infine una stoccata ai leader di quei paesi che mettono in atto politiche di lotta alle migrazioni e chiede a questi stessi leader di interrogarsi sul neocolonialismo che esiste ancora oggi in molte nazioni africane. Ricorda ai governanti che «Una volta accolti e poi protetti, i migranti vanno promossi, va favorito il loro sviluppo integrale, va loro data “la possibilità di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore». Il problema, che tocca tutti noi, va affrontato attraverso l’integrazione dei Paesi di origine, di
transito, di destinazione e di ritorno dei migranti, e di fronte a questa sfida Francesco chiama alla coesione tutti i Paesi, perché «nessun Paese può essere lasciato solo e nessuno può pensare di affrontare la questione isolatamente attraverso leggi più restrittive e repressive, talvolta approvate sotto la pressione della paura o in cerca di vantaggi elettorali.
Al contrario, sostiene che, così come assistiamo alla diffusione di una globalizzazione
dell’indifferenza, bisogna rispondere con “la globalizzazione della carità e della
cooperazione, affinché le condizioni degli emigranti siano umanizzate». Vanno cioè sostenuti i Paesi periferici, sostiene il Papa, in molti casi quelli di origine delle migrazioni, per neutralizzare le pratiche neocolonizzatrici che cercano di perpetuare le asimmetrie.
Una volta che il mondo saprà portare avanti accordi per promuovere lo sviluppo locale di
coloro che altrimenti finirebbero per migrare, è importante che i governanti di quei Paesi,
chiamati a esercitare la buona politica, agiscano in modo trasparente, onesto, lungimirante
e al servizio di tutti, soprattutto dei più vulnerabili. Poi un invito del Papa alla collaborazione intergenerazionale, al valore degli anziani, perché sono portatori di conoscenza e nessuno meglio di loro può dare la testimonianza viva di alcuni eventi che non devono ripetersi mai più sul nostro pianeta. Infine Francesco ricorda che questo sarà il primo Giubileo contrassegnato dall’avvento di nuove tecnologie e si svolgerà nel pieno di un’emergenza climatica come quella che stiamo attraversando. Al riguardo, ci dice che nelle Scritture, durante il Giubileo il popolo di Dio fu invitato a riposarsi dal lavoro abituale, per consentire alla Terra di rigenerarsi e al mondo di riorganizzarsi, grazie al declino dei consumi abituali. Ci ricorda così nel volume le parole di Dio a Mosè sul monte Sinai: «Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi» (Levitico 25, 10-12). Ci invita dunque ad adottare stili di vita equi e sostenibili che diano alla Terra il riposo che merita, nonché mezzi di sussistenza sufficienti per tutti che non distruggano gli ecosistemi che ci sostengono. La dignità di ogni uomo e di ogni donna deve essere, dice Francesco, la preoccupazione centrale al momento di costruire un futuro da cui nessuno resti escluso. Non si tratta più solo di garantire la continuità della specie umana su un pianeta sempre più minacciato, ma di fare in modo che quella vita sia rispettata in ogni momento.