Il giorno dopo non sappiamo cosa accadrà.
Ci siamo ormai quasi adattati a uno stile di vita completamente diverso da quello abituale. E immaginare un futuro che assomigli al nostro passato non sarà per niente un compito facile.

Vivere questa reclusione necessaria forse ci sta cambiando molto. Il lavoro, lo svago e il divertimento, la nostra intera vita si sta consumando all’interno di quattro mura.
Questo tempo – però – ci sta permettendo di avere uno sguardo nuovo per il nostro futuro, di pesare diversamente i valori della vita, degli abbracci e dei baci, delle risate e serate con gli amici e degli affetti lontani dei nostri genitori, fratelli e sorelle.

Questa parentesi comincia a essere dura da vivere. Non eravamo pronti e attrezzati, sia strutturalmente che psicologicamente, e solo lentamente stiamo accettando la realtà e la stiamo facendo nostra come una nuova normalità.

In questi giorni, un po’ apatici e pigri, sperimentiamo quanto i Social siano entrati nelle nostre vite, unico punto di contatto con gli amici di sempre. E negli incontri virtuali trovano largo spazio le paure e le prospettive che il Covid-19 ci ha imposto.

Molti affermano che non siamo in guerra, ma sinceramente le similitudini sono molte.

Chi è preso dal panico, chi affronta tutto questo con uno stoicismo un po’ demodé, chi approfitta dell’emergenza, vendendo mascherine, igienizzanti e generi alimentari a prezzi superiori alla norma (una forma nuova di mercato nero?).
Molti hanno già perso il lavoro e tanti altri lo perderanno.

Il bollettino della Protezione Civile, giorno dopo giorno, somiglia sempre a un resoconto di battaglia e l’unico esercito che abbiamo a disposizione sono i medici, gli infermieri e tutti gli operatori della sanità.

Le forze in campo non sono alla pari. Il nostro nemico non riposa, non dorme e non mangia, continua ad avanzare in tutto il mondo e ci ricorda che mentre siamo presi dalla nostra quotidianità, dalle giornate frenetiche e infinite, il valore principale dell’intero pianeta si fonda ancora sulla vita umana.

“Il destino ci rende invisibili” scriveva Gabriel Garcia Marquez in “Cronaca di una morte annunciata” e ora siamo chiamati a uscire da questo anonimato, per rialzarci e imparare a gestire il nostro futuro.

Bisogna essere pragmatici e riscoprire quella energia che ci appartiene, che ci ha fatto ricostruire un Paese intero dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma non dobbiamo aggrapparci al passato per capire di cosa siamo capaci, e abbiamo invece bisogno di una nuova forza morale e fisica, che ci spinga incontro al futuro nella direzione giusta.

Il tema ambientale, la conservazione del nostro pianeta, l’economia sostenibile, lo smart-working e il valore della nostra vita hanno disegnato una nuova rosa dei venti.

Innanzitutto, abbiamo capito che la routine alla quale eravamo abituati può essere interrotta di netto da qualcosa che non conosciamo. Ma non basta. Abbiamo bisogno di acquisire anche un’altra consapevolezza: ora è più chiaro che per ogni cittadino del mondo il compito di aggiungere “vita agli anni e non anni alla vita” è diventato più stringente.

In questi giorni, stiamo cogliendo meglio la fugacità del nostro passaggio su questo pianeta e con essa l’importanza del tempo e di ricchezze immateriali, di legami e sentimenti, spesso trascurati. Seneca affermava che “povero non è colui che ha poco, ma colui che si affanna per avere sempre di più”: abbiamo l’occasione per iniziare a fuggire da questa povertà per cominciare ad accumulare ricchezze di tutt’altro tipo, per riordinare in diverse gerarchie le nostre ambizioni di sempre.

Questo nemico invisibile ci sta mostrando la strada da seguire. Arrivata la pandemia, non abbiamo pensato al lavoro come priorità, ma alla salute dei nostri cari. Ed è stato il primo passo nella giusta direzione.

L’ambizione, il lavoro e la realizzazione professionale sono fondamentali. Ma quante volte abbiamo dato loro la precedenza su tutto. Quante volte abbiamo detto “non ho tempo” o “sono impegnato”. “Quante volte guarderete levarsi la luna… forse una o forse venti… eppure tutto ci sembra senza tempo” (Paul Bowles).
Ma il tempo esiste e solo adesso capiamo l’importanza di quelle privazioni di affetto, di quei rimandi a tempi che poi non sono più arrivati.

Il futuro è una strada buia, c’è chi si lamenta perché non vede niente e c’è chi cerca una candela per vederci meglio. Se in molti accenderemo un fuoco allora il nostro futuro sarà illuminato.

Che questo bruttissimo periodo non sia invano, quindi.

Il Coronavirus ha seminato e continuerà a seminare morte e paura. Abbiamo l’obbligo morale di un nuovo impegno civile e sociale. Non conosciamo ancora le coordinate del percorso, ma sappiamo dove vogliamo arrivare.

Lo dobbiamo a noi stessi, a chi combatte ogni giorno questa battaglia e infine, ma soprattutto, a tutte le nuove generazioni, che arriveranno dopo di noi in un mondo che gli dovremo consegnare migliore.

2 Commenti

  1. Grazie di farmi partecipe dei tuoi nobili pensieri, speriamo di imparare una nuova etica di comportamento, o almeno un nuovo approccio più etico nel nostro agire quotidiano.

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