Oltre l’assistenzialismo – Quale welfare dopo la pandemia” è il tema della tavola rotonda organizzata da Res, trasmessa sulla piattaforma Zoom e in diretta sul canale Facebook dell’associazione mercoledì 29 settembre scorso (per vedere il video completo clicca qui). All’evento, seguito da numerose persone, hanno partecipato Salvatore Biondo (tesoriere ReS), Roberto Mania (giornalista La Repubblica), che ha moderato i lavori, Debora Serracchiani (capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei Deputati), Linda Laura Sabbadini (direttrice centrale Istat), Alberto Brambilla (presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali), e Gianluca Ansalone (head of Public Affairs Novartis). Ha concluso la tavola rotonda Pier Paolo Baretta (presidente ReS).

Nell’introdurre l’evento Salvatore Biondo ha ricordato le numerose attività di riflessione e di stimolo di Res su tutta una serie di temi che riguardano il sociale e il mondo del lavoro. “La pandemia – ha detto – ci lascia una eredità complicata, ma anche una grande necessità di cambiamento e risorse importanti, quelle del Pnrr, che dovremo utilizzare finalizzandole proprio a questo cambiamento”. Per Biondo “mai come in questo momento il tema del lavoro è centrale: le politiche attive e gli ammortizzatori sociali, ma anche il reddito di cittadinanza e la previdenza, che sono legati al mondo del lavoro, saranno il terreno sul quale bisognerà confrontarsi e prendere decisioni importanti”.

Roberto Mania ha avuto il compito di moderare la tavola rotonda. Per il giornalista de La Repubblica “la pandemia ci ha lasciato molte fratture in eredità, come quelle nel lavoro, generazionali, di genere. Ma è stata l’occasione per dimostrare la grande capacità di adattamento del nostro sistema di welfare”.

Parole che sono state condivise da Debora Serracchiani: “Il sistema, nonostante le fragilità note e le disuguaglianze che si sono aggiunte, ha dimostrato di aver retto l’urto. Ora, grazie alle risorse del Pnrr, bisogna affrontare le nuove sfide, come quella della transizione ecologica. Vuol dire andare alla ricerca di nuove competenze, perché ci sono mestieri e professioni superati, e questa enorme quantità di risorse deve servire a mettere in campo progetti e idee per la qualificazione professionale e le politiche attive”. Sulla riforma degli ammortizzatori sociali ha dichiarato che “non è possibile avere un sistema unico, perché ci sono troppe specificità. Bisogna invece pensare a un sistema universale, in cui tutti facciano la propria parte”.

“Il welfare sanitario ha reagito con forza alla pandemia – ha detto Linda Laura Sabbadini – ma è anche vero che all’inizio ci siamo trovati spiazzati, e questo nonostante le 4 pandemie diverse che ci sono state negli ultimi 20 anni a livello internazionale, che però erano rimaste confinate nei paesi in via di sviluppo. Nonostante il Servizio Sanitario Nazionale sia nato sulla base di una impostazione di circuito prevenzione-cura-riabilitazione, tutta la parte che riguarda la prevenzione, a partire dal potenziamento dei servizi territoriali, si è rivelata inadeguata e non pronta ad affrontare la grande pressione che è venuta con l’epidemia. Ora la sfida è riallinearci attraverso la costruzione di un nuovo approccio della sanità territoriale, con assunzioni di personale e qualificazione dello stesso”. La Direttrice centrale Istat ha poi dichiarato che “ci troviamo in una situazione in cui i servizi sul territorio non esistono, e le vittime sono le donne. Questo è il risultato di un sistema di welfare che è stato concepito sull’idea che era solo l’uomo a lavorare. E ora – ha concluso – noto una forte resistenza culturale al cambiamento di paradigma, che invece ci dovrebbe essere”.

Alberto Brambilla ha incentrato il suo intervento soprattutto sul tema delle pensioni: “Su 870 miliardi di spesa pubblica totale, compresi gli interessi, il 56% va a pensioni, assistenza e sanità. E all’interno delle pensioni, per tutta una serie di motivi anche storici, troviamo tanta assistenza. Nel 2008 spendevamo per l’assistenza 73 miliardi. Nel 2019, prima della grande pandemia, ne abbiamo spesi 114,2. A fronte di un investimento così robusto, però, la povertà è aumentata: l’Istat, infatti, ci dice che la povertà assoluta nel 2008 era pari a 2,1 milioni di persone, nel 2019 a 4,6 milioni. La stragrande maggioranza dei poveri – ha spiegato il Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – non avrebbe bisogno di soldi, ma di assistenza sociale territoriale. Una quota consistente di questi poveri è inoltre affetta da ludopatia, tossicodipendenza, alcoldipendenza e da disturbi dell’alimentazione. Nel 2035 – ha spiegato Brambilla – avremo il picco di pensionati. In Europa l’età media per andare in pensione è di 65 anni e mezzo. In Italia 61 anni e 7 mesi per le donne e 62 e pochi mesi per gli uomini. Bisogna aumentare l’età pensionabile almeno fino a 65 anni”.

“Il nostro sistema ha reagito bene – ha detto Gianluca Ansalone –  e si è dovuto adattare ad una situazione davvero difficile. Questo virus, però, ha aperto una porta in cui altri virus potranno infilarsi, insieme a batteri resistenti agli antibiotici. Non dobbiamo fermarci a metà strada: bisogna portare il Pnrr alle estreme conseguenze, con la riorganizzazione delle cure sul territorio. Oggi il sistema ha case e ospedali di comunità e grandi ospedali per i casi più gravi. Dobbiamo portare la cura e l’assistenza dove c’è il paziente, fino a casa sua. L’assistenza domiciliare diventa così un tema di tenuta del sistema generale: non più un fatto solo sociale, etico, morale, ma un tema organizzativo di governance. Con la ricerca proattiva del paziente, grazie ai sistemi più innovativi, si va alla ricerca di chi è potenzialmente a rischio, senza aspettare la chiamata attraverso il medico di medicina generale”.

Tutti gli interventi, come si evince, hanno portato un altissimo contributo alla discussione, offrendo riflessioni e spunti molto interessanti. Nelle conclusioni Pier Paolo Baretta, presidente di ReS, ha indicato tre linee di lavoro futuro per ReS a partire da tre domande che il seminario ha sollecitato: adattamento o rinnovamento del nostro sistema di welfare? Spendere di più o spendere meglio? Quale strategia di sviluppo Paese?
Su questi argomenti pubblichiamo la riflessione che, a partire dal seminario, ha scritto Baretta per la rivista.

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