Sul voto abbiamo già pubblicato:
La caduta del Governo e la transizione politica – di Pier Paolo Baretta
Non sono soltanto affari nostri – di Salvatore Biondo
Bisogna puntare al pareggio, come nel 2018 – Intervista a Paolo Feltrin, di Vanni Petrelli
Tattica e strategia, i limiti dei nostri politici – di Carlo Puca
Le torride elezioni e la fatica di riformare il riformismo – di Pier Paolo Baretta
Il ruolo dei social nella sfida elettorale – di Vanni Petrelli

Circolano alcuni appelli sulla rete da parte di associazioni femminili rivolte ai leaders dei partiti impegnati in questi giorni a stringere alleanze elettorali, a comporre le liste e a stilare i relativi programmi in vista del voto del prossimo 25 settembre. Mi riferisco in particolare alla lettera con cui NOI RETE DONNE, rete coordinatrice dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che raccoglie oltre 60 associazioni di Donne, si rivolge ai leaders di tutti i partiti politici, per richiamarne la responsabilità, affinché nel prossimo Parlamento possa finalmente realizzarsi la rappresentanza paritaria di donne e uomini, e alla petizione lanciata dagli STATI GENERALI DELLE DONNE e ALLEANZA DELLE DONNE nella quale si indicano anche alcune priorità programmatiche per questo appuntamento elettorale.

La posta in gioco è troppo importante e il rischio dell’astensionismo sempre alle porte perché, questa volta, l’impegno da parte di tutti non debba essere supplementare a quello ordinario e le energie da mettere in campo ancora maggiori. Abbiamo detto in tutti i contesti e le occasioni di come le donne e i giovani siano stati particolarmente penalizzati dalla pandemia e dalle sue conseguenze economiche e di quanto la povertà e le disuguaglianze contribuiscano ad accrescere il senso di allontanamento dalla politica e dall’impegno individuale, che anche nel nostro Paese cominciano seriamente ad attecchire. Dunque le donne, anche al di fuori degli schieramenti politici ma impegnate nel sociale e preoccupate del futuro del nostro Paese si mobilitano e si rivolgono ai partiti perché non si sprechi un’altra occasione per rigenerare la politica e migliorare la qualità della nostra democrazia.

Sicuramente in questi giorni di fibrillazione per la preparazione delle liste elettorali la richiesta più impellente è quella di dare concreta attuazione alle norme vigenti in tema di equilibrio di genere, evitando distorsioni o elusioni di sorta, come è avvenuto in altre competizioni elettorali. Ovvero ordine alternato di genere tra candidati/e nelle liste bloccate dei collegi uninominali, soglia massima di rappresentanza dello stesso genere, pari al 60% per le candidature nelle liste plurinominali- e per i relativi capilista- e per i collegi uninominali, possibilità di pluricandidature come capolista in cinque collegi plurinominali e in un collegio uninominale; insomma il superamento dell’applicazione formale dei meccanismi di compilazione delle liste perché effettivamente il prossimo Parlamento sia costituito dal 50% di donne e dal 50% di uomini, nella ormai affermata convinzione che la partecipazione delle donne ai processi decisionali il loro pensiero e il loro sguardo sono essenziali per riformare in senso positivo questo paese. In questo senso vogliamo credere agli impegni assunti dal segretario del PD, Enrico Letta che sta coerentemente operando in tal senso.

Ma è sufficiente una maggiore presenza e partecipazione delle donne nell’agorà politica e nelle assemblee elettive? E’ condizione importante, come uno slogan che ci è caro ricorda: “La democrazia o è paritaria o non è democrazia” ma, a mio parere, non è sufficiente. Come l’esperienza di alcuni partiti dello schieramento di centro-destra ci dimostra, non
sempre la presenza di donne è infatti garanzia di democrazia e se pensiamo che la Meloni, con il consenso di tutto il suo schieramento, si candida a diventare la prima donna Presidente del Consiglio in Italia, non è certo questo il “Paese per donne” che vogliamo. Il Paese che le donne vogliono e che sperano vedere rappresentato nel Parlamento che ci accingiamo ad eleggere è un Paese che sia in grado di rispondere ad alcuni bisogni ed esigenze che le donne conoscono bene, che la pandemia ha evidenziato, ma che da sempre sono al centro della loro vita e della loro attenzione. Tutto ciò che simbolicamente rappresentiamo nel concetto di “cura”. Cura innanzi tutto per il pianeta che con la crisi climatica in atto ci sta prepotentemente chiedendo di accelerare il percorso verso una vera transizione ecologica ed energetica e messa in sicurezza dei nostri territori perché diventino dei luoghi accoglienti, accessibili e fruibili da tutti. E dove si creino occasioni di lavoro per i giovani e per le donne, fondamentale rimedio e prevenzione per ogni forma di violenza di cui sono ancora vittime, per uscire da modelli patriarcali ancora troppo persistenti, in mancanza di adeguata formazione ed educazione a una cittadinanza responsabile e a una condivisione di ruoli in famiglia e nella società.

L’attenzione al problema della salute pubblica e alla cura delle persone, aggravati dalla crisi pandemica sono al centro di tutte le richieste che vengono dal mondo femminile, perché sulle donne è ricaduto il peso della crisi del sistema sanitario nazionale, depauperato di risorse umane e finanziarie nell’ultimo ventennio. Riportare al centro di ogni riforma sanitaria la persona e il concetto di cura globale, è quello che le donne si
aspettano e chiedono a chi intende rappresentarle. In questa tornata elettorale che è alle porte, il problema della guerra in Europa è ancora
attuale e lontano da una soluzione immediata. Le donne da sempre sono portatrici di pace e favorevoli a un sistema di relazioni basate sul dialogo, sul rispetto reciproco e sul confronto. Ma in questo conflitto non ci possono essere ambiguità e il concetto di guerra e di invasione deve uscire dalla storia e dalla cultura a cui vogliamo appartenere. Dunque una posizione netta, a favore di un sistema di difesa europea e a fianco dei popoli
invasi ed oppressi vedrà sempre le donne italiane schierate su questo fronte.

Se le donne troveranno questi temi nell’agenda politica del PD e del Centrosinistra, che si apprestano alla prossima corsa elettorale, se troveranno un atteggiamento di informazione, ascolto, partecipazione e dialogo con la società civile, ritorneranno a votare per questo schieramento, sentendosi protagoniste di un cambiamento in cui la loro esperienza e la loro storia potranno trovare cittadinanza.

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