“Il lavoro è indice di dignità perché è strettamente collegato al progetto di vita di ogni persona”. Sergio Mattarella

Tutto cambia. Siamo testimoni e protagonisti di una trasformazione totale, quale raramente si è avuta in passato. Forse mai così profonda e completa.
Cambia il pensiero (e con esso le storie e i princìpi) perché mai come ora l’azione precede la elaborazione; la intelligenza stessa viene anticipata dalla propria riproduzione. Cambiano le priorità. Da sempre nel suo rapporto con la natura l’uomo si è posto nella posizione di dominus, di dominatore e come tale si è comportato. E anche quando si è rapportato con rispetto, il margine di trasformazione e manipolazione è stato più ampio dell’equilibrio possibile.

Oggi sappiamo che tutti i limiti sono stati superati e dobbiamo ripesare al progresso in maniera totalmente nuova e riparatrice. Così per il diritto, l’economia, la scienza. Cambia la vita quotidiana delle persone e delle famiglie, sostenuta, ma pervasa, da mezzi e tecniche che la rendono più comoda e facile, ma a rischio di passività e deresponsabilizzazione.
Cambia la comunicazione che ci offre la conoscenza in tempo reale del nostro mondo, ma penetra nella nostra organizzazione personale e collettiva; privata e pubblica. Persino nella nostra intimità e libertà. E se rende tutto alla nostra portata, ci rende assuefatti, che persino la guerra, le migrazioni e le ingiustizie, ci sembrano ordinaria amministrazione.

Cambiano le relazioni. Siamo fortunatamente sempre più liberi di scegliere la natura e la qualità del nostro rapporto con l’altra o l’altro, ma è la separazione e la solitudine la crescente condizione contemporanea.
Cambia il tempo. Tutta la tecnologia applicata in tutti i campi libera tempo, ci rende più liberi, ma siamo ossessionati dal tempo e, anziché attraversarlo godendolo, lo rincorriamo sprecandolo. È così via….

Come potrebbe non cambiare il lavoro. Esito e paradigma di molti di questi cambiamenti ne risentono e ne anticipano gli effetti in questa che è condizione prevalente della attività umana; ma anche il grande assente nel progetto di vita di ancora troppi. Ma sono proprio le grandi sfide contemporanee della innovazione, così spinta; dell’ambiente, così a rischio; delle disuguaglianze, così ancora tanto diffuse, a provocarci nel comprendere che dietro i modelli reali o artificiali, dietro gli algoritmi, necessari e problematici, dietro le macchine salvatrici o distruttive, davanti alla porta di casa, alla comunità che ci circonda, alle scelte che ci condizioneranno, è la persona – con la sua grandezza e pochezza, con le sue potenzialità e limiti… insomma la persona così com’è, come la incontriamo nelle esperienze della vita, non la idealizzazione che ci viene proposta; così come siamo noi, non il nostro avatar – la misura dei vantaggi e dei rischi di questo cambiamento, così profondo, nuovo e contraddittorio.

Il compito che ci spetta, l’impegno che dobbiamo rinnovare in questo primo maggio, è costruire reti e relazioni; varare leggi e contratti; scegliere comportamenti individuali e collettivi, perché ogni giorno, ovunque, la dignità e la responsabilità; la partecipazione e le opportunità; la formazione e le competenze, la solidarietà e la emancipazione, siano sempre le insostituibili basi del lavoro e della convivenza.

E così, allora, sarà per tutto.
Oggi e nel futuro.
BUON 1° MAGGIO!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here