Le democrazie moderne sono di tipo rappresentativo, in cui i cittadini con diritto di voto eleggono rappresentanti per gestire la creazione e l’attuazione di leggi, politiche e regolamenti per loro conto. Nelle democrazie dirette, al contrario, tali responsabilità non verrebbero più delegate ma mantenute dagli elettori, i quali prenderebbero pertanto decisioni politiche senza alcun intermediario.

Oltre alla partecipazione attiva del più alto livello possibile di cittadini alla vita politica, questo tipo di democrazia richiederebbe continue consultazioni popolari, e per questo motivo è sempre apparsa come difficilmente praticabile. Tuttavia, attraverso Internet e le moderne tecnologie informatiche, oggi la democrazia diretta si presenta come molto più realizzabile.

Negli ultimi due decenni Internet ha trasformato profondamente la società civile. Difatti, dalla sua nascita ad oggi, ha incoraggiato la libertà di parola e di espressione assolvendo molteplici scopi, tra cui quello di esercitare pressioni sui rappresentanti eletti o di essere un importante strumento nell’organizzazione di forme di protesta.

Ovviamente la politica è divenuta rapidamente “dipendente” dalla rete, poiché Internet non solo rappresenta la principale fonte di informazione per gli individui, ma consente anche ai cittadini di interagire direttamente con i politici e a questi di raggiungere un pubblico vastissimo con una semplicità mai sperimentata in precedenza.

Grazie ad Internet si è creata una società maggiormente produttiva, in grado di gestire i problemi in modo più rapido, trasparente ed efficiente rispetto al passato. Questo ha spinto molti sostenitori della democrazia diretta ad immaginare una prossima transizione verso un sistema di governo nel quale le persone, mediante strumenti tecnologici, siano direttamente coinvolte nella funzione legislativa: la democrazia digitale, nota anche come democrazia elettronica (e-democracy) o di Internet.

Vi sono non pochi problemi per la sua realizzazione, in primo luogo il divario digitale, particolarmente accentuato fra ricchi e poveri, fra nazioni con economie avanzate e Paesi in via di sviluppo. Inoltre ad essere messe in dubbio sono le stesse capacità degli elettori, spesso privi di competenze adeguate: una soluzione in tal senso potrebbe essere una democrazia che integri il sistema rappresentativo con quello diretto, la democrazia liquida, nella quale i cittadini sceglierebbero, di volta in volta, in quale forma esercitare il proprio potere politico, se in prima persona o se delegandolo ad un rappresentante da loro selezionato.

In una democrazia digitale bisognerebbe anche cercare di evitare, o quantomeno contrastare, l’insorgere di eventuali distorsioni politiche e culturali. Internet, infatti, ha aumentato notevolmente le diversità di opinioni nella popolazione, intensificandone la frammentazione ed alimentando, in modo particolarmente preoccupante, sentimenti populisti di destra, sia in Europa che negli Stati Uniti.

Un altro importante problema riguarderebbe, ovviamente, la sicurezza: il sistema di voto mediante Internet dovrebbe scongiurare la possibilità di brogli ed essere totalmente sicuro da attacchi informatici. Utilizzando blockchain, la stessa tecnologia che permette ai bitcoin e alle altre criptovalute di funzionare, si potrebbe garantire un sistema sicuro ed efficiente: una tecnologia già implementata, ad esempio, nella piattaforma di voto Sovereign. Le prime elezioni presidenziali al mondo basate su blockchain sono avvenute il 7 marzo 2018 in Sierra Leone grazie ad Agora, una fondazione svizzera che offre soluzioni di voto digitale.

Nel nostro Paese, il Movimento Cinque Stelle (M5S) ha compreso, fin dalla sua nascita, il potenziale della democrazia digitale. Già nel 2012 ha scelto i suoi candidati alle elezioni italiane ed europee attraverso il voto online, e nel 2016 ha creato la sua piattaforma di democrazia diretta, Rousseau, dove gli utenti registrati discutono, approvano o respingono le proposte legislative presentate in Parlamento dal gruppo M5S. I suoi obiettivi sono “la gestione del M5S nelle sue varie componenti elettive e la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali o per dirimere posizioni all’interno del M5S stesso”.

Nel corso della sua esistenza, il M5S ha eseguito importanti votazioni su Rousseau, come la scelta dei candidati da proporre per le elezioni comunali e regionali, per il Collegio dei Probiviri, per le elezioni europee (marzo 2019), o la votazione sulla riconferma di Luigi Di Maio a capo politico del Movimento (maggio 2019) e quella sulla possibilità di far nascere un governo insieme al Partito Democratico (settembre 2019).

Il nome scelto per la piattaforma non è casuale. Nel 1762 il filosofo Rousseau, nella sua opera più influente di filosofia politica, Il contratto sociale, affermò l’incompatibilità della democrazia con le istituzioni rappresentative e il concetto di democrazia diretta come unica forma legittima di governo: «l’idea che un popolo si dia rappresentanti che poi legiferano in suo nome è la negazione stessa della libertà».

Eliminare gli ostacoli che possano compromettere la partecipazione alla vita politica dei cittadini è di vitale importanza e il voto digitale potrebbe in tal senso rivoluzionare la democrazia. I governi dovrebbero porsi obiettivi come la riduzione della povertà, il miglioramento dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, la difesa dell’ambiente e la lotta alla corruzione, che, per essere efficaci, richiederebbero politiche a lungo termine. Tuttavia i politici spesso cercano risultati a breve termine, in grado di soddisfare sul momento gli elettori, evitando politiche che, seppur necessarie, potrebbero danneggiare la loro immagine. Ma, attraverso l’iniziativa popolare e il voto digitale, forse saremo in grado di affrontare scelte più lungimiranti e coraggiose, le sole in grado di condurci verso la democrazia del futuro.

 

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