Venerdì scorso la giornalista Concita De Gregorio ha scritto un editoriale su La Repubblica (clicca qui), nel quale ha aspramente criticato la performance al Quirinale del segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. “È gentilissimo, va detto. Leale, tanto una brava persona. E però ogni volta che inciampa esita traccheggia, tira fuori dalla tasca un foglietto da leggere, non trova l’uscita e qualcuno deve prenderlo per il gomito – per di qui, segretario – Nicola Zingaretti lascia dietro di sé l’eco malinconica di un vuoto. Come un ologramma, sorride e svanisce” ha scritto la De Gregorio. Per la giornalista, al contrario, Matto Renzi “ha il pallino della crisi, gigioneggia e governa le conferenze stampa”, tanto che dopo aver parlato con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la sua replica davanti alle telecamere è durata 27 minuti. L’articolo ha provocato la risposta di Zingaretti, che ha giustamente ribadito la solennità istituzionale delle consultazioni, che non dovrebbero prestarsi a comizi e show mediatici. Le consultazioni al Quirinale sono lo strumento costituzionale utile a dirimere le crisi di governo e rappresentano uno dei momenti più importanti per la politica nazionale. Nessuno, nemmeno il tanto vituperato Silvio Berlusconi le aveva mai utilizzate come podio per una propria conferenza stampa. Alla replica di Zingaretti, la De Gregorio ci ha tenuto a ricordare al segretario del Pd che “chi fa politica governa, chi fa giornalismo racconta l’azione di chi governa”. Una riflessione corretta, che tuttavia chiama in causa il ruolo dell’informazione e la capacità di quest’ultima di raccontare i fatti senza volerli necessariamente ridurre o esaltare

È indubbio che il Partito Democratico, il suo segretario, i gruppi dirigenti e i parlamentari stiano facendo politica per tentare di dare al Paese un governo forte, capace di affrontare le sfide sanitarie, sociali ed economiche prodotte dalla pandemia. Il PD ha difeso l’operato del premier Conte. Ha sostenuto l’azione di tutti i Ministri della maggioranza. Non ha mai posto veti e si è adoperato per cercare mediazioni sui punti principali del programma politico. Anche dopo il positivo risultato delle elezioni regionali del 2020, ha mantenuto la barra dritta pur di evitare fibrillazioni politiche in un momento di grave crisi per il Paese. Ha provato fino all’ultimo ad evitare l’apertura della crisi di governo in cui siamo stati precipitati da Italia Viva ed ora è il pilastro centrale sul quale si sta costruendo questo nuovo tentativo di dare una prospettiva al Paese. A sostegno di questa tesi, soltanto ieri la Confindustria e i sindacati hanno ribadito il proprio giudizio positivo sull’operato del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, durante questo anno di grande difficoltà. Questo ruolo di mediatore silenzioso e costante non produce titoloni sui giornali, non infiamma le tribune politiche televisive, non incendia gli animi sui social e non precipita il Paese nel caos politico. È un ruolo che non piace molto, perché evidentemente si preferisce chi cerca lo scontro, chi anima l’agone del litigio e provoca lo stato di costante instabilità. Come in un reality permanente gli all in e le manovre spregiudicate producono maggiore audience, anche se non fanno il bene del Paese. 

Per riprendere la metafora calcistica usata dalla De Gregorio nel suo articolo, al mediano che recupera palloni, troppo spesso si preferisce la testa matta capace di buttarli in rete. Per un vero romanista la scelta fra le qualità tecniche tattiche di un Damiano Tommasi e un Antonio Cassano potrebbe essere molto difficile. Tuttavia con il primo si è vinto uno scudetto, con il secondo qualche bella partita. La storia del calcio è piena di folli capaci di giocate individuali incredibili, che però troppo spesso non hanno vinto molto con le proprie squadre di appartenenza. Questo perché nel calcio, come nella politica e nella vita, è più semplice vincere grazie al gioco di squadra, dove anche i campioni sanno correre insieme ai mediani e spesso mandano in rete proprio questi ultimi, piuttosto che da soli. Una delle cose più dolorose per chi fa politica è quella di essere giudicati per quelli che non si è. Per questo trovo davvero inaccettabile provare anche soltanto a mettere a confronto chi questa crisi prova a risolverla, anche mettendo da parte le proprie legittime aspirazioni personali e chi la cavalca e la strumentalizza per i propri interessi personali. Non sarebbe difficile raccontare con equità quello che tutti gli italiani stanno vedendo con i propri occhi, se al primo posto per tutti (politici e giornalisti) ci fosse soltanto l’interesse del nostro Paese. 

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