Ogni 15 ore un amministratore locale subisce un atto intimidatorio, un fenomeno in crescita e che non risparmia nessuna regione italiana. Nel 2019, secondo il Rapporto curato da Avviso Pubblico (rete di enti locali che si impegnano per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile), si sono verificati 559 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali. Le Province coinvolte sono state 83, oltre il 75% del territorio nazionale; i Comuni 336, il dato più alto mai registrato. Dal 1974 ci sono state ben 132 vittime tra i politici locali: tra gli altri si ricordano gli omicidi di 40 anni fa di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, e di Pino Amato, assessore campano ucciso dalle Brigate Rosse; 15 anni fa fu ucciso il consigliere regionale calabrese Francesco Fortugno. Negli ultimi 10 anni, invece, sono stati assassinati Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo, uccisa per vendetta da un vigile sospeso da servizio, e il consigliere comunale di Torino, Alberto Musy.

L’identikit dell’Amministratore sotto tiro: Sindaco, di un Comune superiore ai 20mila abitanti, in un territorio a tradizionale presenza mafiosa, che viene aggredito fisicamente o a cui viene bruciata l’auto parcheggiata nei pressi dell’abitazione. Il 61% del totale dei casi censiti (342) si è registrato nel Mezzogiorno, il restante 39% del totale (217 casi censiti) nel Centro-Nord, dove si riscontra un aumento del 5,5% delle minacce e intimidazioni rispetto al 2018. Da segnalare anche un deciso incremento dei casi complessivi nelle regioni del Nord (da 102 a 147), mentre si registra un calo nei territori del Centro (70 casi).

La situazione regionale: per il terzo anno consecutivo è la Campania a far registrare il maggior numero di intimidazioni a livello nazionale, con 92 casi censiti. Segue la Puglia, che con i suoi 71 casi ha fatto segnare il maggior incremento di tutto il territorio nazionale rispetto al 2018. Terzo posto per la Sicilia con 66 casi censiti, regione in cui emerge un dato in netta controtendenza rispetto al recente passato (-24%). Si conferma sui livelli dell’anno precedente la Calabria, con 53 casi. Quinto posto per la prima regione al di fuori del Mezzogiorno: 46 atti intimidatori registrati in Lombardia, che rappresentano un nuovo record per le regioni del Centro-Nord Italia. In calo i casi censiti in Sardegna (38), stabile il Lazio (36). A chiudere le prime 10 posizioni ci sono l’Emilia Romagna (29, in aumento), la Toscana (24, in netto calo) e il Veneto (23).

Il Rapporto evidenzia come il periodo della campagna elettorale sia in assoluto quello in cui si riscontra il maggior numero di intimidazioni. In più di un’occasione le intimidazioni hanno indotto le vittime a decidere di rinunciare alla candidatura. Nell’87% dei casi le intimidazioni censite nel 2019 sono state di tipo diretto: amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione – dirigenti e impiegati comunali, presidenti di enti e aziende partecipate, personale di altre strutture locali – sono stati minacciati direttamente come persone, solo nel restante 13% dei casi le minacce sono state di tipo indiretto. In questo caso sono stati colpiti municipi, uffici, strutture e mezzi adibiti al ciclo dei rifiuti, a servizi sanitari, idrici, elettrici e del trasporto pubblico. Tra le minacce di tipo indiretto, vanno annoverate anche le intimidazioni rivolte a collaboratori e parenti.

Le aggressioni e gli incendi rappresentano le due principali tipologie di intimidazione messe in atto nei confronti degli amministratori locali (18,6% del totale dei casi censiti per ciascuna tipologia). In continuità con un trend emerso negli ultimi anni, si conferma l’aumento dei casi registrati sui social network (15% del totale), seguiti da minacce verbali (12,6%) e invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (11,6%). Seguono i danneggiamenti (8%), le scritte offensive o minacciose (6%), l’invio di proiettili (4%), l’utilizzo di ordigni, molotov ed esplosivi (2%) e l’invio di parti di animali (1,6%).

Nel corso del 2019 ha trovato conferma un’altra tendenza, già emersa nel precedente Rapporto: una diversificazione nella tipologie di minacce utilizzate fra Nord e Sud del Paese. Gli incendi, prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), si trovano solo al 7° posto nell’area Centro-Nord (6% dei casi). Analogamente i social network, nel frattempo diventati il mezzo più utilizzato per intimidire al Centro-Nord (22,6% dei casi), scendono al quarto posto nell’area Sud-Isole (10%). La tipologia di intimidazione che “unisce” il Paese sono le aggressioni: è la seconda più utilizzata tanto nel Sud-Isole (il 19.6% dei 342 casi censiti nell’area) che al Centro-Nord (18% dei 217 casi censiti).

Da alcuni anni il Rapporto si sofferma anche su quelle intimidazioni che giungono agli amministratori locali e al personale della Pubblica Amministrazione da parte di comuni cittadini. Episodi e situazioni che pesano notevolmente sul numero complessivo delle intimidazioni: nel 2019 sono stati 161, il 28,8% del totale (erano il 29,5% nel 2018). Un terzo (il 33,6%) trae origine dal malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita. Un altro 18% è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o problemi legati al tema del lavoro. Il 17% si riferisce invece a casi di “violenza politica”, estremismi di entrambe le sponde politiche. Il 13% di minacce è strettamente collegato a casi di intolleranza connessi al tema dell’immigrazione e all’accoglienza dei rifugiati.

Ben 71 atti intimidatori – circa il 13% del totale – si sono verificati in 40 Comuni che, in un passato più o meno recente, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. Nel 2019 sono stati 21 i Consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose in Italia, mentre in altri 26 Comuni ci sono stati decreti di proroga di precedenti scioglimenti. Dal 1991 è la settima volta che viene superata la soglia dei 20 scioglimenti: considerando anche le proroghe, nel 2019 si è ottenuta la cifra più rilevante nei 29 anni di applicazione della normativa.

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