Intervista a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.

Una crisi molto annunciata, da tutti “prevista”, che poi però ha colto osservatori e politici alla sprovvista. Sul tavolo restano tre alternative: voto subito, governo istituzionale o elettorale, governo di legislatura. Quali le conseguenze sul Paese?

Un voto subito sarebbe grave per il paese perché non permetterebbe di avere il tempo di fare una legge di bilancio adeguata. Scatterebbe la maggiorazione dell’IVA, ad esempio, lasciando irrisolti i problemi che abbiamo della sanità, della scuola e delle emergenze sociali e territoriali. Ma soprattutto direi che ci lascerebbe ancora in una campagna elettorale permanente, che non è mai terminata dal 4 marzo 2018. Il paese è stato polarizzato con tale campagna permanente, rendendolo preda di emozioni e di divisioni irreali. Credo che sia necessaria invece una nuova maggioranza che diriga il paese verso la risoluzione dei problemi in maniera ragionevole e condivisa, che abbassi il tono delle polemiche e che immagini un futuro per gli italiani. Fino ad ora abbiamo solo ascoltato parole urlate e divisive che hanno gettato gli italiani in una perenne ricerca del nemico. Così non si può continuare.

Questo anno di governo gialloverde ha esasperato i toni dello scontro politico italiano, alimentando una retorica dell’odio e di attacco verso il diverso da sé. Difficile giustificare questo mutamento antropologico con la sola reazione rabbiosa a dici anni di crisi economica. Cosa sta succedendo?
La società liquida della globalizzazione è fatta di uomini e donne soli. Tale solitudine è il vero nodo dell’Italia e direi dell’Europa, assieme a quello dell’invecchiamento della popolazione. Gente sola e più anziana è più facile ad essere manipolata dalla paura, ad essere manipolata dai sovranismi che indicano continui capri espiatori. Ma così si mette a rischio la democrazia stessa. Ci sono alcuni casi in Europa in cui tale politica irresponsabile e scellerata ha diminuito i diritti, della stampa ad esempio, o della giustizia. Una buona politica ricuce, ritesse la società divisa e strappata, ricostruisce le reti che si sono indebolite, sta accanto a gente sola per rassicurare e risolvere.

Eppure resistono sacche di associazionismo, che lavorano per una società solidale, equa e giusta. Perché questa apparente contraddizione?
Ci sono eccome eppure sono sotto attacco. La criminalizzazione delle ONG del mare prelude all’attacco contro ogni forma di associazionismo autonomo da parte della società. La buona volontà dei cittadini viene così conculcata per motivi di controllo sociale. Questa è una parte della crisi della democrazia di cui dicevo. Una società davvero democratica è una società in cui le persone sono libere di associarsi e di esprimere le loro istanze sociali. Esiste in Italia una ricchezza in questo senso che va protetta perché oggi è vista male, sospettata e derisa.

Salvini continua a incitare all’odio, ma giura sul Vangelo, bacia il crocefisso e si affida al cuore immacolato di Maria. Perché è così flebile la reazione dei cattolici e del mondo ecclesiastico?
In effetti la Chiesa è rimasta un po’ silente. La manipolazione dei simboli religiosi non solo si contrappone alla laicità repubblicana ma soprattutto direi aumenta ancor di più la polarizzazione della società. Ci siamo tanto lamentati della questione del velo islamico ecc ed oggi facciamo la medesima cosa con il crocifisso? Chi strumentalizza la religione la vuole ridurre a simbolo politico, esattamente come fanno i radicali islamici. Temo che ci sia un disegno nascosto: etnicizzare la nostra religione che invece è universale. E’ la strada presa da altri sovranismi o suprematismi nel mondo, a cui la chiesa cattolica si deve opporre.

Cosa chiede il mondo del volontariato italiano a chi avrà la responsabilità di guidare il Paese?
Chiede di passare da una politica che divide a una che unisce. Va fatto ogni sforzo possibile per unire, ricucire, ritessere una società fratturata e lacerata. Il volontariato è il segno che la solidarietà unisce, che i problemi propri si risolvono assieme a quelli degli altri e non contro quelli degli altri, perché la contrapposizione è sterile e non risolve. Il volontariato è la prova che nella società italiana non si è ancora spento il desiderio di ricostruire un paese nuovo, comprensivo e coeso. Non vogliamo un’Italia dell’odio. Come cittadini che si spendono per gli altri chiediamo un’Italia che riscopra le simpatia verso gli altri, un sentire comune diffuso e ragionevole.

3 Commenti

  1. Molto profondo soprattutto il discorso di vedere la religione come tradizione fine a sé stessa come etnicismo come fanatismo e non come idea universale che comprende la solidarietà verso ogni uomo e donna

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