Viviamo in una società non seria. In preda agli incubi peggiori del cambiamento climatico, la società si sveglia per alcuni istanti che durano qualche giorno, dichiarando la necessità di dover cambiare rotta, tutto deve cambiare rispetto a ieri. Celebriamo in modo solenne le solite frasi come venute alla luce oggi nelle menti spente, sappiamo bene cosa dobbiamo fare, ma non lo facciamo.
Poi, un’altra crisi prende il sopravvento, così la lista delle priorità cambia di nuovo nelle agende politiche nazionali, e di tutto il mondo.
All’inizio, genericamente, era cambiamento climatico, a volte se ne parlava come crisi, quasi per sottolineare che è temporanea, poi, altre volte, ha assunto toni più allarmati di emergenza climatica, ma ora che tocca la pelle delle persone, si può parlare di disastro climatico!
In realtà, il cambiamento climatico la cui causa primaria è per mano umana, è il punto d’incrocio di tutte le crisi che stiamo vivendo negli ultimi anni, forse, più che il punto è il groviglio da cui partono e partiranno le crisi dei prossimi decenni: quella sanitaria, pandemica, alimentare, idrica, economica, migratoria, sociale, culturale, generazionale…
Dentro ognuna di queste crisi, così come di volta in volta si presentano, ci sono altri problemi collegati, altre mini crisi, come bombe a grappolo pronte ad esplodere, e, non si riesce mai a risalire quel groviglio e andare al suo nucleo e iniziare a lavorare lì, per poter apportare i cambiamenti che richiedono coraggio perché sono determinati da un’altra visione, diversa da come finora l’abbiamo sempre avuta.
Se, per esempio, dal 2035 come decreta UE ci sarà lo stop alle auto con motori a scoppio (cioè a benzina e diesel) potrebbe voler dire che fin da subito bisogna pensare a rivedere tutti i piani di produzione, di lavoro, di indotto, bisogna pre-vedere con occhi nuovi una società diversa da come l’abbiamo conosciuta finora. Invece, in Italia la prima cosa di questa notizia che è stata registrata immediatamente è stata la, seppur sacrosanta, preoccupazionedella perdita dei posti di lavoro del settore, associata ad un disfattismo che preclude a soluzioni del problema diverse per questi lavoratori da reimpiegare. Chissà se saremo pronti per quella data o ci saranno rinvii e deroghe.
L’importanza del tema climatico è tale da dover sovvertire non solo le linee guida di un governo e la sua agenda, ma anche l’apertura mentale di chi fa politica che è, oggi più ancora di un tempo, chiamato a liberarsi dei labirinti ideologici e a ragionare con una prospettiva ampia e a lungo termine, oltre le beghe di partito e le piccinerie di potere, perché anche il potere è nulla di fronte alla potenza degli eventi estremi climatici che si stanno susseguendo.
La comunicazione dei media potrebbe aiutare non lasciando eccessivo spazio ai triti e tristi temi di politica decaduta italiana, ma dovrebbe più spesso, chiedere conto lì dove ci sono ritardi e vere e proprie omissioni sulla spinta sostenibile e innovativa di cui il Paese ha bisogno. Lasciamo più righe negli articoli e nei titoli agli scienziati, quelli veri, affidiamoci ai resoconti che vanno a fondo delle cause per portare a galla anche rimedi, e non affidiamoci alle sole opinioni.
La buona notizia, che non sempre vedo circolare nei giornali o in televisione, è che trattandosi di gravi crisi provocate nel corso del tempo da noi esseri umani, queste possono trovare una risposta sia di tempo che di metodo proprio da parte degli uomini stessi. Una sfida posta dall’uomo per l’uomo!
Ci perdiamo spesso, purtroppo, dentro chiacchiere di bottega, mentre in questa estate da poco cominciata le riserve idriche scarseggiano, razionamenti sono richiesti, i fiumi sono in secca, zone agricole a rischio desertificazione, lo zero termico che si allontana sempre di più lasciando i ghiacciai agonizzanti che crollano rovinosamente trascinandosi corpi, vite spezzate.
Non possiamo più arrivare alla fine delle cose, delle storie personali e collettive, della vita, dicendo soltanto che si è trattato di fatalità. Dobbiamo imparare presto a pensare prima a ciò che avrà una fine, che subirà una trasformazione di stato, e trovare la soluzione in anticipo, basta trovarci davanti alle tragedie attoniti.