A guardare la storia recente del Partito Democratico sembra davvero che il vecchio adagio “piazze piene, urne vuote”, coniato dal socialista Pietro Nenni, sia stato cucito addosso al partito erede delle tradizioni politiche dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Facciamo una breve carrellata del recente passato.
Il 29 ottobre del 2016 il Partito Democratico riempie Piazza del Popolo rispondendo alla chiamata dell’allora premier e segretario democratico Matteo Renzi. La manifestazione si svolge in un tipica giornata dell’ottobrata romana. “Ci vuole un’Italia più forte per un’Europa più giusta” è lo slogan che chiama a raccolta militanti e simpatizzanti. Nella piazza sventolano le bandiere, mentre sul palco Renzi canta “‘O sole mio” e chiede il sostegno per il referendum costituzionale del 4 dicembre. Due mesi dopo, il risultato delle urne registra la sconfitta del governo dem e le conseguenti dimissioni del segretario da presidente del consiglio.
Il 30 settembre del 2018 i democratici tornano a riempiere Piazza del Popolo per sostenere il segretario reggente Maurizio Martina, eletto dall’assemblea democratica in conseguenza delle dimissioni di Renzi da segretario. Martina sul palco è circondato da tanti giovani e tuona contro i “nazionalisti di destra, antidemocratici, autoritari e oscurantisti”, rappresentati dal duo di governo Matteo Salvini e Luigi Di Maio. È una piazza di opposizione. Tuttavia al primo appuntamento elettorale, l’anno seguente, il Partito Democratico si presenta con un nuovo segretario, il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, eletto con le primarie a marzo. Alle elezioni europee del 2019 il Partito Democratico si allea con Carlo Calenda e risulta il secondo partito più votato d’Italia con sei milioni di voti, più o meno lo stesso risultato delle politiche dell’anno precedente.
Il 23 settembre del 2022 anche il nuovo segretario reggente Gianni Letta, succeduto al dimissionario Nicola Zingaretti, sale sul palco allestito in Piazza del Popolo per arringare militanti ed elettori contro la nuova destra incarnata da Giorgia Meloni. Nel frattempo i democratici sono stati al governo con Giuseppe Conte e dopo la caduta del governo hanno sostenuto il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Dal palco Letta difende la Costituzione e canta “Bella Ciao”. Anche stavolta la piazza è piena di speranze, ma le urne tre giorni dopo registreranno la peggiore sconfitta del centrosinistra italiano.
Nella memoria collettiva democratica ci sono anche altre due piazze molto significative. La Piazza San Giovanni stracolma di Pierluigi Bersani del 5 novembre 2011, che precede di qualche giorno la caduta del Governo Berlusconi e la nascita del governo tecnico sostenuto anche dal Pd e guidato da Mario Monti. Il Circo Massimo di Walter Veltroni il 25 ottobre del 2008, che arriva dopo la sconfitta elettorale alle politiche di aprile, dove il neonato Partito Democratico raccoglie però il 33% dei voti, il massimo storico di consenso mai più eguagliato. Le piazze di Veltroni e Bersani, pur in due situazioni politiche molto diverse, rappresentano le ultime testimonianze della politica popolare della piazza, messa in grande crisi da diversi fattori, primi fra tutti l’avvento del digitale e l’utilizzo dei social network come strumento di lotta politica.
L’uso dei social quale cassa di risonanza del dissenso politico o come termometro del consenso di una leadership a colpi di “mi piace”, in combinazione con fattori quali la riduzione delle politiche pubbliche, gli spazi di manovra economica sempre più ristretti e l’incapacità di intercettare determinate nuove categorie di interessi, soprattutto nel mondo del lavoro, hanno prodotto una disaffezione verso la piazza. Un allontanamento dalla piazza che è soltanto il sintomo della malattia, rappresentata dalla disaffezione al voto, ormai riscontrabile nell’aumento costante dell’astensione ad ogni tornata elettorale.
Per questa ragione convocare una manifestazione popolare oggi è diventata una scelta spesso rischiosa e che necessita di una certa dose di coraggio. Un coraggio dimostrato dalla neo segretaria Elly Schlein che ha fortemente voluto la manifestazione di Piazza del Popolo dell’11 novembre scorso, nonostante qualcuno anche dentro al partito sollevasse dubbi sulla buona riuscita della stessa. Così non è stato. Il popolo democratico ha risposto presente come fa ormai da quindici anni. In Piazza, insieme ad iscritti e militanti, c’erano però anche osservatori interessati, possibili alleati di governo e realtà che negli ultimi anni si erano allontanate dal Partito Democratico. Come dimostra la storia dei democratici italiani non necessariamente una piazza piena fa primavera. Tuttavia la Piazza guidata da Elly Schlein è sembrata ritrovare la speranza di un progetto politico orientato alla riduzione delle disuguaglianze sociali ed economiche. Una piazza per i diritti civili, a difesa della Costituzione repubblicana e soprattutto unita, grazie al forte e leale sostegno del Presidente del partito Stefano Bonaccini e alla presenza di esponenti di partiti che potrebbero essere futuri alleati in un progetto politico per il Paese. Saranno le europee del prossimo giugno a darci l’ennesima cartina di tornasole. A dirci se almeno per una volta, ad una Piazza del Popolo piena corrisponderà anche quel consenso popolare necessario a mettere in crisi il governo delle destre.
(l’autore è consigliere comunale del Pd a Roma)