L’Italia meloniana si è arenata da settimane su una questione avvilente, quella legata all’ex ministro della cultura Sangiuliano. Il caso, ormai consumato, non merita più di novanta secondi di attenzione: se volete sapere la mia opinione, potete guardare il video che ho pubblicato la scorsa settimana (clicca qui).
Questa settimana, però, vorrei spostare l’attenzione sulla qualità della classe dirigente che governa il nostro Paese. Mentre Giorgia Meloni è costantemente impegnata a difendere i comportamenti discutibili dei suoi ministri e alleati di coalizione, in Europa accade che due nostri connazionali, entrambi ex Presidenti del Consiglio, vengano chiamati a contribuire con soluzioni concrete per superare la crisi economica che ci affligge.
Enrico Letta e Mario Draghi hanno lavorato per mesi su due importanti rapporti: uno sul Mercato Unico e uno sulla Competitività. L’obiettivo è chiaro: fornire ai leader europei e alla Commissione delle linee guida per rilanciare l’economia e preparare l’Europa alle sfide del futuro. Draghi, con la sua visione incisiva, ha parlato di un “cambiamento radicale” nelle politiche europee, denunciando una debolezza strutturale che rende l’Unione vulnerabile di fronte ai colossi globali, Stati Uniti e Cina, impegnati a investire massicciamente in risposte alle sfide climatiche, digitali e di difesa. In poche parole, l’Europa dei ragionieri è arrivata al capolinea. Draghi propone un’azione corale dell’Unione, con fondi comuni e un debito condiviso, sul modello adottato durante la crisi pandemica.
Enrico Letta ha ampliato ulteriormente la discussione nel suo libro “Molto di più di un mercato”, edito da Il Mulino. Letta evidenzia come l’Europa stia perdendo slancio, con i giovani imprenditori che preferirebbero trasferirsi negli Stati Uniti, dove trovano maggiori opportunità di finanziamento e un ambiente più dinamico. È una realtà che riscontro anche io, parlando con i giovani di Roma che partecipano alla consulta Roma Smart City Lab, nata per immaginare la città del futuro. Letta propone di aggiungere una quinta libertà alle quattro già esistenti del mercato unico (beni, capitali, persone e servizi): la libertà della conoscenza, che comprende innovazione, ricerca, capitale umano e competenze. Questa libertà dovrebbe rafforzare l’idea che il mercato non è solo un insieme di scambi economici, ma una rete di persone connesse.
Sarà interessante vedere nei prossimi mesi se i rapporti di Draghi e Letta riusciranno a diventare il manifesto per l’Europa dei prossimi anni. Ciò che però dovrebbe farci riflettere è come l’Unione Europea si affidi a due figure italiane di grande autorevolezza per trovare una via d’uscita dalla crisi, mentre in Italia, la maggioranza degli elettori ha preferito affidarsi alle promesse irrealizzabili di Giorgia Meloni e della sua classe dirigente, spesso improvvisata e impreparata.