Dal 22 al 29 ottobre, a Milano, si sono riuniti i vecchi nostalgici della Democrazia Cristiana, guidati da Gianfranco Rotondi. Il rilancio di questa “nuova” DC, a detta di Rotondi, non può che avvenire affiancando lo scudocrociato al partito della Meloni, e quindi collocando il partito fondato da De Gasperi nel centrodestra. Si tratta di un’apparenza ingannevole, senza alcuna sostanza, subalterna al partito emergente del momento. Una decisione dettata dalla convenienza e che rappresenta un dileggio e una profanazione della DC, mentre si propone come strumento, seppur di misero successo, di inganno elettorale.

Il richiamo alla democrazia cristiana avviene nel totale capovolgimento dell’identità politica cristiana, come era venuta elaborandosi in Italia intorno e dopo la ‘Rerum Novarum di Leone XIII, e calata nelle concrete attuazioni del solidarismo bianco di associazioni cristiane e nella politica di uomini di sommo valore civile e morale, come don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, fino all’epilogo nel 1994 del dignitoso tramonto di Mino Martinazzoli.
Gianfranco Rotondi dovrebbe conoscere ciò, e sapere che nel cristianesimo evangelico non v’è nulla che possa assomigliare alla piattaforma ideologica della destra politica ed in questa non v’è nulla che possa richiamarsi al vangelo: sono due estraneità assolute, due modi opposti di vedere l’uomo ed il mondo. La solidarietà e l’amore del vangelo anche verso i diversi e i nemici non ha nulla a spartire con l’ossessione razzista e identitaria della destra e neppure con quella nazionalista, anche se Gesù ha pianto sul tragico destino di Gerusalemme, ma non era un nazionalista chiuso ed esclusivista, mentre aveva esaltato la figura esemplare del buon Samaritano. Il Vangelo ha in odio il rigorismo della legge e il sovraccarico di sanzioni dell’autoritarismo dottrinale e sociale, come quello delle sanzioni degli scribi e sacerdoti e dei politici del suo tempo, e guardava all’uomo ed ai suoi problemi e bisogni, per dargli priorità e sovraordinazione rispetto alla legge, come ad esempio su quella assoluta del sabato.

Questo è il nocciolo del cristianesimo, come richiama quotidianamente Papa Francesco, e la destra italiana non ha nessuna conseguente considerazione ed adesione riferite all’uomo nella sua irripetibile identità, al di sopra di ogni categorizzazione, ma si muove in un ambito di chiusi pregiudizi, esclusioni e repressioni di razza, nazionalità, condizione umana e sociale, imponendo duri diktat che diventano ragione di emarginazione, di stigma sociale e giuridico, di irregolarità, per poi intervenire repressivamente. L’uomo, ‘questo singolo’ come diceva S. Kierkegaard, con suoi bisogni, fragilità, diversità non è mai stato al centro della politica della destra, che guarda piuttosto alla nazione, alla sua potenza, mentre la singola persona è il fondamento del messaggio evangelico, per il quale la società deve costituire una comunità agapica e solidale, e non escludente e repressiva verso di essa. L’uomo viene prima della legge, ed è il capovolgimento dell’ossessione autoritaria della destra, per quanti tentativi posticci essa poi faccia di dirsi e farsi accettare come cristiana, attuando un ossequio esteriore all’autorità gerarchica ed alla ritualità. Ed anche nella solidarietà sociale, costituita istituzionalmente dalla modalità del sistema tributario, il tentativo della destra di appiattire le quote dei livelli contributivi alti contraddice il fondamento di ogni solidale comunità umana, mentre gli stessi illuminati milionari, superando ogni gretto egoismo, oramai chiedono di tenere alta la progressività impositiva, consapevoli della necessità della solidarietà sociale perfino per mantenere in vita il mercato.

Enrico Berlinguer e Aldo Moro

Una profonda e autentica pensatrice, vissuta durante la drammatica età delle due guerre mondiali del ‘900, Simone Weil (1909-1943), ebrea ma attratta fortemente dai valori evangelici, nella sua interpretazione di donna, pur di alta estrazione sociale ma totalmente coinvolta nel destino amaro degli ultimi della terra e dei giovani soldati mandati ad uccidere e farsi uccidere, ha affermato che è tanto rigorosa la priorità dell’uomo su ogni altra considerazione che perfino “mettere la verità prima dell’uomo è l’essenza della bestemmia”. Questo sguardo fermo e fraterno all’uomo manca nella visione autoritaria e repressiva della destra, nel suo ottuso nazionalismo, del tutto estraneo alla vera Dc, mentre la smorfia che ne fa Rotondi della DC la costringe ad elemosinante subalternità verso la pessima destra italiana, svendendo l’autenticità degli ideali fondanti. E’ evidente, dunque, che il cristianesimo è del tutto estraneo alla destra; anche il cristianesimo, pur compromesso a volte, della vecchia e gloriosa DC. Se vi fosse un po’ di pudore e di rispetto per i cittadini elettori dovrebbe il Rotondi cancellare questo spurio sgorbio agganciato banalmente alla storica Democrazia Cristiana e con schiettezza iscriversi apertamente al partito della Meloni, come prima a quello di Berlusconi, secondo la preminenza politica del momento e, con un pizzico di dignità, dovrebbe cancellare l’aggettivo di cristiana alla sua democrazia, che costituisce un deturpante insulto alla memoria della Democrazia Cristiana di De Gasperi, Moro, Martinazzoli, e smetterla con questa ambiguità, seppur infima, di lavorare ad una conclamata rinnovata Democrazia Cristiana, mentre nei fatti la dileggia.

La DC storica reagì immediatamente all’apparizione di un’alleanza con il Movimento Sociale Italiano nel 1960, portata avanti, in una grave emergenza politica, dal pur degnissimo Fernando Tambroni. E la politica dell’attenzione del meditabondo Moro era rivolta verso la sinistra e non verso la destra, cui non si riconosceva alcun merito valoriale. E invece, questa DC di Rotondi propone e si contenta di un subalterno ruolo di servente mendicante della destra. Dignità esige che la smetta finalmente di deturpare la memoria, degna del massimo rispetto, della storica Democrazia Cristiana.

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