Mentre i commentatori si apprestavano a valutare il magro patto di stabilità europeo, peggiorativo rispetto alla proposta iniziale, e la ancor più magra figura fatta dal nostro governo, assente da ogni snodo del negoziato, quasi come per ripicca verso la cattiva Europa, la Camera ha bocciato la ratifica del Mes. Ma procediamo con ordine.

Il patto di stabilità approvato è l’esito di un negoziato lungo un anno, durante il quale sono cambiate molte cose: dall’aumento dei tassi e dei costi delle materie prime e dell’energia, alla guerra israelo-palestinese, che si affianca a quella russo-ucraina che continua nel crescente disinteresse. Il Covid prima e l’inflazione poi avevano relegato la questione del debito fuori dal campo dalle urgenze, ma il suo logorio continua a indebolire la tenuta dei bilanci di tutti. D’altra parte il vecchio patto di stabilità era veramente vetusto, nato in un contesto politico, economico e sociale, del tutto diverso: non esisteva nessuna teoria del “debito buono, debito cattivo”; non c’era stato il Covid e la scelta rivoluzionaria del debito comune per finanziare la transizione ecologica e digitale. Andava quindi, per lo meno, aggiornato.

Germania e Francia hanno preso in mano il dossier e condotto le danze. L’esito non è la migliore soluzione possibile. L’ allentamento dei vincoli di rientro, migliori rispetto a Maastricht, non coglie, però, la differenza strutturale tra Paesi in salute e i paesi in malattia… aspetto che invece il Progetto Next Generation (NGEU) ha colto e che poteva essere risolto introducendo una valutazione sul ciclo economico e le sue variazioni sia a livello europeo sia delle singole nazioni. L’Italia che ha un rapporto debito/Pil tra i più alti dovrà sudare di più. Si poteva fare meglio? Forse sì, ma ci voleva al tavolo un soggetto convinto e convincente, che si inserisse nella dialettica franco tedesca. L’Italia, che è il terzo contributore europeo ne avrebbe avuto titolo, se avesse deciso di stare al gioco e non di provare a fare la schizzinosa, minacciando addirittura il veto. Come è possibile un errore diplomatico ed economico così clamoroso? È possibile che un approccio politico per quanto critico verso l’Europa arrivi a rischiare l’isolamento del Paese e una speculazione dei mercati? Si! Lo si è capito poche ore dopo quando Salvini ha “ordinato” al Parlamento di votare contro la ratifica del Mes. La motivazione: “Così evitiamo che siano gli italiani a salvare le banche degli altri paesi, tanto quelle italiane sono solide” è così volutamente ignorante da non essere credibile e, dunque, evidentemente provocatoria. Perché? Per dare alla campagna elettorale per le europee il carattere di crociata che Salvini ritiene essere quello vincente.

Tutto qui! Le sorti del Paese non sono importanti; l’importante è vincere le elezioni e prendere il potere. Poi si vedrà. Questo è ciò che ci attende nei prossimi mesi. Meloni sembra imbarazzata, ma non al punto da fermare l’alleato. Verrà quindi trascinata in una campagna al “più 1” contro l’Europa? Ma lei è Presidente del Consiglio e ci sono dei limiti oggettivi che non può superare. La rappresentazione di questo incredibile stato di cose sta nel comportamento del Ministro Giorgetti. Il più europeista di tutti, costretto a prendere la parola per ultimo al vertice europeo, dopo che i giochi erano fatti e a subire, poche ore dopo, il voto anti Mes, dopo che aveva lavorato per la ratifica. La insostenibilità di una doppia linea del governo: una diplomazia di facciata, ma sempre più inutile perché schiacciata da una guerra di fatto è la questione politica più rilevante che dobbiamo affrontare. Anche perché il voto contrario al Mes, alla Camera, ha visto confluire nello stesso fronte, FdI, la Lega e i 5 Stelle.

Dunque: chiarire qual è la posizione italiana in Europa non è solo un problema del governo, ma anche dell’opposizione. Si può stare insieme elettoralmente ed essere divisi sull’Europa? Forse si, ma non è certo il modo migliore per convincere gli elettori.
Ne parleremo in primavera. Intanto: buon Natale e, mi pare necessario, buon anno!

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