La vita politica italiana è segnata da una crisi istituzionale che non ha precedenti nella storia repubblicana. La mortificazione del Parlamento, che sta avvenendo in questa fase conclusiva della legge di bilancio, ha superato la soglia della decenza istituzionale.
La democrazia resta solida e capace di difendersi, se rimane riferimento condiviso e viene praticata con comune convinzione. Ma può indebolirsi e regredire, se viene sottoposta a scossoni procedurali che ignorano le regole e le forme di verifica consolidate.
Mai come nella vita collettiva e parlamentare la forma è sostanza. E mettere in mora il Parlamento è il primo atto che ogni passaggio di regime ha praticato.
Non gridiamo al fascismo o alla dittatura guardando all’indietro. Oggi, anche solo utilizzando spregiudicati strumenti di comunicazione, è possibile svuotare la democrazia dal di dentro, senza modificarne gli assetti formali. È quanto sta succedendo in queste ore.
E per questo vogliamo manifestare la nostra preoccupazione e – nonostante Riformismo e Solidarietà sia un’associazione autonoma dai partiti e dalle organizzazioni di rappresentanza e rispettosa delle loro scelte, pur collocandosi in un perimetro progressista e riformista – sentiamo il dovere di non tacere.
Non vogliamo essere presuntuosi, sappiamo di contare poco. Ma sappiamo anche che le parole contano, che hanno una loro forza e che possono raggiungere traguardi impensati.
Perciò ci permettiamo di fare un appello. A tutti, a tutti noi.
Non restiamo indifferenti. Diciamo la nostra, ciascuno come può. Non è poco. È molto, se tutti lo faremo.