La “citazione speciale” attribuita dagli organizzatori del Premio Pulitzer a Darnella Frazier, la giovane che ha filmato con il cellulare la morte di George Floyd a Minneapolis, ha una valenza e un significato senza precedenti. Il riconoscimento alla 18enne afferma ed esalta il valore dei cittadini-reporter, che armati di cellulare documentano episodi che altrimenti rischierebbero di restare sconosciuti o di finire nel dimenticatoio. E così accade che il premio considerato come la più prestigiosa onorificenza per il giornalismo statunitense celebri… una non-giornalista, il cui senso civico, unito a una buona dose di coraggio, ha davvero cambiato il mondo.
I fatti: il 25 maggio del 2020 Darnella e una sua amica si imbattono in una scena terribile. Un agente di polizia dai modi bruschi tiene immobile a terra un uomo di colore, bloccandogli il collo con il suo ginocchio. Tutto il peso del poliziotto è sull’uomo che continua a ripetere “i can’t breathe”, non riesco a respirare. La scena dura quasi 9 minuti. Darnella riprende tutto con il suo cellulare, nonostante sia minacciata più volte dagli altri agenti di polizia, e pubblica il video sul suo profilo Facebook commentando “l’hanno ucciso”. Il video diventa immediatamente virale, scatenando la rivolta in numerose città americane. Senza quel gesto coraggioso, senza quel video, la vicenda probabilmente si sarebbe conclusa con il referto di un medico legale che liquidava il decesso con una crisi respiratoria. E invece il gesto di Darnella è diventato il simbolo dell’orgoglio e della riscossa della comunità afroamericana, un atto d’accusa violentissimo nei confronti della polizia americana e delle sacche di razzismo che ancora resistono negli States. E chissà, forse ha contribuito in maniera determinante alla sconfitta di Trump…
È per tutti questi motivi che il riconoscimento a Darnella, una ragazza semplice travolta poi da questo evento (è stata costretta a cambiare casa e ha ricevuto accuse di protagonismo), è un qualcosa che non ha precedenti nel mondo della comunicazione, nell’era dei nativi digitali. Siamo schiavi della moda dei selfie (a qualcuno è venuto il dubbio che il vaccino fosse efficace solo dopo pubblicazione della foto-prova sui social, un selfie con tanto di braccio scoperto e ago in vista). Passiamo ore e ore curvi sul nostro smartphone, morbosamente ossessionati dai post dei nostri conoscenti o di emeriti sconosciuti (e poi magari non conosciamo neanche il nome del nostro vicino di casa!). Ma qualcosa di positivo c’è: lo smartphone ci ha resi tutti potenziali giornalisti, informatori. La vicenda Floyd ce l’ha insegnato. Nei primi anni ’90, e quindi “solo” 30 anni fa, il vero cronista di strada girava con penna, taccuino, macchina fotografica, registratore, videocamera, mappe stradali, rubrica con i numeri di telefono utili e forse anche con spiccioli e gettoni per chiamate urgenti dalle cabine telefoniche.
Oggi con il nostro cellulare possiamo fare tutto! Dopo 30 anni il mondo è cambiato, e se usato in modo sapiente e intelligente il nostro smartphone può anche servire per documentare situazioni di soprusi, degrado, inquinamento, povertà, pericolo. Possiamo dimostrare di non essere solo 60 milioni di allenatori di calcio, di esperti giuristi o di virologi provetti, a seconda della notizia del giorno. Possiamo davvero utilizzare la tecnologia per migliorare la società in cui viviamo. Non è difficile: basta guardarsi intorno e avere ancora la capacità di sapersi indignare (dote sempre più rara, ahimè).
Darnella l’ha fatto: non si è voltata dall’altra parte, non ha continuato a passeggiare indifferente con la sua amica, non ha fatto un selfie (provate a immaginare: lei sorridente in primo piano, sullo sfondo quella scena terribile), non si è limitata a fare un video, come se stesse assistendo all’esibizione di un artista di strada. No! Ha capito la gravità della situazione, ha documentato tutto con coraggio e senso civico, ha postato il video urlando tutto il suo sdegno per la morte di quell’uomo per mano dello Stato, una scena che l’ha profondamente turbata. Nell’era di TikTok e dei selfie ostentati sempre e comunque, è una fiammella di speranza e di umanità che va protetta e alimentata, e che ci fa davvero sperare in un mondo migliore.
Ps: George Floyd era ammanettato e non ha mai opposto resistenza. Non era un pericoloso terrorista: un negoziante l’aveva accusato di aver pagato le sigarette con una banconota falsa da 20 dollari. Il poliziotto, grazie anche al video e alla testimonianza di Darnella, è stato dichiarato colpevole della morte di Floyd.
Bravissimo! Molto umano.. ?