Whatever it takes, tutto il necessario. Sono passati poco più di sette anni da quelle parole pronunciate da Mario Draghi. Era il 26 luglio del 2012 quando il Presidente della Banca Centrale Europea, durante il suo intervento alla Global Investment Conference a Londra, disse testualmente: “la Bce è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”. Così è stato!
2.920 giorni durante uno dei periodi più difficili della storia dell’UE, gli anni del post crisi economica del 2007/2009, che nei fatti si è poi dimostrata tutt’altro che confinata in quel triennio (con la possibilità più che reale che l’Eurosistema potesse scomparire) e la concomitante diffusione di posizioni populiste che proprio nella moneta unica vedevano il male da estirpare.
Ma le parole di Draghi furono chiare da subito, e tanto bastò: senza scendere troppo nel dettaglio di tecnicismi economici, la sua prima mossa fu (nel 2012) chiarire che l’euro sarebbe restato e che per tenerlo vivo si sarebbe fatto di tutto, il tormentone del Whatever it takes. Come conseguenza di questa decisione iniziò il finanziamento a tassi agevolati delle banche, mentre il programma messo a punto per bloccare la speculazione, l’Outright monetary transactions non fu mai messo in atto, non fu necessario.
Nel 2015-2016, in un quadro europeo ancora poco rassicurante, la Bce decide di varare altri due pacchetti di misure straordinarie, tra cui il Quantitative easing (l’acquisto di titoli di stato di nuova emissione e di altri titoli di debito). Obiettivo? Scongiurare il pericolo della deflazione (una diminuzione generalizzata dei prezzi causata dallo stallo delle attività produttive e dei consumi) e riportare l’inflazione al 2%, il livello previsto dallo Statuto della Bce.
Ora, dopo un parziale ritiro delle misure straordinarie attuato nel 2018/2019, l’ultimo intervento di Draghi è stato quello di rilanciare il Quantitative easing a partire dal 1° novembre 2019, che porterà all’acquisto di 20 miliardi di euro di titoli al mese e durerà «fino a che sarà necessario», ha scritto la Banca Centrale Europea in un comunicato. Lo scopo, ha spiegato il Presidente uscente, è sia quello di contrastare l’imminente recessione che rischia di colpire l’Europa già alla fine di quest’anno, sia di stimolare l’inflazione che da anni è stabilmente molto bassa e piuttosto lontana dall’obiettivo fissato dalla Bce.
Un sistema economico più solido, un Euro più forte
Insomma, oggi possiamo dire che il sistema economico europeo è più solido, “l’euro è più popolare che mai”, casomai sono quelli che dubitavano della costruzione europea “ad essere messi in discussione”, dice Mario Draghi nel giorno in cui il rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, gli conferisce la laurea honoris causa in Economia. Sono “ottimista sul futuro dell’Europa. Il sostegno all’Unione europea tocca i valori più alti registrati dall’inizio della crisi. Su queste basi la nostra Unione può durare e prosperare”.
Salvezza e stabilità riconosciuti anche dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel che, nel suo discorso all’’Eurotower di Francoforte il 28 ottobre, ha ricordato l’importanza dell’azione di Mario Draghi per la tenuta dei Paesi dell’area euro. “Sotto tua guida la Bce ha dato un contributo importante e cruciale alla stabilità dell’eurozona”, poi ha aggiunto: “Siete stati in grado di farlo in fretta perché siete una Istituzione indipendente”.
“Quella che celebriamo oggi” è “l’azione di un uomo che ha portato molto in alto il sogno europeo”, “un degno erede dei padri fondatori dell’Europa” quali Jean Monier, Robert Schuman, Konrad Adenauer e “i vostri illustri compatrioti Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli”, ha detto invece Emmanuel Macron, anche lui presente a Francoforte per il discorso di addio del Presidente uscente.
Se l’Europa in questi anni ha evitato il peggio deve ringraziare Mario Draghi
E quindi, come scrive Giorgio Arfaras su Linkiesta, se l’Europa in questi anni ha evitato il peggio deve ringraziare Mario Draghi. Come è normale che sia, nel percorso istituzionale dell’uomo che con buona probabilità passera alla storia “per aver salvato l’Euro” (così recita la targa regalatagli durante la sua ultima visita al Parlamento Europeo) non sono mancate critiche, soprattutto da parte di alcuni Paesi dell’Europa settentrionale: Germania, Olanda e Austria, in particolare.
A tal proposito, osserva in maniera lucida Alessandro Lubello su Internazionale, si è trattato di “attacchi spesso esagerati” che “tendono ad addossare alla Bce responsabilità che ricadono sui governi nazionali. Nel corso del suo mandato Draghi ha più volte ricordato che la Banca Centrale Europea si occupa della politica monetaria dell’eurozona nel suo insieme, non può guardare agli interessi di singoli Paesi. Come scrive il quotidiano progressista tedesco Süddeutsche Zeitung, ‘la politica monetaria è destinata a non mutare, anche se non piacerà a molti tedeschi. L’inflazione è troppo bassa, le guerre commerciali minacciano il benessere dell’Europa. Nell’eurozona il Pil pro capite è ancora sotto i livelli registrati prima della crisi finanziaria’. Semmai, aggiunge la Süddeutsche Zeitung, Draghi è stato lasciato solo ‘da governi che non hanno fatto le riforme necessarie. E la Bce non aveva certo la possibilità di costringerli’. Nel frattempo, però, la sua politica monetaria ha ‘salvato molti posti di lavoro’”.
Mario Draghi, l’addio alla Bce
Il 28 ottobre è stato il giorno dell’addio formale di Draghi, quello del simbolico passaggio della campanella a Christine Lagarde: “Non l’ho mai usata”, confessa a colei che gli succederà. I due Presidenti si sono abbracciati, Draghi ha assicurato che è “più facile” lasciare la Bce in mani così capaci, mentre Lagarde ha ribadito la sua intenzione di non dover più pronunciare frasi come la storica whatever it takes, perché vorrebbe dire che i governi ancora non hanno cominciato a fare sul serio la loro parte per salvare l’Europa. Otto anni dopo, Draghi esce di scena, ma al suo posto, scrivono Jana Randow e Alessandro Speciale, autori del libro Mario Draghi, l’artefice: la vera storia dell’uomo che ha salvato l’euro, “Christine Lagarde troverà una Bce già messa sulla rotta della massima continuità”, visto che “il suo corso per gli anni a venire è già stato stabilito”.
“Grazie per la tua saggezza e la tua determinazione”. Così si è poi rivolta a Draghi Lagarde nel suo intervento. “La tua eredità”, ha aggiunto l’ex Direttrice generale del Fmi, “è averci insegnato ad eccellere e a superare le attese”.
Parole di stima e di ringraziamento per il Capo uscente della BCE sono arrivate da Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, al termine del suo intervento durante il passaggio di consegne, ha parlato di “uno straordinario impegno al servizio dell’Europa. Mario Draghi, in questi otto anni, è stato autorevolmente al servizio di un’Europa più solida e inclusiva, interpretando la difesa della moneta unica come una battaglia da condurre con determinazione contro le forze che ne volevano la dissoluzione”. “Caro Mario”, ha poi concluso, “come cittadino europeo desidero dirti grazie”.