Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
signor Presidente della Regione Campania,
signor Sindaco,
Presidente del Consiglio Comunale,
autorità tutte,
la sottoscrizione del Patto per Napoli è un momento importante nella vita di una delle principali città italiane, ma anche un momento di svolta nelle relazioni finanziarie tra lo Stato e gli Enti locali. In questa prospettiva vorrei soffermarmi sulla logica che ha ispirato la definizione del Patto e della stessa disciplina contenuta nella Legge di Bilancio per il 2022, che l’ha previsto.

Ancor prima, una constatazione e un ringraziamento: la preparazione del Patto ha visto la collaborazione attiva in questi mesi degli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministro dell’Economia e delle Finanze, con il ragioniere generale Biagio Mazzotta, del dottor Salvatore Bilardo, del Ministero dell’Interno, del Comune di Napoli, in particolare l’assessore Pier Paolo Baretta. Quindi di tutte le componenti istituzionali interessate, che hanno dimostrato grande determinazione e impegno ma soprattutto ampia condivisione degli obiettivi da raggiungere e dei mezzi da adoperare.

Quando si pensa a Napoli, e a tutto il Sud, si pensa anche alle molte difficoltà di cittadini e imprese ad un’Italia a due velocità alla costante emorragia di cervelli e dei nostri migliori talenti. Eppure non mancano le potenzialità: quella di Napoli è un’area ai primi posti in Italia per numero di imprese, di un elevato numero di giovani imprenditori, e una presenza manifatturiera importante. Squilibri e contraddizioni non mancano, il Patto parte da questa consapevolezza, provando a fornire un contributo strutturato e di medio periodo nel fronteggiare difficoltà sedimentate e contraddizioni del presente.

Dicevo della logica del Patto: in un certo senso, come proverò in poche battute ad indicare, non è dissimile da quella sottesa per quel che attiene ai rapporti tra Stato ed Europa al Pnrr, alla cui realizzazione l’Italia tutta è e sarà in questi anni fortemente impegnata. L’impostazione del Patto è per più aspetti innovativo e in un certo senso sperimentale.  Lo è innanzitutto per la platea dei Comuni ai quali lo strumento si rivolge: oggi Napoli, che riceverà un contributo di 1 miliardo e 231 milioni di euro; a breve Torino, Palermo e Reggio Calabria. Si tratta di grandi città del Nord e del Sud Italia che presentano punti di forza e criticità diversi tra loro, ma tutte accomunate dalla ferma volontà di intervenire su alcuni nodi irrisolti della struttura amministrativa, della loro situazione finanziaria, della capacità di esprimere appieno il loro potenziale di crescita economica e sociale.

In secondo luogo il Patto si pone su un piano di diversità rispetto ad altri strumenti già a disposizione per ripianare il disavanzo, penso al dissesto, di cui pure la disciplina legislativa del Patto mutua taluni aspetti, in particolare quello delle conseguenze delle condotte causa di squilibri. Diversamente dagli altri strumenti il Patto è concepito per responsabilizzare più degli altri strumenti il Comune nel perseguire gli obiettivi di risanamento ma anche di corretta e tempestiva definizione e realizzazione degli investimenti necessari per la crescita e il benessere delle comunità locali. Il Patto stimola infatti la città ad affrontare con determinazione i nodi irrisolti di cui prima dicevo con azioni concrete. Lo fa prevedendo, a fronte dell’importante sforzo finanziario ma anche politico e amministrativo dello Stato, l’assunzione del solenne impegno dei vertici politici e amministrativi del Comune non solo ad individuare risorse proprie, pari ad almeno un quarto del contributo statale, ma anche e soprattutto a profondere tutte le energie possibili per mettere in campo concretamente e puntualmente le riforme e gli investimenti di cui una grande città come Napoli ha da tempo bisogno.

Quanto al concorso del Comune di Napoli, lo stesso sarà assicurato con un ventaglio articolato di misure indicate nel Patto. Si tratta di una complessiva manovra, che agirà su alcune leve fiscali, sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare ed egli spazi in locazione passiva, sulle modalità di riscossione della gestione, più equa ma più efficiente, sulla razionalizzazione delle società partecipate, per una migliore erogazione dei servizi pubblici locali, sull’emersione dei debiti commerciali, e sul pagamento di questi ove occorra, secondo una logica transattiva, ma di certezza. Le misure sono accompagnate da un preciso cronoprogramma, dalla definizione di obiettivi intermedi e finali, e da specifiche forme di monitoraggio. Al contempo, come dicevo, il patto impegna il Comune a realizzare in tempi certi e prestabiliti una ambiziosa operazione di rilancio dell’investimento. Il Patto chiede a Napoli che siano realizzati gli importanti investimenti finanziati dal Pnrr e dal Fondo Complementare, ma anche da altri fondi europei e nazionali, integrandoli con ulteriori risorse per un ammontare aggiuntivo pari al 5% delle altre, pari a 113 milioni di euro.

Non si tratta solo di numeri, che forse poco dicono sulla reale portata dell’iniziativa, ma di opere che contribuiranno in modo tangibile a cambiare il volto della città, a rafforzare la capacità della stessa di confrontarsi con altre città europee. In ultima analisi, la renderanno più moderna e vivibile. Un ultimo punto: il patto, per raggiungere questi importanti obiettivi, si cura non solo di individuare gli investimenti utili alla città, ma anche di sostenere la capacità amministrativa del Comune. Un aspetto, questo, di centrale importanza se si considerano le significative contrazioni di organico e di competenze tecniche e specialistiche sofferte, e la necessità di colmarle perché sfide ambiziose come quelle assunte con l’odierna sottoscrizione possano essere portate avanti. Napoli potrà beneficiare di nuova linfa professionale per gli uffici che dovranno attuare le riforme e rilanciare gli investimenti, potendo assumere circa 100 funzionari che si aggiungono alle diverse centinaia da assumere già rientranti nelle ordinarie capacità assunzionali del Comune.

Si tratta quindi di un Patto per la crescita, il rilancio del tessuto economico, sociale, amministrativo di questa grande città, di un patto che si cura dei pesi del passato ma soprattutto guarda al futuro della città e del paese. È un Patto basato sulla fiducia tra differenti livelli di governo, come per il Pnrr; questo Patto dà un contributo a Napoli e anche ad altre città proveniente dall’intera collettività nazionale. Chiede in cambio un cambio di passo che Napoli si è convintamente impegnata a realizzare.

Il Governo è consapevole che senza la crescita dei territori non cresce l’Italia, che non vi può essere crescita senza risorse e investimenti, a questi va accompagnato però un impegno credibile a rendere più efficiente ed equa anche la macchina amministrativa, che di quegli obiettivi di rilancio deve essere interprete e guida. Grazie                     

Roberto Garofoli, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri                            

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