Nel suo discorso online, lo scorso marzo, alla UK Joint Expeditionary Force (Jef, il corpo di spedizione militare guidato dal Regno Unito) Zelensky ha dichiarato: “Noi possiamo fermare la Russia“, ma se non ci aiuterete a farlo le forze di Vladimir Putin punteranno poi “verso di voi“, ha spiegato rivolto ai membri del Jef (Regno Unito, Danimarca, Islanda, Finlandia, Svezia, Olanda, Estonia, Lettonia e Lituania), convocato dal premier britannico Boris Johnson. Il presidente ucraino ha insistito sulla richiesta di altre armi all’Ucraina e di sanzioni ulteriori anti-russe. “Noi – ha sostenuto – possiamo fermare la Russia, fermare l’uccisione delle persone. Sarà più facile se lo faremo insieme perché fermeremo la distruzione della democrazia ora sulla nostra terra. Altrimenti i russi verranno da voi.

La dichiarazione di Zelensky secondo la quale gli ucraini stanno combattendo anche per difendere la democrazia in Europa, sollecita un pensiero sul tema, spinge a riflettere sullo stato di salute di questa forma di governo, per valutare il livello di rischio a cui i governi dell’occidente sono sottoposti a causa della guerra Russia – Ucraina in corso.

Come sta la democrazia?
Possiamo dire in modo abbastanza sicuro che una democrazia è tale se funziona bene il processo elettorale, se c’è pluralismo politico, se funziona il governo, c’è partecipazione politica, c’è una cultura politica e le libertà civili vivono e respirano. Elezioni libere ed eque, basate sul suffragio universale, insieme ad un sistema multipartitico, sono la conditio sine qua non della democrazia in piena salute. Se una di queste categorie manca o non si esprime al meglio, allora la democrazia comincia a non essere più piena, bensì si presenta come imperfetta pur mantenendo questo nome.

Secondo lo studio annuale di The Economist Intelligence Unit’s Democracy Index che fornisce una fotografia dello stato dell’arte della democrazia in 165 Stati indipendenti e due territori nel mondo, il 41% della popolazione mondiale vive, per esempio in una cosiddetta democrazia imperfetta, mentre solo 8,4% vive in piena democrazia. Quasi il 36% della popolazione del mondo, sulla base dell’analisi dell’Index 2021, vive purtroppo dentro un regime autoritario. Pochi forse, sanno che l’Italia si trova al 31° posto della classifica, in questo Indice (con un punteggio totale di 7,68), ed è nel gruppo delle cosiddette democrazie imperfette, in compagnia di altri Paesi europei (per esempio, la Francia al 22° con punteggio totale di 7,99 e USA al 26° posto con7,85).  

Sono considerate democrazie imperfette quando il funzionamento di alcune delle categorie prima citate non funzionano bene, cioè i processi formali e le condizioni di pluralismo operano appunto, in modo imperfetto. La fiducia popolare nella democrazia è in declino da alcuni anni: corruzione, insufficiente trasparenza e mancanza di piena responsabilità da parte degli attori politici che tendono ad esercitare i propri interessi di parte, hanno minato la fiducia nei partiti politici e nel governo, aumentando nei cittadini la chiara consapevolezza di non sentirsi rappresentati. Le democrazie imperfette sono anche quelle che hanno al loro interno forti polarizzazioni ideologiche e una scarsa coesione sociale.

Le cosiddette democrazie sviluppate delle economie avanzate di USA e dei paesi EU non hanno performato bene nella categoria funzionamento del governo e della rappresentanza facendo emergere i sintomi del malessere in chiave di corruzione, sistema politico sempre meno attento ai reali problemi delle persone, disfunzioni istituzionali. E’ diffusa la frustrazione dei cittadini che avvertono che l’attuale sistema politico è da riformare, una insoddisfazione guidata anche, in Occidente, dalla difficile situazione economica, e dalla delusione per la mancanza di equità sociale ed economica. La globalizzazione ha causato scontento e disparità economiche, e i sistemi democratici non sono stati all’altezza del loro compito nel dare risposte alle necessità delle persone comuni. Il modello politico occidentale in alcuni casi e Paesi si è lentamente spostato dalla partecipazione democratica verso un trend tecnocratico, un modello di sistema in cui corpi non eletti assumono funzioni decisionali, con conseguenze di disimpegno politico, astensionismo e demotivazione all’interno della cultura politica.

Il primo posto della classifica delle democrazie piene, in ottimo stato di salute, spetta alla Norvegia, con il punteggio 9,75, seguita dagli altri Paesi del nord Europa. Può essere motivo di approfondimento sapere che, sempre stando all’indice sopra detto, all’interno della classifica dei Paesi con regime autoritario, cioè   contrassegnati dall’ assenza dei fondamentali della democrazia, la Cina è al 148° posto con un punteggio totale di 2,21 ed è peggio pure della Russia che vediamo al 124° posto e con un punteggio di 3,24. Mentre l’Ucraina che è nel gruppo dei Paesi riconosciuti con regime ibrido, cioè in cui solo alcuni elementi delle categorie democratiche sono presenti, ha un punteggio totale di 5,57.

Il 2020 è stato un anno particolare a causa della pandemia da Covid-19, e tutto il mondo ha sospeso la propria libertà, una per tutte quella di movimento.  In molti Stati i governi hanno invocato poteri straordinari di emergenza, la democrazia ha subito dei contraccolpi a causa delle misure restrittive adottate in risposta al coronavirus. La maggior parte dei cittadini nel mondo hanno sopportato e giustificato questa perdita momentanea di libertà, sulla base dell’evidenza della minaccia mortale del virus, di fronte alla straordinaria percentuale di perdita di vite umane.

La libertà, insieme all’ eguaglianza, è essenziale in una democrazia. Anche la democrazia è stata intaccata dall’evento coronavirus: il potere non è stato esercitato attraverso le decisioni del popolo (come la sostanza della democrazia richiede) e, a decidere è stato lo stato d’emergenza! Non c’era il tempo di coinvolgimenti pubblici attraverso referendum a causa del distanziamento sociale, e l’approccio decisionale è stato top-down, dall’alto al basso, su suggerimento della scienza. Ci sono sempre altre strade, obietta qualcuno.

Un altro pensiero si pone: forse, il consenso del popolo è arrivato attraverso la tacita disponibilità a restare a casa nel momento più duro dell’evento pandemico. La democrazia è una forma di governo che prevede un approccio alle persone, prima di tutto, e ai loro bisogni, attraverso la presenza di partiti politici e un sano dibattito politico e sociale sui temi più importanti rivolti al benessere dei cittadini. Ma negli ultimi anni la macchina democratica si è ingrippata in Occidente, favorendo la diffusione dei populismi nella scena politica, prova che qualcosa non sta funzionando nella direzione del coinvolgimento diretto e soddisfacente delle persone e la sola presenza di istituzioni democratiche e dello stato di diritto non sono abbastanza per garantire e dare per scontato il buon funzionamento della democrazia. Come si esercita il potere è la chiave del sistema democratico: se le persone non partecipano come una volta, se l’astensionismo nelle tornate elettorali raggiunge percentuali alte, qualcosa da sistemare c’è.

Altro discorso è stato l’uso strumentale della pandemia in alcuni Stati per introdurre misure limitanti le libertà civili e individuali, e le limitazioni di libertà di espressione e di dissenso, creando un pericoloso salto all’indietro verso misure autoritarie più consone ai loro sistemi di governo. La velocità con cui la Cina autoritaria, per arginare la pandemia, ha applicato un sofisticato programma di censura e procedure drastiche di lockdown, ai limiti della prigionia, in città come Wuhan o Shanghai, non trova confronto con i Paesi europei che pur hanno copiato, ma con procedure diverse, la misura della chiusura per evitare il completo collasso del sistema sanitario.

Democrazie e diritti umani sono sotto attacco nel mondo e, c’è una stretta connessione tra questo momento di recessione della democrazia e la corruzione che facilita gli abusi dei diritti umani e civili in una spirale viziosa. Quando i diritti e le liberta vengono erosi, la democrazia indietreggia, lasciando spazio all’ autoritarismo che, a sua volta, facilita livelli di corruzione sempre più importanti: dalla repressione degli oppositori, alle intimidazioni dei difensori dei diritti umani, o, alla chiusura di   media e censure di stampa, indebolendo le istituzioni di quei Paesi, tanto per citare alcuni dei recenti accadimenti registrati in Russia durante l’operazione speciale in Ucraina.

Ritornando alle dichiarazioni di Zelensky sopra riportate, in conclusione: si fa presto a dire democrazia!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here