Ho lasciato, nei giorni scorsi, con molto dispiacere, il consiglio comunale di Venezia.
Ho sempre partecipato con impegno ai lavori del consiglio. Ma dopo aver assunto l’incarico di assessore al comune di Napoli ho dovuto prendere atto che non potrò più garantire la stessa assiduità. E i cittadini hanno diritto invece a rappresentanti disponibili al massimo delle loro possibilità, in grado di tenere con il territorio un legame forte e costante.
Ho atteso la elezione del Consiglio della città metropolitana e la conclusione dei congressi del Partito Democratico per formalizzare le dimissioni e, ora, voglio ringraziare e salutare davvero tutti: amici, colleghi, interlocutori, avversari.
Auguro a tutti, ai consiglieri di opposizione e di maggioranza, a chi ha preso il mio posto, agli esponenti della coalizione che ha sostenuto lo scorso anno la mia candidatura, e anche al sindaco e alla sua giunta, di lavorare sempre per il bene della città.
Ringrazio in particolare i cittadini che mi hanno sostenuto nella campagna elettorale, che è stata coinvolgente ed entusiasmante.
Gli obiettivi ambiziosi che allora ci siamo posti non sono venuti meno con il risultato elettorale. Anzi, con il passare dei mesi sono apparsi più chiari e urgenti.
La richiesta che mi occupassi del bilancio del comune di Napoli – del tutto inaspettata – mi è stata presentata con pressione convergente. E la mia prima reazione è stata declinare l’offerta, per ragioni sia personali che politiche.
Negli ultimi mesi avevamo impostato la vita familiare privilegiando Venezia: quotidianità, casa, presenza…
Una scelta convinta, gradevole e, soprattutto, che mi consentiva di rispondere meglio all’impegno che la candidatura a sindaco (anch’essa inaspettata) aveva portato con sé.
Le ragioni che mi hanno portato ad accettare l’impegno napoletano, nonostante i sacrifici che comporta, ma al quale mi dedico ora con la passione che merita, sono molto stringenti.
Napoli – terza città d’Italia – deve affrontare problemi serissimi, tra cui un bilancio al limite del dissesto finanziario.
Il recente risultato elettorale ha premiato il centrosinistra, con una maggioranza che ha superato il 60 per cento. I cittadini napoletani hanno dunque espresso una domanda di profondo cambiamento e di rilancio della città e chi ha vinto deve rispondere con grande responsabilità.
Avviare a soluzione l’emergenza finanziaria è la precondizione perché ogni altro progetto amministrativo diventi percorribile. In ragione di ciò, il Pd nazionale e il suo segretario, insieme al sindaco di Napoli, mi hanno chiesto di collaborare alla soluzione di questo impegnativo compito e di essere a disposizione da subito. Richiesta condivisa e manifestata anche da altri esponenti della maggioranza politica che sostiene il governo.
Non mi nascondo lo strappo che questa scelta napoletana ha provocato. Qualcuno (forse prigioniero di un passato che con la scorsa campagna elettorale abbiamo superato) ha parlato di tradimento. Mi sembra una lettura alquanto ingenerosa.
Non mi sono mai rifiutato di assumere responsabilità, anche quando non le avevo richieste e anche se comportavano sacrifici. Al contempo, ho sempre risposto con disponibilità e discrezione quando si è trattato di fare un passo indietro.
Tanto meno si tratta di un abbandono: vado a lavorare in un altro “reparto” della grande fabbrica del riformismo e, alla fin fine, a occupare un posto nella categoria molto numerosa (e interessante) dei veneziani che hanno responsabilità fuori Venezia e che penso possano, se coinvolti, dare ancora un contributo al futuro della città.
Peraltro, a Venezia Il mio tempo elettorale è scaduto e il compito che mi ero ripromesso era quello di contribuire alla formazione di una nuova classe dirigente. Le scelte congressuali del PD veneziano hanno avviato il rinnovamento. La squadra c’è. Auguro al nuovo gruppo dirigente di giocare al meglio la grande partita del futuro.
La politica non è solo passione, soddisfazioni e delusioni; è prima di tutto servizio. E può succedere di essere chiamati a svolgerlo dove è più urgente e necessario. Come cantava John Lennon, «la vita è quello che ti succede mentre sei impegnato in altri progetti».
Non posso però, in questo frangente, tralasciare alcune riflessioni su Venezia e il suo futuro.
La maggioranza che governa la città, purtroppo, non ha colto il segno di apertura che le opposizioni hanno dato sin dal primo consiglio comunale, votando la mozione sul rifinanziamento della Legge speciale, e poi ha snobbato la proposta, ufficialmente avanzata dall’opposizione, di avviare un percorso condiviso sul PNRR.
La maggioranza ha scelto, per tutto quest’anno, la totale chiusura al dialogo e ha gestito i lavori consiliari con supponenza e autoreferenzialità, sino ad attaccare personalmente i consiglieri di opposizione, davvero con troppa frequenza. Peccato.
I mancati risultati proprio sui grandi temi (Legge speciale, PNRR, Agenzia per la Laguna, crociere…) dimostrano tutta l’inefficacia politica e la miopia di questo metodo.
Forse non poteva che andare così, vista l’ostinazione con cui la maggioranza continua a pensare di essere autosufficiente e di poter governare da sola i problemi di straordinaria complessità che Venezia deve affrontare. Una maggioranza, peraltro, che manifesta un’unità formale mentre le sue componenti covano sotto la cenere e separatamente una gran voglia di rivincita.
L’impegno nazionale del Sindaco ha completato il quadro: Venzia ha bisogno di una guida costante e lungimirante!
Il punto è che dietro il lustro della rilevanza internazionale – rendita di posizione importante e da salvaguardare – Venezia vive difficoltà cui bisogna far fronte con una coraggiosa strategia e non affidandosi a un illusorio attivismo quotidiano.
La città storica invecchia, si spopola in maniera esponenziale e progressivamente si riducono i servizi necessari alla vita quotidiana per gli abitanti che rimangono. Marghera non riparte e il suo futuro green è ancora oggetto di convegni più che di progetti. Murano è in agonia. Il futuro del porto è in bilico nello storico dibattito tra salvaguardia e sviluppo, senza che si proponga, da entrambe le parti, una strategia compatibile. Piazza Ferretto non è più il centro commerciale che molti ricordano, cuore pulsante di una città in sviluppo; semmai rappresenta il confine tra la parte residenziale (via Garibaldi, Carpenedo) e l’altra sempre più fuori controllo (via Piave e dintorni, fino a Marghera). E, come se non bastasse, si accentua la separazione tra mestrini di prima generazione e le comunità di origine straniera, che si stanno chiudendo in vere e proprie banlieue.
Venezia sopravvive di turismo, ma senza distinguere tra turismo di qualità e turismo mordi e fuggi. Mentre dilaga silenziosamente un fenomeno sostanzialmente ignorato, ma tra i più preoccupanti: la diffusa espropriazione economica e finanziaria della città (vedi la pervasività cinese nelle attività commerciali, più volte segnalata nei rapporti della Guardia di Finanza).
Ovviamente, tutti conosciamo le potenzialità straordinarie di Venezia. Ma serve un piano che le valorizzi e una classe dirigente che le promuova.
Questi processi vanno governati. Il sindaco si trincera dietro la mancanza di poteri (in parte è vero). Resta il fatto che, agendo solo sul presente, si possono anche vincere le elezioni, ma certamente si deprime una via d’uscita in prospettiva.
Recentemente la pandemia ha stimolato una riflessione sul modello di sviluppo, si sono alzate molte voci, ma non si intravede ancora una capacità collettiva, una voglia di reagire insieme…
Le molte istituzioni, Fondazioni ed Associazioni presenti devono far fronte comune con le categorie economiche e le forze sociali e diventare motori di sviluppo.
Venezia priorità nazionale. Questo resta l’obiettivo. Che si raggiunge se a Roma e a Bruxelles si avverte che è davvero questo ciò che Venezia vuole. E se lo vuole tutta insieme. Una convergenza che finora è mancata, nonostante la notevole quantità e qualità di risorse ricevute negli ultimi anni dai governi di cui anch’io ho fatto parte.
Ovviamente, è anche una autocritica. Anche il centrosinistra deve fare un salto di qualità.
Vale per il Pd, che, oltre a perseguire esplicitamente una opposizione ferma ma costruttiva, deve ripensare alla propria collocazione per sviluppare una esplicita e spiccata cultura di governo e, in funzione di ciò, un nuovo dialogo col tessuto economico e sociale della città.
Vale per la coalizione che mi ha sostenuto a candidato sindaco lo scorso anno e che deve continuare, senza incertezze, a perseguire una convinta unità.
Ma vale anche per tutta l’opposizione: sei candidati sindaci, in competizione tra loro contro un candidato unico, non fanno valore aggiunto e l’intransigenza nelle scelte progettuali non può ridursi a radicalismo programmatico.
Il tempo passa e al termine di questo mandato amministrativo, tra poco più di tre anni e mezzo, se non prima, si aprirà una fase nuova della politica cittadina. E si aprirà per tutti: maggioranza, opposizione e società civile.
Anzi, si è già aperta. Nuovi programmi, nuovi schieramenti e nuove alleanze sono necessari per assicurare un buon governo alla nostra città. E nuovi leader! Spetta a loro farsi avanti da protagonisti, spetta a noi sostenerli.
Buon lavoro e buon futuro a tutti!
Intervento che evidenzia ancora una volta la serietà, la competenza e la generosità di Pier Paolo. Da Parlamentare e da Membro di Governo ha profuso un impegno qualificato e prezioso avendo sempre come faro la tutela delle classi sociali più deboli e uno sviluppo economico-sociale a misura d’uomo. Grazie Pier Paolo e buon lavoro nella splendida e complessa realtà della Città di Napoli. Con la stima e l’amicizia di sempre, Ivano Strizzolo
Ho apprezzato la chiarezza e lucidità di questo intervento. Un opportuno chiarimento, soprattutto per quei veneziani che poco avevano compreso l’impegno a Napoli di Pier Paolo e l’avevano vissuto come un abbandono. Credo che invece a Pier Paolo vada un grazie per quello che ha fatto per Venezia e per quello che sta facendo e farà per Napoli.
Finalmente si è fatta chiarezza sulla Sua posizione e grazie per questo saluto esplicativo. Spero solo che Lei riesca a farsi portavoce delle nostre istanze a Roma e a Bruxelles ad ogni occasione e si continui ad informare dei bisogni della nostra ex-citta’ seppur da lontano