Macerie, cadaveri, devastazione. E poi la morte, con il tanfo dei corpi in decomposizione. Un odore terribile che entra dentro e non va più via. Ma nonostante il contesto in cui nasce il racconto, i protagonisti del romanzo “Krabi. Il segno dello Tsunami” sono la speranza, la solidarietà, il senso profondo dell’essere umani. In una parola, la vita. Nel libro, opera del Colonnello dei Carabinieri Carlo Maria Oddo, chirurgo e specialista in medicina legale, il medico racconta in prima persona la sua esperienza a Puket, in Thailandia: nel 2004 è stato inviato in missione con il compito drammatico, durissimo, di effettuare l’identificazione delle vittime dello Tsunami.
“In queste pagine” – ha scritto nella prefazione il Generale di Brigata dei Carabinieri Luciano Garofano, già comandante del RIS di Parma – ci sono la semplicità di Oddo, i suoi sentimenti, le sue emozioni e i suoi valori, il rispetto e la solidarietà e tante altre virtù umane e professionali non comuni, con le quali ha portato a termine la su amissione insieme a tutto il team DVI italiano (Disaster Victim Identification), in piena sinergia collaborativa con i colleghi delle altre nazioni”.
Vittorio Fineschi, professore di medicina legale alla Sapienza di Roma, scrive nella introduzione: “Nel romanzo ci sono alcuni dettagli, come il peluche del bambino, la hostess ancora legata al seggiolino del suo aereo, la maglia della squadra di calcio, che improvvisamente ti riportano al quotidiano, al fatto che ognuno di quei corpi avesse una vita”.
Il libro, un omaggio alle 300 mila vittime di quel terribile evento, è stato presentato nei giorni scorsi a Roma, presso il Circolo Canottieri Aniene. All’evento, organizzato dalla Fondazione Dià Cultura, hanno partecipato, oltre all’autore, anche Massimo Fabbricini, presidente del Circolo e storico giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Risso, presidente della Federazione Italiana Tabaccai, la giornalista Simona Sanchirico, della Fondazione Dià Cultura e il presidente della Fondazione, Aldo Sciamanna, il giornalista Pino Nano, Daniela Mainini, presidente del Centro Studi Grande Milano, Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e Pier Paolo Baretta, assessore al Bilancio al Comune di Napoli e presidente di Res, che ha avuto il compito di presentare la pubblicazione.
Daniela Mainini ha definito il libro “la sublimazione di un grande dolore, ma anche la rinnovata gioia e la felicità di vivere. In questo momento storico post pandemia e con una guerra in corso – ha detto – in cui ci siamo abituati, quasi assuefatti a scenari di morte, è importante non avere paura di parlare della morte come sublimatrice di riscatto di vita”.
Per il direttore Valentino Nizzo “l’archeologia è solita confrontarsi con le catastrofi prodotte dalla natura e a volte anche dall’uomo. Le catastrofi – ha raccontato – diventano una sorta di scrigno per ricostruire le società del passato, anche se attraverso momenti drammatici, come avvenuto con Pompei. La lettura del libro – ha aggiunto il direttore del Museo Nazionale Etrusco – è un percorso all’interno di una catastrofe moderna, che ha accolto di sorpresa centinaia di migliaia di persone. Nella storia ci sono tracce di tsunami, e l’archeologia è in grado di ricostruirla. Quello che manca è tutto ciò che non si conserva di quelle tragedie. Nel libro affiorano la delicatezza e la fragilità della nostra corporeità, quelle poche ore che sono concesse al nostro corpo prima di trasformarsi e perdere per sempre la propria identità”.
“’Krabi’ è un libro straordinario – ha detto Pier Paolo Baretta presentando la pubblicazione – che ho letto con grande interesse e con una iniziale diffidenza, visto l’argomento, che parla di morte e post mortem. È un libro bello, fuori dall’ordinario, nel senso che riesce ad affrontare argomenti così difficile ma in maniera non retorica e non macabra, un libro istruttivo, e di questo ringrazio il Colonnello. La storia è anche un esempio di solidarietà: sia la campagna umanitaria che la ricerca scientifica si sono rivelate di fondamentale importanza nella tragedia immane che ha colpito quelle popolazioni. In tutto il libro – ha concluso l’assessore al Comune di Napoli e presidente di Res – c’è un filo conduttore che è una profonda umanità, della quale abbiamo sempre più bisogno”.
Molto toccante il racconto in prima persona dell’autore del libro: “Sono stato inviato in Thailandia dopo due giorni dallo tsunami per il riconoscimento delle vittime”, ha detto il Colonnello Oddo. “Non si conoscevano i numeri, l’entità del disastro. Lavorare su centinaia di corpi irriconoscibili, da identificare con il dna, è stato un lavoro duro, molto forte dal punto di vista umano. È stata una esperienza che mi ha stravolto, e che mi ha letteralmente cambiato dopo un po’ di anni, quando l’esperienza si è sedimentata. Una esperienza tragica dal punto di vista umanitario ma stravolgente per come ha cambiato il mio approccio alla vita. Dopo un contatto così diretto e crudo con la morte ho imparato che la vita va vissuta… carpe diem. Non bisogna rimandare a domani quello che si può fare oggi, bisogna vivere il momento”, ha concluso l’autore di “Krabi”.
