Per il nostro approfondimento sulla partecipazione abbiamo intervistato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.
Sul tema abbiamo già pubblicato:
Articolo di Pier Paolo Baretta
Intervista a Tiziano Treu
Intervista a Chiara Braga
Articolo di Onofrio Rota
Articolo di Nora Garofalo
Buona lettura!
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Nel dicembre del 2018 Confcooperative, insieme ad Agci, Legacoop e Cgil, Cisl, Uil, ha sottoscritto l’accordo interconfederale per la riforma delle relazioni industriali nell’impresa cooperativa, nel quale era previsto anche il rilancio della partecipazione dei lavoratori. Il testo, in particolare, ribadiva l’importanza del modello cooperativo, un’esperienza positiva sul terreno della partecipazione e punto di sintesi efficace tra lavoro, partecipazione e mercato. A distanza di oltre due anni ritiene che la partecipazione dei lavoratori nel movimento cooperativo sia ulteriormente cresciuta?
Per Confcooperative la cooperazione è solo quella che garantisce autentica mutualità. La valorizzazione dei soci, che passa anche e soprattutto per la partecipazione attiva, è garantita dal rispetto del requisito della prevalenza mutualistica, realizzato operando in larga parte con i soci. In particolare, il livello medio della prevalenza mutualistica raggiunge l’84,2% nella cooperazione di utenza (attività a favore dei soci), si attesta all’81,8% nella cooperazione di conferimento di prodotti agricoli (apporti dei soci), è pari al 67,6% nella cooperazione di lavoro (prestazioni lavorative dei soci), si posiziona al 58,2% nella cooperazione sociale e, infine, si attesta al 79,5% nell’insieme delle altre cooperative.
Nel mondo cooperativo ci sono esempi virtuosi che vale il caso di citare, delle buone pratiche da emulare?
Ce ne sono molti e citarne solo alcuni sarebbe un torto per tutti gli altri. Per non sembrare elusivo mi piace sottolineare il fenomeno dei workers buy out, imprese fallite che vengono rilevate dai lavoratori attraverso la costituzione di cooperative, da operaio a imprenditore di se stesso. Così come le cooperative di comunità, nuova frontiera di sviluppo della cooperazione, molto spesso unica risposta ai bisogni delle aree interne e marginali. Esempi emblematici che riassumono il vero spirito cooperativo: mettere insieme le energie per autorganizzare una risposta a un bisogno collettivo senza aspettare, o pretendere, che la soluzione venga da qualcun altro.
In che modo la partecipazione può costituire un valore aggiunto per affrontare le difficoltà odierne delle imprese e la loro esigenza di competitività?
La partecipazione aumenta la sensibilità dell’impresa nei confronti degli stakeholders, non solo dei lavoratori. Le imprese che favoriscono la partecipazione sono più recettive, più flessibili, in grado di cogliere con maggiore velocità i segnali di cambiamento. Per questo la partecipazione diventa una leva di sviluppo, e non un ostacolo, in grado di sostenere la crescita dell’impresa nel suo complesso.
Quali ritiene che siano i passi da compiere per una più rapida ed omogenea diffusione della partecipazione dei lavoratori nelle imprese cooperative?
La partecipazione nelle cooperative la si favorisce agendo in coerenza con i principi mutualistici. Una cooperativa è autentica se è partecipata, altrimenti può anche far ricorso all’appellativo di cooperativa ma nei fatti è altro.