In questi ultimi anni fra le esperienze politiche più importanti ho vissuto quella di responsabile del Forum Legalità del Partito Democratico di Roma durante gli anni del commissariamento del partito, in seguito alle vicende dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Era l’ottobre del 2016, all’indomani della pesante sconfitta amministrativa subita per mano di Virginia Raggi e del M5S (clicca qui). In quelle elezioni un’intera classe politica di amministratori democratici seri e preparati aveva pagato ingiustamente le malefatte e gli errori di pochissimi, che con le loro azioni avevano contribuito a generare un clima di anti politica capace di favorire i grillini, identificati come il rinnovamento. Di quegli anni ricordo tutto, soprattutto i sorrisi irriverenti di chi parlava di legalità, senza aver mai fatto una battaglia, una denuncia o quantomeno una dichiarazione su quanto era accaduto durante gli anni in cui Gianni Alemanno era stato Sindaco e Renata Polverini presidente della Regione Lazio. Durante la breve esperienza di Ignazio Marino, la difesa della legalità venne banalizzata con le immagini delle arance portate dai grillini in Campidoglio. Da quel momento concetti come legalità, trasparenza ed onestà, da pratiche e comportamenti concreti sono diventati solo parole, parole ripetute ed urlate come un mantra, ma tuttavia parole svuotate di significato.
In questo clima, a seguito della sconfitta elettorale, fui chiamato dall’allora commissario Democratico Matteo Orfini a ricoprire l’incarico di responsabile del Forum legalità del PD Roma. Un incarico politico a titolo gratuito. Non ho mai saputo le ragioni per le quali fui scelto per quel ruolo. Negli anni precedenti avevo contribuito a scoperchiare le vicende sui Mondiali di Nuoto del 2008 e del Salaria Sport Village di Settebagni, quando avevo ricoperto il ruolo di vicepresidente del consiglio del III municipio di Roma (clicca qui). Successivamente nel 2013 mi ero anche battuto in prima persona, intervenendo al TG5 e ad Agorà (Rai), per denunciare il tesseramento gonfiato di alcune sezioni inesistenti del Pd (clicca qui). Di conseguenza guidare il forum legalità del mio partito a Roma in quella fase storica così difficile è stata per me la responsabilità più grande di tutta la mia esperienza politica. Non paragonabile nemmeno con la bellissima esperienza da coordinatore della segretaria del Partito Democratico di Roma, che svolgo tutt’ora al fianco del segretario romano Andrea Casu e insieme a tante donne e uomini che stanno lavorando per costruire un’alternativa seria per la capitale. Il forum legalità del PD Roma in meno di un anno ha promosso iniziative, seminari, convegni e si è occupato di formare parte di quella classe dirigente che ad ottobre si proporrà per amministrare Roma. Per non tediare nessuno, metto per chi fosse interessato il link del sito che racconta quell’esperienza (clicca qui) e il link al documento di sintesi prodotto nel 2017 (clicca qui).
Questo salto nei ricordi è necessario per spiegare la sensazione di imbarazzo, fastidio e offesa provati nel vedere declinati i principi astratti di legalità e trasparenza nei comportamenti e nelle azioni concrete dell’amministrazione di Virginia Raggi. Dal primo giorno la Sindaca ha voluto rendere l’amministrazione più opaca. Nel settembre del 2017 infatti decise di presentare una delibera con la quale il Campidoglio tentava di limitare l’accesso agli atti della pubblica amministrazione, minando la possibilità di verificare l’azione di governo. Una delibera ribattezzata “bavaglio”, che aveva lo scopo di dare un’ampia discrezionalità al Comune nel decidere se divulgare e a chi le informazioni su atti pubblici del Campidoglio. Qualche mese dopo, quando partirono diverse inchieste della Procura (nomine, Ama e Stadio della Roma), le ragioni della “svolta” dei grillini sulla trasparenza divennero chiare a tutti i romani. Così come ormai tutti sanno delle assunzioni e dei tentativi di assunzione di parenti, amici, compagne/i di assessori e consiglieri comunali. Nomine di assessori e consulenti, i cui stipendi sono pagati con soldi pubblici. Quando è divenuto chiaro a tutti che la Sindaca stava disattendendo clamorosamente le aspettative sulla trasparenza e sulla difesa della legalità, la macchina comunicativa grillina le è andata in soccorso, costruendo un esercito social di profili provenienti da diverse parti d’Italia (ma non di Roma), il cui unico scopo è quello di difendere la Sindaca, regina d’onestà. Un esercito di profili fake, bot ed anche di persone reali, che parlano di Roma anche se Roma non l’hanno mai visto nemmeno con il binocolo. Ma neanche questo è stato sufficiente, perché mentre sui social si mette in scena una narrazione virtuale vuota di contenuti, nella realtà la capitale sprofonda nel degrado e la criminalità organizzata la fa da padrone in diverse zone della città, controllando le principali piazze dello spaccio.
Da questa cruda realtà deve essere nata l’idea del Campidoglio, in collaborazione con Zètema, di far girare un open bus per i quartieri di San Basilio, Ostia, Tor Bella Monaca, Corviale e Spinaceto per “contrastare le situazioni di marginalità economica e sociale e il potere della criminalità organizzata”. La domanda che viene spontanea è: cosa farà questo bus per le vie di questi quartieri? Magari fornirà consulenze ai giovani sul contrasto alle tossicodipendenze? Oppure darà informazioni ai commercianti per aderire ai fondi anti usura? O ancora magari farà assistenza sui ristori e sui contributi destinati a quelle persone più colpite dalla crisi sociale ed economica causata dal Covid? Nulla di tutto questo. Tenetevi forte. Per “contrastare le situazioni di marginalità economica e sociale e il potere della criminalità organizzata”, il Campidoglio ha messo in campo un gruppo di artisti, che dalla sommità del bus scoperto intonano stornelli romani verso i passanti. Alcuni dei quali rispondono per le rime, con il più classico: “mortacci tua”. Per capire di cosa stiamo parlando vi segnalo questo video dell’assessore alla cultura del III Municipio Christian Raimo, che ha avuto il cuore e lo stomaco di filmare questa orrenda pagliacciata per denunciarne l’assurdità (clicca qui). La Sindaca in questi tre anni non ha speso i tre milioni di euro per le politiche di contrasto alla tossicodipendenze. Ha chiuso l’agenzia comunale sulle tossicodipendenze. La sua maggioranza ha bocciato la scorsa settimana una mozione che sollecitava l’istituzione del Forum comunale dei Beni confiscati alle mafie, che da regolamento doveva essere attivato ormai tre anni fa. La Raggi ha però partecipato nel settembre dello scorso anno alla finale di un talent sulla legalità organizzato ad Ostia dall’Associazione Noi, di cui è Presidente la giornalista Federica Angeli. Si, la stessa che è anche la sua assessora alle periferie. Sulla legalità se la cantano e se la suonano, nello sconcerto di una città annichilita da cinque anni di disastri.